Biodiversità e conservazione Fauna

Uccelli marini: dove sono maggiormente minacciati dalla plastica

Uno studio, coordinato da Birdlife International, ha individuato le aree di mare dove gli uccelli marini sono maggiormente a rischio di essere esposti all’ingestione della plastica. Tra quelli in maggiore pericolo, oltre a quelli che frequentano i “vortici di plastica” degli oceani, anche le berte minori del Mediterraneo, i “puffini” ricordati dal Pascoli.

“…
Pur voci reca il soffio del garbino
con ozïose e tremule risate.
Sono i puffini: su le mute ondate
pende quel chiacchiericcio mattutino.

…”
Giovanni Pascoli, “I puffini dell’Adriatico” in “Myricae” (Ricordi VIII)

Gli uccelli marini sono tra i gruppi di animali più minacciati al mondo, essendo alle prese con molteplici problemi, tra cui il cambiamento climatico, la cattura accidentale negli attrezzi da pesca e l’essere mangiati da specie invasive come gatti e alcuni roditori. Ma questi uccelli che si riproducono sulla terraferma e si nutrono in mare, stanno ora affrontando un’altra minaccia: l’inquinamento da plastica

La denuncia viene dallo StudioGlobal assessment of marine plastic exposure for oceanic birds”, pubblicato su Nature Communications e condotto da BirdLife International in collaborazione con Università di Cambridge, British Antarctic Survey, Fauna&Flora e 5 Gyres Institute e il contributo di oltre 200 ricercatori di tutto il mondo che si occupano di uccelli marini e che comprendono scienziati di diverse associazioni partner di BirdLife, che hanno valutato gli spostamenti di 7.137 uccelli di 77 specie di procellarie, un gruppo di uccelli marini migratori ad ampio raggio.

Per la prima volta i dati di tracciamento di così tante specie di uccelli marini sono stati combinati e sovrapposti a mappe globali della distribuzione della plastica negli oceani, calcolando “punteggio di rischio di esposizione” che ha permesso di creare un quadro dettagliato di quando e dove gli uccelli marini sono maggiormente a rischio di incontrare inquinamento da plastica in mare.

Ne è emerso che l’inquinamento da plastica minaccia la vita marina su una scala che travalica i confini nazionali: un quarto di tutto il rischio di esposizione alla plastica si verifica in alto mare. Ciò è in gran parte legato ai vortici, grandi sistemi di correnti oceaniche rotanti, dove si formano vasti accumuli di plastica, alimentati dai rifiuti che entrano in mare dalle imbarcazioni e da molti paesi costieri.

Le correnti oceaniche fanno sì che grandi raccolte vorticose di rifiuti di plastica si accumulino lontano dalla terraferma, lontano dalla vista e al di là della giurisdizione di qualsiasi paese – ha affermato Lizzie Pearmain, Dottoranda di ricerca presso il Dipartimento di Zoologia dell’Università di Cambridge e il British Antarctic Survey, autrice corrispondente dello studio – Abbiamo scoperto che molte specie di procellarie trascorrono una notevole quantità di tempo a nutrirsi attorno a questi vortici oceanici, mettendole ad alto rischio di ingerire detriti di plastica. Quando le procellarie mangiano plastica, questa  può rimanere bloccata nel loro stomaco ed essere data in pasto ai loro pulcini, lasciando minor spazio  per il cibo, oltre che causare possibili lesioni interne o rilasciare tossine“.

Tra le specie risultate particolarmente a rischio ci sono la berta minore delle Baleari (Puffinus mauretanicus) che frequenta anche le coste italiane, la berta minore mediterranea Puffinus yelkouan, incluse nella Lista rossa della IUNC, mentre la berta di Newell (Puffinus newelli), la procellaria hawaiana (Pterodroma sandwichensis) sono in pericolo di estinzione: “Dato che questi uccelli affrontano già una serie di pressioni umane – hanno sottolineato gli autori – il loro alto rischio di esposizione alla plastica è motivo di grande preoccupazione per la loro conservazione”.

Lo studio ha anche scoperto che il Mar Mediterraneo e il Mar Nero insieme rappresentano oltre la metà del rischio globale di esposizione alla plastica delle procellarie, anche se solo 4 specie si alimentano in queste aree chiuse e affollate.

«Molti degli uccelli inclusi nel nostro studio sono già colpiti da una vasta gamma di minacce, tra cui il cambiamento climatico, la cattura con attrezzi da pesca, la concorrenza con la pesca e le specie invasive – ha affermato Bethany Clark, Seabird Science Officer presso BirdLife International e principale autrice dello studio – Mentre gli effetti dell’esposizione alla plastica a livello di popolazione non sono ancora noti per la maggior parte delle specie, molte procellarie e altre specie marine si trovano già in una situazione precaria e la continua esposizione a plastiche pericolose si aggiunge a queste pressioni. Ora è necessaria un’azione coordinata per arginare il flusso di inquinamento da plastica per proteggere gli uccelli marini e altre forme di vita marina in tutto il mondo”.

In copertina: Berte minori mediterranee (Puffinus yelkouan): foto di Vyacheslav Luzanov via iNaturalist.org

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