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ILO: i lavoratori a rischio per settori da impatto di Covid-19

Secondo l’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO) che ha aggiornato il primo report sulle implicazioni sociali della pandemia da Covid-19, più di quattro persone su cinque (81%) della forza lavoro globale sono attualmente interessate dalla chiusura totale o parziale delle attività produttive.

Dopo la pubblicazione del primo Rapporto sulle implicazioni sociali del pandemia (Covid-19 and World of Work: Impacts and responses), l’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO), l’Agenzia dell’ONU con sede a Ginevra che si occupa di promuovere la giustizia sociale e i diritti umani internazionalmente riconosciuti, con particolare riferimento a quelli riguardanti il lavoro in tutti i suoi aspetti, ha pubblicato un Aggiornamento su quella che definisce la peggiore crisi globale dalla seconda guerra mondiale” e che con i suoi perduranti effetti potrebbe determinare nel secondo trimestre del 2020 la perdita del 6,7% delle ore lavorative a livello globale, l’equivalente di 195 milioni di lavoratori a tempo pieno.

Questo è il più grande test per la cooperazione internazionale in oltre 75 anni – ha affermato Guy Ryder, Direttore generale ILO – Se un Paese fallisce, falliscono tutti gli altri. Dobbiamo trovare soluzioni che aiutino tutti i segmenti della nostra società globale, in particolare quelli che sono più vulnerabili o meno in grado di aiutare se stessi. Le scelte che facciamo oggi influenzeranno direttamente il modo in cui si sviluppa questa crisi e quindi la vita di miliardi di persone.

Con le giuste misure possiamo limitare il suo impatto e le ferite che lascia. Dobbiamo tendere ad una ricostruzione migliore, in grado di rendere i nostri nuovi sistemi più sicuri, più equi e più sostenibili di quelli che hanno permesso che questa crisi si verificasse“.

Si prevedono enormi perdite tra i diversi gruppi di reddito, ma soprattutto nei Paesi a reddito medio-alto (7,0%, 100 milioni di lavoratori a tempo pieno). I settori più a rischio sono quelli alberghieri e della ristorazione, della produzione, della vendita al dettaglio, delle attività commerciali e amministrative vendita al dettaglio e attività commerciali e amministrative, con il rischio elevato che la cifra alla fine anno sia significativamente superiore alla proiezione iniziale dell’ILO che era di 25 milioni.

Più di quattro persone su cinque (81%) della forza lavoro globale che ammonta a 3,3 miliardi di lavoratori, sono attualmente interessate dalla chiusura totale o parziale delle attività produttive.

Sebbene l’agricoltura, la maggiore fonte di reddito e manodopera nella maggior parte dei Paesi in via di sviluppo non abbia ancora risentito pesantemente della situazione, secondo l’ILO saranno più evidenti i rischi di insicurezza alimentare quando le misure di contenimento nei Paesi più ricchi, comprese le chiusure delle frontiere, si faranno sentire, come non è da escludere che il coronavirus possa diffondere nelle zone rurali.

Secondo l’aggiornamento, sono circa 1,25 miliardi i lavoratori impiegati nei settori identificati come ad alto rischio di incremento “drastico e devastante” dei licenziamenti e delle riduzioni dei salari e dell’orario di lavoro. Inoltre, molti lavoratori svolgono lavori poco retribuiti e poco qualificati, dove un’improvvisa perdita di reddito può rilevarsi devastante.

Lavoratori a rischio: prospettiva per settore di attività (Fonte: ILO Monitor 2nd edition: COVID-19 and the world of work)

Sono necessarie, secondo l’ILO, misure politiche integrate e su larga scala per ridurre l’impatto, concentrandosi su 4 pilastri:
stimolare l’economia e l’occupazione, attraverso politiche fiscali attive, politiche monetarie più morbide, finanziamenti e sostegni finanziari;
sostegno alle imprese, all’occupazione e ai redditi, tramitel’estensione della protezione sociale a tutti, incrementare misure che evitino i licenziamenti, fornire incentivi finanziari/fiscali o atri sgravi fiscali alle imprese;
proteggere i lavoratori sul posto di lavoro, rafforzando i dispositivi consigliati dall’OMS, adottando accordi di lavoro (per es. il telelavoro), prevenendo discriminazioni ed esclusioni, fornendo assistenza sanitaria a tutti, aumentando l’accesso ai congedi retribuiti;
utilizzare il dialogo sociale tra governo, lavoratori e datori di lavoro per trovare soluzioni, potenziando la capacità di lotta e resilienza dei lavoratori e delle loro Organizzazioni sindacali, rafforzando la capacità dei Governi, rinsaldando il dialogo sociale, i contratti collettivi e le relazioni, le istituzioni e i processi di lavoro.

Molti dei 187 Stati membri, sottolinea l’ILO, stanno adottando misure senza precedenti per ridurre l’impatto su imprese, posti di lavoro e membri più vulnerabili della società, che comprendono misure di politiche fiscali e monetarie, estensione della protezione sociale, rafforzamento della sicurezza e salute sul lavoro e il rafforzamento del dialogo sociale.

Questa non è solo una crisi sanitaria, è un’emergenza economica e del lavoro che supera di gran lunga gli effetti della crisi finanziaria del 2008-9 – ha affermato Greg Vines, Vicedirettore generale per la gestione e le riforme dell’ILO – Vi è stata una risposta politica ampia e senza precedenti da parte dei nostri Stati membri, riconoscendo la necessità di adottare misure urgenti per garantire che questa pandemia non lasci cicatrici di lunga durata su economie, persone e posti di lavoro“.

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