Una settimana di negoziati (INC-5) a Busan (Corea del Sud) per sviluppare un Trattato internazionale sull’inquinamento da plastica, anche nell’ambiente marino, non è bastata a risolvere le profonde divisioni tra i paesi “ad alta ambizione” che cercano un accordo vincolante a livello globale per limitare la produzione della plastica ed eliminare gradualmente le sostanze chimiche nocive, e quelli che, pur convinti della necessità di risolvere il problema, vorrebbero che ci si concentrasse sui rifiuti.
A Busan (Corea del Sud) dove si è svolta (25 novembre – 1° dicembre 2024) quella che avrebbe dovuto essere l’ultima (V) sessione del Comitato intergovernativo di negoziazione (INC) per sviluppare il Trattato sull’inquinamento della plastica, secondo il mandato dell’Assemblea Ambiente delle Nazioni Unite(UNEA-5.2), i delegati di 170 Stati membri non sono riusciti a raggiungere un accordo, chiedendo ulteriore tempo per proseguire le discussioni nel corso del 2025..
Nonostante il Presidente INC, l’ambasciatore dell’Ecuador Luis Vayas Valdivieso, avesse predisposto prima dell’avvio dei negoziati un testo preliminare che assemblava le parti su cui nel corso delle precedenti sessioni si era raggiunta una convergenza di posizioni, le questioni più dirimenti non si sono risolte, come attesta la pubblicazione nella tarda serata del 1° dicembre di una bozza, predisposta dal Presidente ed approvato dai delegati, che dovrà costituire la base della successiva sessione di cui ancora non si conoscono luogo e data, e che include ancora un’ampia gamma di opzioni.
“Il nostro mandato è sempre stato ambizioso – ha affermato Vayas – Ma l’ambizione richiede tempo per concretizzarsi. Abbiamo molti degli elementi di cui abbiamo bisogno e Busan ci ha messo saldamente sulla strada del successo. Invito tutte le delegazioni a continuare a tracciare percorsi, costruire ponti e impegnarsi nel dialogo. Ricordiamo sempre che il nostro scopo è nobile e urgente: invertire e porre rimedio ai gravi effetti dell’inquinamento da plastica sugli ecosistemi e sulla salute umana”
Al di là delle dichiarazioni di rito della Presidenza, c’è una forte delusione per non essere riusciti a raggiungere un’intesa per colpa di una “manciata di Paesi” che, senza essere nominati direttamente dai delegati delusi, sarebbero i Paesi produttori di petrolio, Arabia Saudita, Iran e Russia in testa, che vorrebbero scongiurare tagli alla produzione della plastica per concentrarsi, viceversa, sulla gestione dei rifiuti.
Ma non è sembrata ancora chiara nemmeno la posizione dei due maggiori produttori di plastica al mondo, Cina e Stati Uniti, che gli osservatori hanno notato essere stati assenti alla riunione di chiusura, quando sul tappeto c’era l’ipotesi di approvare comunque un testo a maggioranza, che avrebbe comunque dato un duro colpo al multilateralismo nella lotta contro le crisi ambientali collettive.
Le divisioni, infatti, rispecchiano le stesse che si sono manifestate alla Conferenza delle Parti sulla Biodiversità (CBD-COP15) e alla Conferenza delle Parti sull’Accordo quadro sui Cambiamenti Climatici (UNFCCC-COP29) tra cui i disaccordi sul livello di sostegno finanziario fornito dai paesi più ricchi per aiutare le economie in via di sviluppo a contrastare i rifiuti di plastica, la portata dell’accordo e l’inclusione e l’ambizione di eventuali obiettivi collettivi.
La produzione di plastica è aumentata negli ultimi anni e, secondo l’OCSE è destinata a triplicare rispetto ai livelli odierni entro il 2060, con il conseguente raddoppio delle emissioni di gas serra associate. Pertanto, sono state avanzate richieste affinché un eventuale trattato, o strumento giuridicamente vincolante internazionale (ILBI) nel gergo delle Nazioni Unite, includa misure che affrontino l’impatto a monte della filiera della plastica. Su tale posizione si era espressa anche l’UE che ha dichiarato di essere ampiamente favorevole all’inserimento nel trattato di misure giuridicamente vincolanti per contrastare la produzione di plastica.
“L’impegno del mondo per porre fine all’inquinamento da plastica è chiaro e innegabile – ha sottolineato Inger Andersen, Direttrice esecutiva del Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (UNEP) – Qui a Busan, i colloqui ci hanno avvicinato all’accordo su un trattato globale giuridicamente vincolante che proteggerà la nostra salute, il nostro ambiente e il nostro futuro dall’assalto dell’inquinamento da plastica. La riunione di questa settimana ha fatto buoni progressi verso la garanzia dell’accordo che il mondo richiede. Attraverso i colloqui di Busan, i negoziatori hanno raggiunto un grado maggiore di convergenza sulla struttura e sugli elementi del testo del trattato, nonché una migliore comprensione delle posizioni dei paesi e delle sfide condivise. Ma è chiaro che c’è una divergenza persistente in aree critiche e che è necessario più tempo per affrontare queste aree. All’UNEA-5.2, il mondo ha promesso di affrontare l’inquinamento da plastica. Ora, al prossimo round di colloqui, il mondo avrà l’opportunità di rendere finalmente ciò una realtà. Un’opportunità che non possiamo permetterci di perdere“.
In copertina: Banco di pesci in acqua (Foto di Naja Bertolt Jensen su Unsplash)