Uno Studio di un team di ricercatori ha simulato con dettagli senza precedenti a quali livelli di riscaldamento globale la calotta glaciale antartica diventerebbe instabile e alla fine si scioglierebbe, defluendo nell’oceano con conseguente innalzamento del livello del mare che sommergerà molte grandi città costiere.
Lo scioglimento della calotta glaciale antartica determinerà un innalzamento del livello del mare tale da determinare la sommersione di molte aree costiere dei vari continenti, segnando il destino di molte città e del patrimonio culturale.
A questo monito dedica la copertina Nature del 23 settembre 2020, con l’immagine della calotta Antartica è la sovrascritta “Point of no return” che si riferisce ad un’articolo all’interno del numero dal titolo “The hysteris of the Antarctic Ice Sheet” che analizza i risultati di uno studio condotto da un team di ricercatori del Potsdam Institute for Climate Impact Research (PIK), dell’Università di Potsdam e della Columbia University di New York.
Lo Studio non ha direttamente quantificato il tempo di sopravvivenza della calotta glaciale antartica sotto la spinta del riscaldamento globale, bensì i livelli critici di riscaldamento a cui parti della calotta diventano instabili.
“L’Antartide contiene più della metà dell’acqua dolce della Terra, congelata in una ampia calotta di ghiaccio spessa quasi 5 chilometri – ha affermato Ricarda Winkelmann, Professoressa di Analisi del sistema climatico presso il PIK e l’Università di Potsdam, coordinatrice dello Studio – Poiché l’acqua e l’atmosfera dell’oceano circostante si riscaldano a causa delle emissioni umane di gas serra, la copertura glaciale del Polo Sud sta perdendo massa e alla fine diventerà instabile. A causa della sua vastità, il potenziale dell’Antartide per il contributo a livello del mare è enorme: già a 2 °C di riscaldamento, lo scioglimento e il flusso accelerato di ghiaccio nell’oceano comporteranno il contributo di 2,5 metri dell’Antartide all’innalzamento globale del mare”.
Dallo Studio emerge che tra i 6 °C e i 9 °C di riscaldamento al di sopra dei livelli preindustriali, si innescherebbe la perdita di oltre il 70% del volume di ghiaccio attuale, principalmente a causa del feedback dell’elevazione della superficie del continente. Oltre i 10 °C, l’Antartide diventerebbe libero dai ghiacci.
Sono i feedback tra
ghiaccio, atmosfera, oceano e masse continentali che danno origine a fenomeni
non lineari in risposta ai cambiamenti di temperatura. Il titolo dell’articolo, infatti, si riferisce al complesso fenomeno dell’isteresi (ndr: quando un fenomeno presentato
da una grandezza fisica varia in funzione di un’altra grandezza e non è completamente
reversibile).
“L’Antartide è fondamentalmente quel che
ci rimane da precedenti periodi geologici della Terra – ha spiegato Anders Levermann, coautore e
ricercatore presso il PIK e alla Columbia University- Ha circa
34 milioni di anni. Ora le nostre simulazioni mostrano che una volta disciolta la calotta antartica non ritorna
più al suo stato iniziale anche se le temperature dovessero in seguito calare.
Infatti, le temperature dovrebbero tornare ai livelli preindustriali per
consentire il suo pieno recupero – uno scenario altamente improbabile. In altre
parole: ciò che perdiamo ora dell’Antartide, è perduto per sempre“.
In particolare, la calotta glaciale della Penisola Antartica non ritornerà alla sua attuale estensione fino a quando le temperature non saranno inferiori di almeno un grado rispetto ai livelli industriali.
“Alla fine, è la nostra combustione di carbone e petrolio che determina le emissioni di gas serra in corso e future e, quindi, se e quando le soglie di temperatura critica in Antartide vengono superate – ha aggiunto la Winkelmann – E anche se la perdita di ghiaccio si verifica in tempi lunghi, i rispettivi livelli di anidride carbonica possono già essere raggiunti nel prossimo futuro. I nostri risultati mostrano che se l’Accordo di Parigi non viene rispettato il contributo a lungo termine dell’Antartide all’innalzamento del livello del mare aumenterà drasticamente, superando quello di tutte le altre fonti. Rinunciare all’Accordo di Parigi, significa che rinunciamo ad Amburgo, Tokyo e New York”.
Il Rapporto speciale sull’oceano e la criosfera in un clima che cambia (SROCC) del Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici (IPCC), diffuso nel settembre 2019, aveva evidenziato che, mentre nel XX secolo il livello del mare era cresciuto di circa 15cm su scala globale, oggi cresce ad una velocità più che raddoppiata (3,6 mm l’anno) e sta accelerando. Entro il 2100, anche se le emissioni di gas serra diminuissero radicalmente e il riscaldamento globale fosse contenuto ben al di sotto dei +2°C, l’innalzamento del livello del mare potrebbe arrivare a circa 30-60 cm, mentre potrebbe raggiungere 60-110 cm se le emissioni di gas serra dovessero continuare a crescere in maniera decisa.