Uno Studio del Centro cardiologico Monzino di Milano ha trovato che nelle regioni dove è stata più alta la copertura del vaccino contro l’influenza ci sono stati meno malati di Covid-19, supportando le esortazioni delle autorità sanitarie alla popolazione di vaccinarsi, soprattutto quest’anno, per proteggere se stessi e aiutare al contempo i servizi sanitari ad affrontare con maggiore efficacia la pandemia.
In attesa di un efficace vaccino anti-coronavirus, in questi mesi di pandemia i ricercatori hanno concentrato molti studi per trovare soluzioni in grado di contrastare il Covid-19, individuando le cause che provocano severe conseguenze sulla salute di chi è stato infettato dal SARS-CoV-2, mentre in altri soggetti le conseguenze sono di lieve entità o addirittura rimangono immuni.
Di recente 2 Studi del COVID Human Genetic Effort, un Progetto internazionale in corso che copre oltre 50 centri di sequenziamento e centinaia di ospedali e centri di ricerca in tutto il mondo, a cui hanno collaborato ricercatrici dell’Istituto di genetica e biofisica “A. Buzzati-Traverso” del Consiglio nazionale delle ricerche di Napoli (CNR-IGB), hanno evidenziato che il 15% delle forme più gravi della malattia sarebbero da imputare ad anomalie genetiche e immunologiche.
Ora lo Studio “Relationship between Influenza Vaccination Coverage Rate and COVID-19 Outbreak: An Italian Ecological Study”, pubblicato su Vaccines e condotto dal Centro cardiologico Monzino di Milano, ha trovato che durante il lockdown nelle Regioni con un più alto tasso di copertura vaccinale tra gli over65enni, si sono registrati un minor numero di contagi, un minor numero di pazienti ricoverati con sintomi, così come un minor numero di pazienti ricoverati in terapia intensiva e di decessi per Covid-19.
Secondo una stima a posteriori, nel periodo della ‘chiusura’ un piccolo aumento della copertura vaccinale antiinfluenzale
avrebbe fatto risparmiare quasi 2.000 morti.
“Abbiamo stimato che un aumento
dell’1% della copertura vaccinale negli over 65, che equivale a circa 140.000
dosi a livello nazionale, avrebbe potuto evitare 78.560 contagi, 2.512
ospedalizzazioni, 353 ricoveri in terapie intensive e 1.989 morti per Covid-19
– ha affermato Mauro Amato,
ricercatore del Centro cardiologico Monzino e principale autore dello Studio – Sarebbe pertanto importante incentivare il
più possibile qualsiasi attività che possa portare ad un aumento della
copertura vaccinale soprattutto fra gli ultra 65enni“.
Lo studio ovviamente è destinato a suscitare
l’interesse e l’enfatizzazione dei media, supportando l’ipotesi che la
vaccinazione antinfluenzale possa aiutare a prevenire la diffusione del
Covid-19.
“Nel nostro studio abbiamo confrontato, Regione per Regione, i
tassi di copertura vaccinale negli over 65 con il numero di contagi e altri tre
indici di severità clinica della malattia: il numero di ospedalizzazioni per
Covid-19, il numero di ricoverati in terapia intensiva e il numero di deceduti
per l’infezione – ha proseguito il ricercatore – Tutte le analisi hanno
confermato che i tassi di diffusione e la gravità del virus Sars-CoV-2 sono
inversamente proporzionali al tasso di vaccinazione antinfluenzale: meno
vaccini, più Covid-19”.
Anche se sono necessari ulteriori studi ad hoc per confermare l’ipotesi, lo studio fornisce un’ulteriore base scientifica alle raccomandazioni di tutte le autorità sanitarie, a partire dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), che esortano la popolazione a sottoporsi, soprattutto quest’anno, al vaccino antinfluenzale, proteggendo se stessi e aiutando al contempo i servizi sanitari ad affrontare con maggiore efficacia la malattia indotta dal nuovo coronavirus.
Il mondo della cardiologia “è stato, come gli altri, devastato dall’ondata di Covid-19 e la mancanza di vaccini e farmaci in grado di arginarla ci ha spinto a cercare delle alternative per rispondere all’attacco della pandemia – ha spiegato Damiano Baldassare, responsabile dell’Unità per lo studio della morfologia e della funzione arteriosa del Monzino e coordinatore dello Studio – In vista di una imminente seconda ondata virale ci siamo concentrati sull’ipotesi, avanzata da diversi scienziati, circa il ruolo del vaccino antiinfluenzale nel ridurre la diffusione di Covid-19“.
Il virus dell’influenza e il SARS-CoV-2 hanno vie di trasmissione simili e alcuni sintomi in comune, si afferma nello Studio, ma sono molto differenti in termini di gravità e mortalità in caso di infezione, e in termini di gruppi di età colpiti. L’influenza colpisce maggiormente bambini e giovani adulti, mentre il tasso di infezione sintomatica da SARS-CoV-2 indica che la gravità della malattia aumenta con l’età.
È prevedibile che quest’anno ci sarà un aumento notevole di cittadini che decideranno di sottoporsi a vaccinazione antinfluenzale. Molti rientrano rientrano nei piani pubblici di vaccinazione antiflu nelle strutture del SSN e presso gli studi dei medici di famiglia.
Al riguardo, il Ministero della Salute ha pubblicato la Circolare ” “Prevenzione e controllo dell’influenza: raccomandazioni per la stagione 2020-2021” che raccomanda di anticipare la conduzione delle campagne di vaccinazione antinfluenzale a partire dall’inizio di ottobre e offrire la vaccinazione ai soggetti eleggibili in qualsiasi momento della stagione influenzale, anche se si presentano in ritardo per la vaccinazione.
Restano comunque le preoccupazioni sul fatto che il sistema sanitario pubblico riesca a far fronte in tempo alla somministrazione, visto che le Regioni hanno prenotato 16,7 milioni di dosi, contro i 10 milioni della scorsa stagione, e che la disponibilità nelle farmacie, limitata attualmente a 250.000 dosi, non sia sufficiente a soddisfare il prevedibile desiderio di coloro che, non coperti dai Piani di vaccinazione nazionali, vogliono immunizzarsi. E costituiscono le fasce più attive della popolazione e quelle che circolano di più.