L’Iniziativa Internazionale sulla Subsidenza di UNESCO-LaSII ha pubblicato la prima mappa mondiale del pericolo di subsidenza causata dallo sfruttamento delle risorse idriche sotterranee e che potrebbe aumentare in modo considerevole la probabilità di inondazione. Alla ricerca che ha rilevato come l’86% della popolazione mondiale sia interessata al fenomeno, tra cui anche le regioni italiane Emilia-Romagna, Veneto, Puglia, Toscana, Campania e Calabria, hanno contribuito ricercatori dell’Università di Padova, del Cnr-Irpi e del Cnr-Igg.
LaSII – Land Subsidence International Initiative dell’UNESCO ha pubblicato su Science la prima mappa globale di subsidenza a causa dell’esaurimento delle acque sotterranee (Mapping the global threat of land subsidence).
La ricerca, condotta da Herrera-García del Servizio Geologico di Spagna, è stata sviluppata anche con la collaborazione di ricercatori italiani dell’Università di Padova e degli Istituti del Consiglio Nazionale delle Ricerche per la Protezione Idrogeologica (Cnr-Irpi) e di Geoscienze e Georisorse(Cnr-Igg),.
La subsidenza è un abbassamento della superficie terrestre dovuto al prelievo di solidi o fluidi dal sottosuolo, che si sviluppa lentamente e gradualmente e che di solito interessa i suoli compressibili quando vengono prelevate dalle falde le acque sotterranee. Anche se i fenomeni di subsidenza sono stati studiati nel secolo scorso in tutto il mondo, i ricercatori si sono solitamente concentrati sullo studio e sulla risoluzione del problema a livello locale.
“Sebbene la subsidenza sia un processo lento e graduale, può ridurre in modo permanente la capacità di immagazzinamento d’acqua dei sistemi acquiferi, danneggiare edifici e infrastrutture, aumentare il rischio di inondazione nelle aree alluvionali e nelle pianure costiere – ha affermato Pietro Teatini dell’Università di Padova, Presidente dell’UNESCO-LaSII e co-autore dello Studio – Una subsidenza maggiore di 25cm annui si sta verificando in diverse regioni del mondo, tra cui Iran, Messico e Indonesia dove, a Jakarta, l’impatto è così grave che il Governo sta progettando di spostare la capitale nell’isola del Borneo. La subsidenza interessa molte aree costiere anche in Italia, più precisamente in Emilia-Romagna, Veneto, Puglia, Toscana, Campania, Calabria. Si tratta di un processo lento e silenzioso che coinvolgerà sempre più la vita delle persone che vivono in diverse aree del mondo, soprattutto nei centri urbani più poveri dei Paesi in via di sviluppo, del quale quindi bisogna acquisire maggiore consapevolezza”.
I risultati di questo studio segnalano un pericolo antropogenico globale causato dal cedimento del suolo che accompagna l’esaurimento delle nostre risorse idriche sotterranee, innescando impatti ambientali, sociali ed economici rilevanti.
“Le potenziali aree di subsidenza coinvolgono 1,2 miliardi di persone e il 21% delle principali città del mondo, con l’86% della popolazione esposta che vive in Asia – ha commentato Mauro Rossi del Cnr-Irpi, esperto di modellazione dei rischi idrogeologici e co-autore della ricerca- La ricerca stima inoltre che l’attuale esposizione economica alla subsidenza potenziale ammonti a 8,17 trilioni di dollari, il 12% del prodotto interno lordo mondiale”.
Una simulazione predittiva fino al 2040 che tiene conto degli scenari di cambiamento globale ha mostrato che circa 635 milioni di abitanti vivranno in aree soggette a inondazioni, dove il cedimento del suolo potrebbe aumentare il rischio di inondazioni.
Per aumentare la consapevolezza e informare le autorità pubbliche è stata prodotta una mappa globale che, utilizzando un metodo statistico, ha indagato come la subsidenza sia correlata a variabili geologiche, geomorfologiche, di uso del suolo e climatiche e come sia possibile individuare nuove aree interessate e guidare azioni di mitigazione.
La subsidenza è particolarmente impattante nelle zone costiere, dove l’innalzamento del livello del mare dovuto ai cambiamenti climatici è aggravato dall’abbassamento della superficie del suolo. “Quasi 200 km della costa adriatica settentrionale sono caratterizzati da una quota inferiore al livello medio del mare o appena sopra di esso – ha concluso Luigi Tosi del Cnr-Igg e anch’egli co-autore dello studio – In queste aree, anche pochi centimetri di subsidenza aumentano la probabilità di inondazione. Pianificatori territoriali, urbanisti e autorità di gestione dei corpi idrici superficiali potrebbero utilizzare le informazioni fornite da questo studio per prevenire o mitigare l’impatto della subsidenza, soprattutto nel contesto del cambiamento globale”.
Il Rapporto speciale dell’ IPCC sull’oceano e la criosfera in un clima che cambia (SROCC), ha evidenziato che, mentre nel XX secolo il livello del mare è cresciuto di circa 15cm su scala globale, oggi cresce ad una velocità che è più che raddoppiata, pari a circa 3,6 mm l’anno e sta accelerando e continuerà a crescere per secoli. Entro il 2100, anche se le emissioni di gas serra diminuissero radicalmente e il riscaldamento globale fosse contenuto ben al di sotto dei +2°C, l’innalzamento del livello del mare potrebbe arrivare a circa 30-60 cm, mentre potrebbe raggiungere 60-110 cm se le emissioni di gas serra dovessero continuare a crescere in maniera decisa.
In copertina: Il lungomare del distretto di Pluit a Jakarta in Indonesia, situato alcuni metri sotto il livello del mare e protetto da esso per mezzo di un muro di cemento che deve essere rialzato ogni pochi anni per contrastare una subsidenza di 10-20 cm / anno dovuta al sovrasfruttamento della falda acquifera (foto di Pietro Teatini).