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Tasso di mortalità da Covid e inquinamento atmosferico: il collegamento c’è

Un nuovo Studio dell’Harvard T.H Chan School of Public Health che ha analizzato il tasso di mortalità da Covid-19 tra la popolazione statunitense colpita conferma che il maggior numero di morti si concentra nelle aree dove è più alto il livello di inquinamento atmosferico.  

Nei giorni scorsi uno Studio di ricercatori italiani ha trovato che molto probabilmente il tasso di mortalità dei malati di Covid-19 che si registra nelle regioni del nord-Italia rispetto a quella molto più contenuta delle altre regioni del Paese deve essere imputata agli alti livelli di inquinamento in cui sono vissuti gli abitanti della Padania.

Ora, lo StudioExposure to air pollution and Covid-19 mortality in the United States” condotto dal Dipartimento di Biostatistiche dell’Harvard T.H Chan School of Public Health, supporta le conclusioni dei ricercatori italiani.
Abbiamo scoperto che un solo milligrammo per metro cubo di polveri sottili nell’aria determina un aumento del 15% del tasso di mortalità da Covid-19”, ha sintetizzato l’autrice principale dello Studio e co-Direttore della Harvard Data Science Initiative Francesca Dominici, uno dei tanti ricercatori italiani che per svolgere la sua attività è emigrata negli Stati Uniti dove ha conquistato un ruolo di prestigio nelle politiche sulla qualità dell’aria.

Lo Studio è una pre-stampa, per cui non è stato sottoposto a revisione (peer review), ma in questo momento di emergenza per la pandemia del nuovo coronavirus i ricercatori si affrettano a diffondere i risultati delle loro ricerche, quando contengono elementi che possono incidere nell’azione di contrasto al Covid-19.

I risultati suggeriscono che l’esposizione a lungo termine all’inquinamento atmosferico aumenta la vulnerabilità al verificarsi dei più gravi esiti da Covid-19 – ha aggiunto la Dominici – Queste nuove informazioni dovrebbero essere utilizzate da funzionari federali, statali e locali per prendere decisioni informate sull’applicazione del distanziamento sociale e sulla predisposizione di ospedali e sistemi sanitari locali per un potenziale afflusso di casi più gravi che richiederanno misure estreme come i ventilatori polmonari. Sappiamo quali sono le contee che hanno livelli di inquinamento storicamente più alti elevati. Per cui se non hanno ancora avuto un elevato numero di morti, potrebbero tuttavia essere quelle maggiormente esposte a tali rischi”.

In particolare per lo Studio i ricercatori hanno raccolto dati sulla concentrazione dei particolati fini (PM2,5) negli ultimi 17 anni di oltre 3.000 contee degli Stati Uniti, pari al 98% della popolazione, incrociandoli con i numero dei decessi da Covid-19 fino al 4 aprile 2020 per ciascuna contea, ufficializzati dal Center for Systems Science and Engineering Coronavirus Resource Center. Per i raffronti sono inclusi altri fattori, come l’età della popolazione, parametri socio-economici e comportamentali (come l’obesità e il fumo), i letti d’ospedale, il numero di persone sottoposte a test per l’infezione, ecc.

Uno studio precedente condotto dallo stesso team su 60 milioni di americani di età superiore ai 65 anni aveva trovato che ad ogni aumento di un grammo per metro cubo nell’esposizione a lungo termine di PM 2,5 era associato a un aumento dello 0,73% del tasso di mortalità per qualsiasi causa. Rispetto a tali risultati, in questo nuovo studio l’incremento è 20 volte più significativo.

: La Cartina superiore mostra il livello di concentrazione (tra il 2000-2016) nelle contee del PM2,5 (gr/m3), mentre quella sottostante mostra il numero dei decessi da Covid-19 per ogni milione di popolazione statunitense al 4 aprile 2020.

Queste risultati possono aiutarci nel sollecitare le persone che hanno vissuto in aree con alti livelli di inquinamento atmosferico ad assumere comportamenti precauzionali per ridurre il rischio di ammalarsi di COVID-19 – ha sottolineato Xiao Wu, uno degli autori dello Studio – È probabile che COVID-19 farà parte della nostra vita per un periodo piuttosto lungo, nonostante la nostra speranza che si trovi presto un vaccino e trattamenti farmaceutici efficaci. Alla luce di tutto questo, dovremmo prendere in considerazione ulteriori misure di protezione dall’esposizione all’inquinamento per ridurre il bilancio delle vittime di COVID-19“.

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