Società

Uscire dal rancore e costruire immaginari per lo sviluppo del Paese

Uscire dal rancore

Un Progetto Censis – Conad racconta come è cambiato l’immaginario collettivo nell’evoluzione della società italiana ed esplora quali opportunità sviluppare, perché con il rancore e le paure non si costruisce il futuro personale e quello del Paese.

La società del rancore, emersa dall’ultimo Rapporto sulla situazione sociale del Paese del Censis, fa riferimento a un immaginario collettivo regressivo, chiuso, che la rende incerta, impaurita e, per questo motivo, condannata a non crescere.

Per analizzare meglio il fenomeno, Censis e Conad hanno avviato un Progetto Miti del rancore, miti per la crescita: verso un immaginario collettivo per lo sviluppo”, presentato a Roma il 26 settembre 2018, che racconta come è cambiato l’immaginario collettivo nell’evoluzione della società italiana ed esplora quali opportunità presenta il futuro.

La crisi che blocca l’Italia è economica, ma anche sociale, e il progetto Censis-Conad si pone l’obiettivo di stimolare l’avvio di una riflessione comune, portando in evidenza i costi che il Paese pagherà nel caso la società restasse intrappolata nella propria paura, nella nostalgia del passato, nel rancore. Una riflessione che dovrà dare visibilità e forza a idee ed esperienze concrete.

Malanimo, fastidio per gli altri, soprattutto se diversi, e tante paure: ecco l’immaginario collettivo degli italiani oggi, in cui ogni sfida è percepita come una minaccia, mai come una opportunità – ha affermato il afferma il Direttore generale del Censis Massimiliano ValeriiL’opposto dei miti, dei sogni e dei desideri dell’Italia dello sviluppo, della ricostruzione e del miracolo economico: un progresso sociale interrotto dalla grande crisi del 2008. Un tempo erano tv, cinema e carta stampata a diffondere miti positivi, obiettivi da raggiungere e riti collettivi, mentre oggi domina l’autoreferenzialità di internet e i social network. Vincono immaginari personalizzati e reversibili, uniti da risentimento e paura”.

L’analisi Censis sull’Italia restituisce l’immagine di un Paese che nutre un forte disagio per il presente, ha una grande nostalgia del passato (7 italiani su 10 sostengono che ”si stava meglio prima”) ed è incapace di investire nel proprio futuro.

Le ragioni sono tante: dalla bassa natalità (dal 1951 a oggi si sono persi 5,7 milioni di giovani) alla progressiva scarsità di reddito (rispetto alla media della popolazione, le famiglie giovani, con meno di 35 anni di età, hanno un reddito più basso del 15% e una ricchezza inferiore del 41%), dalla crisi sociale allo smarrimento della cultura del rischio personale, indispensabile per rimettere in moto la crescita e i meccanismi di ascesa della scala sociale.

Crescono, alimentati dal rancore, i pregiudizi verso ciò che è “diverso”: 7 italiani su 10 sono contrari al matrimonio con una persona più vecchia di almeno vent’anni o dello stesso sesso, oltre che a quello con persone di differente religione, in particolare islamica. 4 su 10, poi, non vedono di buon occhio l’unione con immigrati, asiatici o africani.

Il 95% degli italiani è convinto che per fare strada nella vita occorra conoscere le persone giuste, oppure provenire da una famiglia agiata (l’88% rispetto al 61% dei tedeschi, il 54% degli inglesi, il 44% dei francesi, il 38% degli svedesi) o avere fortuna (il 93% rispetto all’89% dei tedeschi, il 77% dei francesi, il 69% degli svedesi e il 62% degli inglesi).

Eppure, nell’ultima fase della recessione e nella timida ripresa congiunturale gli italiani dispongono di una liquidità totale di 911 miliardi di euro (cresciuta di 110 miliardi tra il 2015 e il 2017), pari al valore di un’economia che, nella graduatoria del PIL dei Paesi europei post-Brexit, si collocherebbe dopo Germania, Francia e Spagna. Insomma, l’Italia ha smarrito la capacità di guardare avanti e si limita a utilizzare le risorse di cui dispone senza tuttavia seguire un preciso programma. Lo dimostra anche l’incidenza degli investimenti sul PIL, scesa al 17,2%, che colloca l’Italia a distanza dalla media europea (21,1%), da Francia (23,5%), Germania (20,1%) e Spagna (21,1%).

Abbiamo sviluppato questo progetto con il Censis perché siamo interessati ad approfondire la relazione che si instaura tra le persone, tra loro e le comunità di cui sono parte integrante, e che inevitabilmente hanno un impatto sui consumi – ha sottolineato l’Amministratore delegato di Conad, Francesco PuglieseServe con urgenza un pensiero di comunità e questo è ciò che ogni cittadino si attende dalla politica e dalle istituzioni. La vera sfida è conoscere a fondo territori e comunità; è saper costruire una relazione a misura dei bisogni della persona, abbandonando la cultura del rancore e la paura che ostacolano la ripresa del Paese, per passare a una società con rinnovate aspirazioni e capacità di crescere”.

Articoli simili

Lascia un commento

* Utilizzando questo modulo accetti la memorizzazione e la gestione dei tuoi dati da questo sito web.