Acqua Risorse e consumi

Stress idrico estremo: colpisce un quarto dell’umanità

I dati aggiornati dell’Aqueduct Water Risks Atlas del World Resources Institute evidenzia che 25 Paesi che ospitano il 25% della popolazione mondiale stanno affrontando uno stress idrico estremo (l’Italia è inclusa al 41° posto nel Gruppo dei Paesi a “stress idrico elevato”) e che senza una migliore gestione dell’acqua, la crescita della popolazione, lo sviluppo economico e i cambiamenti climatici sono destinati a peggiorare la situazione.

Sono 25 i Paesi che ospitano il 25% della popolazione mondiale e che affrontano ogni anno uno stress idrico estremamente elevato, consumando regolarmente quasi tutta la loro disponibilità di acqua, mentre almeno un altro 50% della popolazione mondiale – circa 4 miliardi di persone – vive in condizioni di forte stress idrico per almeno un mese all’anno.

In vista della Settimana Mondiale dell’Acqua (Stoccolma. 20-24 agosto 2023), la principale Conferenza sulle questioni idriche globali organizzata dallo Stockholm International Water Institute (SIWI) che si tiene ogni anno dal 1991 e che quest’anno ha per tema “Seeds of Change: Innovative Solutions for a Water-Wise World”, il World Resources Institute (WRI), uno degli Istituti di Ricerca leader a livello mondiale con uno staff di quasi 1.000 individui tra esperti e personale che lavorano a livello globale per produrre soluzioni su questioni cruciali del rapporto ambiente e sviluppo (clima, energia, cibo, foreste, acqua, città e trasporti), ha pubblicato il  4° Rapporto Aqueduct Water Risk Atlas, l’iniziativa lanciata nel 2013 per aiutare aziende, investitori, governi e comunità a comprendere dove e come stanno emergendo i rischi idrici nel mondo.

Quadro d’assieme di Aqueduct (Fonte: WRI)

Vivere con elevati livelli di stress idrico, sottolinea il WRI, mette a rischio la vita, il lavoro, la sicurezza alimentare ed energetica delle persone. L’acqua è fondamentale per la coltivazione dei raccolti e l’allevamento del bestiame, la produzione di elettricità, il mantenimento della salute umana, la promozione di società eque e il raggiungimento degli obiettivi climatici mondiali. Senza una migliore gestione dell’acqua, la crescita della popolazione, lo sviluppo economico e i cambiamenti climatici sono destinati a peggiorare lo stress idrico.  

Aqueduct Water Atlas Risk analizza le cause che stanno causando lo stress idrico globale e quali Paesi e regioni sono maggiormente esposti. Ne emerge che a livello globale, la domanda di acqua è più che raddoppiata dal 1960 e sta già superando quella disponibile, quale risultato della crescita della popolazione e di industrie come l’agricoltura irrigua, l’allevamento, la produzione di energia e l’industria manifatturiera. Nel frattempo, la mancanza di investimenti nelle infrastrutture idriche, di politiche di utilizzo dell’acqua non sostenibili o una maggiore variabilità dovuta ai cambiamenti climatici possono influire sull’approvvigionamento idrico disponibile.

Lo stress idrico, il rapporto tra domanda idrica e offerta rinnovabile, misura la concorrenza sulle risorse idriche locali: più è alto maggiore è la vulnerabilità alla scarsità d’acqua. Un Paese che affronta “stress idrico estremo” significa che utilizza oltre l’80% della sua fornitura disponibile, “stress idrico elevato” significa che sta consumando tra il 40-80% della sua offerta.

Senza interventi, come gli investimenti nelle infrastrutture idriche e una migliore governance idrica, lo stress idrico continuerà a peggiorare, in particolare nei luoghi con popolazioni ed economie in rapida crescita.

Dai dati si evidenzia che attualmente sono esposti a stress idrico annuale estremamente elevato 25 Paesi che utilizzano oltre l’80% del loro approvvigionamento idrico rinnovabile per l’irrigazione, l’allevamento, l’industria e le esigenze domestiche. Anche una siccità di breve durata mette questi luoghi in pericolo di rimanere senza acqua e talvolta spinge i governi a chiudere i rubinetti, come accaduto in Inghilterra, India, Iran, Messico e Sudafrica. 

I Paesi a più elevato stress idrico sono nell’ordine: Bahrain, Cipro, Kuwait, Libano, Oman e Qatar. Lo stress idrico in questi paesi è principalmente determinato dalla scarsa offerta, abbinata alla domanda per uso domestico, agricolo e industriale. Di questo Gruppo fa parte la Repubblica di San Marino occupando l’17° posto, seguita da Belgio e Grecia, una collocazione dovuta alla sua posizione geografica e alle limitate dimensioni del suo territorio, praticamente privo di riserve idriche, che la rendono quasi totalmente dipendente dall’Italia che, peraltro, non se la passa bene essendo al 41° posto e inclusa nel Gruppo a stress idrico elevato.

Le regioni più soggette a stress idrico sono il Medio Oriente e il Nord Africa, dove l’83% della popolazione è esposta a stress idrico estremamente elevato, e l’Asia meridionale, dove è esposta il 74%.

Quantunque il mondo limitasse l’aumento della temperatura globale al 20100 tra 1,3 °C e 2,4 °C, uno scenario ottimistico sottolinea il WRI, entro il 2050 è previsto che un ulteriore miliardo di persone vivrà con uno stress idrico estremamente elevato e una domanda globale di acqua che aumenterà dal 20% al 25%, mentre il numero di bacini idrografici che devono affrontare un’elevata variabilità di anno in anno o forniture idriche meno prevedibili dovrebbe aumentare del 19%. Per il Medio Oriente e il Nord Africa, ciò significa che il 100% della popolazione vivrà con uno stress idrico estremamente elevato entro il 2050. Questo è un problema non solo per i consumatori e le industrie dipendenti dall’acqua, ma anche per la stabilità politica. In Iran, ad esempio, decenni di cattiva gestione dell’acqua e un uso insostenibile per l’agricoltura stanno già causando proteste, tensioni che non faranno che intensificarsi con il peggioramento dello stress idrico.

Il più grande cambiamento nella domanda di acqua da qui al 2050 si verificherà nell’Africa sub-sahariana, dove sebbene la maggior parte dei paesi della Regione non sia estremamente stressata in questo momento, la domanda sta crescendo più rapidamente rispetto a qualsiasi altra regione del mondo. Entro il 2050, la domanda di acqua nell’Africa subsahariana dovrebbe salire alle stelle del 163%, un tasso di variazione 4 volte superiore rispetto all’America Latina, la seconda regione ad avere dei problemi con un aumento del 43% della domanda.

Al contempo, la domanda di acqua si è stabilizzata nei Paesi più ricchi del Nord America e dell’Europa, dove gli investimenti nell’efficienza dell’uso dell’acqua hanno contribuito a ridurre il consumo idrico interno, ma l’uso e le dipendenze idriche si estendono oltre i confini nazionali e l’acqua incorporata nel commercio internazionale dai Paesi a reddito medio-basso ai Paesi ad alto reddito contribuirà ad un crescente stress idrico nei primi, minacciando la loro crescita economica e la sicurezza alimentare mondiale.

Secondo i dati di Aqueduct, entro il 2050 il 31% del PIL globale – ben 70 trilioni di dollari – sarà esposto a stress idrico elevato, rispetto ai 15 trilioni di dollari (24% del PIL globale) del 2010, con 4 Paesi (India, Messico, Egitto e Turchia) che rappresentano oltre la metà del PIL esposto nel 2050.

La scarsità d’acqua può portare a interruzioni industriali, interruzioni di energia e perdite di produzione agricola, come accaduto in India dove la mancanza di acqua per raffreddare le centrali termoelettriche tra il 2017 e il 2021 ha comportato una perdita di energia di 8,2 terawattora, la quantità di elettricità in grado di alimentare 1,5 milioni di famiglie indiane per 5 anni. La mancata attuazione di migliori politiche di gestione dell’acqua potrebbe comportare perdite del PIL in India, Cina e Asia centrale dal 7% al 12%, e del 6% in Africa entro il 2050, secondo la Global Commission on Adaptation.

Anche la sicurezza alimentare globale è a rischio. Già il 60% dell’agricoltura irrigua del mondo si trova ad affrontare uno stress idrico estremamente elevato, in particolare canna da zucchero, grano, riso e mais. Tuttavia, per nutrire i 10 miliardi di persone previste entro il 2050, il mondo dovrà produrre il 56% in più di calorie alimentari, rispetto al 2010, il tutto affrontando l’aumento dello stress idrico e i disastri causati dal clima come siccità e inondazioni.

Seppure sia utile comprendere lo stato della domanda e dell’approvvigionamento idrico mondiale, sottolinea WRI, lo stress idrico non porta necessariamente a una crisi idrica. Ad esempio, luoghi come Singapore e la città americana di Las Vegas dimostrano che le società possono prosperare anche nelle condizioni di scarsità d’acqua impiegando tecniche come la rimozione dell’erba assetata d’acqua, la desalinizzazione e il trattamento e il riutilizzo delle acque reflue.

In effetti, la ricerca del WRI mostra che risolvere le sfide idriche globali è più economico di quanto si possa pensare, costando al mondo circa l’1% del PIL, o 29 centesimi a persona, al giorno dal 2015 al 2030. Ciò che manca è la volontà politica e il sostegno finanziario per rendere queste soluzioni convenienti una realtà.

C’è molto di cui preoccuparsi – ha dichiarato Samantha Kuzma, a capo di Aqueduct Data presso il WRI – La nostra capacità di gestire questo stress idrico in futuro non sarà facile come lo è stata in passato”.

Il WRI indica alcuni modi chiave per migliorare la gestione dell’acqua e ridurre, lo stress idrico, che includono:
– I Paesi possono migliorare la loro governance idrica, incentivare l’efficienza idrica in agricoltura, adottare una gestione integrata delle risorse idriche e migliorare le infrastrutture idriche attraverso soluzioni basate sulla natura e infrastrutture verdi. Proteggere eripristinare le zone umide, le mangrovie e le foreste non solo può migliorare la qualità dell’acqua e costruire la resilienza contro la siccità e le inondazioni, ma anche risparmiare sui costi di trattamento dell’acqua.

– Le Banche internazionali di sviluppo e altri Sstituti di credito dovrebbero prendere in considerazione programmi strategici di alleggerimento del debito, come scambi del debito in natura o impegni ad investire nella biodiversità o in infrastrutture resilienti, come il ripristino delle mangrovie o la conservazione delle zone umide. Queste soluzioni basate sulla natura possono ottenere risultati climatici e idrici positivi in ​​Paesi che non possono permettersi una migliore gestione dell’acqua da soli.

– I Responsabili politici dei Paesi con stress idrico dovrebbero dare la priorità a fonti di energia come solare ed eolico per evitare interruzioni di elettricità causate dalla scarsità d’acqua.

– Le Città dovrebbero sviluppare Piani d’azione per la resilienza idrica urbana e per il trattamento e riutilizzo delle acque reflue che potrebbero creare nuove fonti idriche.

– Gli Agricoltori dovrebbero intraprendere misure idriche più efficienti utilizzare, come il passaggio a colture a basso consumo idrico o l’utilizzo di metodi come l’irrigazione a pioggia o a goccia, anziché l’allagamento dei campi.

– Le Imprese dovrebbero stabilire obiettivi idrici basati sulla scienza, che siano in linea per rimanere entro i limiti della Terra  e  soddisfare le esigenze della società, imparando da quelle che hanno già fissato tali obiettivi.

Tutti i livelli di governo, così come le comunità e le imprese, conclude il WRI, devono intensificare gli sforzi per costruire un futuro sicuro per tutti. Ci sarà bisogno alla fine di un approccio completo, nonché soluzioni specifiche per una gestione giusta, ed ogni Paese può dare il suo contributo per impedire che lo stress idrico si trasformi in crisi idrica.

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