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Trattato sulla plastica: l’UNEP ha pubblicato la bozza

Il documento rilasciato Programma Ambiente delle Nazioni Unite l’ambiente (UNEP) quale base di discussione per la prossima riunione del Comitato intergovernativo di negoziazione per il Trattato globale sulla plastica, comprende opzioni di varia ambizione. In particolare, quelle previste nella parte II del documento, relative all’individuazione delle sostanze chimiche e dei polimeri pericolosi, nonché alla loro regolamentazione rappresentano quelle che destano maggiori preoccupazioni e divisioni.

In vista della prossima riunione (Nairobi, 13-19 novembre 2023) del Comitato intergovernativo di negoziazione (INC), la terza di 5 sessioni per sviluppare il Trattato globale per la plastica, con l’obiettivo di porre fine a questa forma di inquinamento a livello globale,  l’UNEP (Programma Ambiente delle Nazioni Unite) ha presentato il 4 settembre 2023  il testo Zero Draft predisposto dal Presidente dell’INC, il peruviano Gustavo Adolfo Meza-Cuadra Velasquez, che raccoglie le opinioni rappresentate durante la prima e la seconda sessione dell’INC, al fine di facilitare i lavori della prossima riunione.

Nella sua seconda sessione, infatti, l’INC aveva chiesto al Presidente, con il supporto del Segretariato, di preparare una bozza zero dello strumento internazionale giuridicamente vincolante richiamato dalla risoluzione UNEA 5/14, da esaminare nella sua terza sessione.

Secondo lo Zero Draft, la bozza predisposta contiene le opinioni espresse durante la prima e la seconda sessione del Comitato, indicate nel testo come opzioni.

La Parte I del Draft copre gli obiettivi dello strumento e lascia dei margini, come richiesto nella seconda sessione della Commissione, per le preoccupazioni (elements) che i rappresentanti dei Paesi potrebbero voler includere, ma che non sono stati discussi nella precedente sessione.

Nella Parte II del Draft ci sono 13 elements, ampiamente strutturati attorno al ciclo di vita della plastica e dei prodotti di plastica, anche attraverso approcci basati sull’efficienza delle risorse e sull’economia circolare, alcuni dei quali contengono sotto-elementi con le rispettive opzioni. L’aspetto più rilevante è l’elemento Parte II.2 – sostanze chimiche e polimeri problematici. 

Le opzioni della Parte II mirano a promuovere collettivamente la produzione e il consumo sostenibili di plastica attraverso la progettazione del prodotto e una gestione dei rifiuti rispettosa dell’ambiente.

L’opzione 1 obbligherebbe le nazioni a “non consentire ed eliminaresostanze chimiche e polimeri problematici nella produzione di plastica. Mentre l’opzione 2 è meno rigorosa, imponendo invece di minimizzare” l’uso di sostanze chimiche e polimeri preoccupanti.  Entrambe queste opzioni richiederebbero ai produttori e agli importatori di sostanze chimiche e polimeri preoccupanti “di fornire alle autorità governative, oltre alle informazioni richieste nella Parte II.13 su trasparenza, tracciabilità, monitoraggio ed etichettatura, informazioni complete sui pericoli per la salute umana o l’ambiente associato alla sostanza chimica, al polimero o al prodotto in questione, e le relative implicazioni per il loro uso sicuro, riciclabilità e smaltimento…” .

L’opzione 3 è la meno vincolante, poiché lascia a ciascuna nazione il compito di regolamentare la presenza e l’uso delle sostanze chimiche e dei polimeri che destano preoccupazione. Le nazioni condividerebbero la loro strategia in Piani nazionali sviluppati individualmente. 

In particolare, gli Stati Uniti nel corso dell’INC-2 non hanno sostenuto alcuna misura obbligatoria che riducesse direttamente la produzione e il consumo di plastica e si sono concentrati quasi esclusivamente su misure volontarie e misure lasciate alla definizione nazionale

Un’analisi del Global Plastics Policy Center dell’Università Portsmouth, in collaborazione con ricercatori della Dalhousie University (Canada), pubblicata lo scorso maggio, ha sollevato perplessità sull’efficacia dei Piani d’azione nazionali nel contesto del trattato globale sulla plastica, per l’eventuale assenza di meccanismi di applicazione o di parametri di monitoraggio che siano coerenti a livello internazionale

Al contempo la Cina ha esortato la comunità internazionale ad adottare le misure necessarie per ridurre la dispersione di rifiuti di plastica nell’ambiente, non trascurando il ruolo significativo e il contributo della plastica alla società e all’economia umana, ed inserendo la plastica nell’intero sistema socio-economico per considerare la sinergia tra economia, società e ambiente. 

Di contro, un gruppo informale di Paesi chiamato “High Ambition Coalition”, che comprende i Paesi dell’UE, il Giappone, il Cile e i piccoli Stati insulari vorrebbe obiettivi globali per ridurre la produzione di plastica e l’inquinamento, nonché restrizioni su alcune sostanze chimiche pericolose.

L’efficacia di una qualsiasi delle opzioni della Parte II dipende dalla definizione di sostanza chimica e polimero problematico e da come tali criteri vengono applicati per creare una politica.  

I potenziali criteri per la determinazione delle sostanze chimiche e dei polimeri potenzialmente pericolosi sono stati inclusi in un Documento di supporto che elenca 3 opzioni per decidere se sviluppare questi criteri, creare un elenco di sostanze chimiche problematiche e/o se utilizzarlo per progettare gli elementi del trattato

 La terza e la quarta Parte delineano diverse opzioni di misure volte ad affrontare collettivamente l’attuazione dello strumento, coerentemente con quanto previsto dal paragrafo 3 della risoluzione UNEA5/14.  

Lo Zero Draft fornisce una buona base per i prossimi negoziati all’INC-3 – ha dichiarato Von Hernandez, coordinatore di #BreakFreeFromPlastic, un movimento globale di 2.971 organizzazioni, 17 delle quali italiane, tra cui ERI, Legambiente, Associazione Comuni Virtuosi, Marevivo, CNR-ISMAR, che immagina un futuro libero dall’inquinamento causato dalla plastica – Ma come sempre, il diavolo sarà nei dettagli, in particolare per quanto riguarda gli obiettivi di riduzione della produzione di plastica e i criteri che dovranno essere concordati per ridurre ed eliminare i polimeri problematici, i prodotti di plastica e le sostanze chimiche problematiche. Le parti negoziali devono fare la propria parte. Le scelte che faranno gli Stati membri e la verbosità operativa che evidenzieranno saranno lo specchio che rifletterà le loro ambizioni. Sono queste decisioni che determineranno se otterremo un trattato forte ed efficace. Non vediamo l’ora di vedere come la bozza zero aiuterà i negoziati perché è giunto il momento di garantire la giustizia ambientale e proteggere il nostro clima, la biodiversità, la salute umana e i diritti umani dall’afflizione causata dalla plastica”.

In copertina: Earth Poetica, l’enorme globo del diametro di 4 metri, progettato dall’artista Beverly Baktat e composto da 180 pannelli di plastica da lei stessa raccolta in varie parti del mondo, che ritraggono regioni della Terra i cui continenti e oceani stanno soffocando sotto masse crescenti di rifiuti di plastica, è esposto, in collaborazione con l’UNEP, all’entrata del 3 World Trade Center di New York.

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