Considerate da sempre economiche, le fonti fossili come carbone e petrolio in realtà costano molto caro sia all’ambiente, che inquinano pesantemente, sia alla collettività a cui causano danni gravi e irreparabili alla salute.
Economiche solo in apparenza, le fonti fossili in realtà costano care alla collettività. A ricordarlo è uno studio pubblicato nel 2009 dalla National Accademies of Sciences statunitense dal titolo “Hidden Costs of Energy: Unpriced Consequences of Energy Production and Use”.
Negli Usa ogni anno fanno 20mila morti e 120 miliardi di dollari in danni ambientali e sanitari, senza contare i costi legati ad emissioni e clima. Tra i costi delle fonti fossili, petrolio in primis, mancano le spese militari che sappiamo servono a garantire la sicurezza degli approvvigionamenti.
Ancora economico sul mercato, il carbone costa caro all’ambiente e alla collettività. Un rapporto di Greenpeace International, “The true cost of coal“, quantifica i costi nascosti di questa fonte: solo nel 2007 ha provocato danni alla salute e all’ambiente per circa 356 miliardi di euro. Il carbone, infatti, è considerata la fonte energetica più economica, ma nel suo prezzo di mercato sono compresi solo i costi legati all’estrazione, al trasporto e alle tasse, e non i costi esterni connessi ai gravi impatti per l’ambiente e per la salute.
Il carbone è responsabile del 41% delle emissioni mondiali di gas serra e del 72% di quelle per la produzione di elettricità. Se in Europa si chiudessero tutte le centrali elettriche alimentate a carbone si eviterebbero ogni anno oltre 18.200 morti, 2.100.000 giorni di cure farmacologiche e fino a 42,8 miliardi di euro in costi sanitari (dati Healt and Enviroment Alliance).
Gli impatti del carbone sulla salute sono ormai noti: le emissioni delle centrali contengono micro polveri (in particolare PM2.5), benzopirene, diossine, benzene e microinquinanti inorganici come l’Arsenico, il Cromo e il Cadmio, che sono classificati come cancerogeni certi secondo la IARC (Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro), e il Mercurio, neurotossico anche a basse dosi.
Dalla combustione del carbone si liberano, inoltre, ingenti quantità di isotopi radioattivi che hanno effetti cancerogeni e teratogeni, senza contare le conseguenze sull’ambiente. Se il costo di tutti gli esiti negativi della combustione del carbone fosse pagato da chi ci guadagna sopra, e non dalla collettività, il carbone non converrebbe a nessuno.
Prof. Alessandro Miani
Presidente SIMA – Società Italiana di Medicina Ambientale