Biodiversità e conservazione

Specie a rischio estinzione: un quarto sono i pesci d’acqua dolce

I cambiamenti climatici minacciano un numero un numero crescente di specie, dal salmone atlantico alle tartarughe verdi, secondo l’aggiornamento della Lista Rossa della IUNC sulle specie minacciate, presentato nel corso della COP28 di Dubai, che include anche la prima valutazione globale dei pesci d’acqua dolce, ed evidenzia l’impatto del disboscamento e del commercio illegale sul mogano, anche se non mancano esempio di conservazione riuscita su alcune specie di antilopi che erano sull’orlo dell’estinzione, ma che la crisi climatica potrebbe minarne il futuro.

Almeno il 17% delle specie ittiche d’acqua dolce minacciate è colpito dagli effetti dei cambiamenti climatici, tra cui la diminuzione del livello dell’acqua, l’innalzamento del livello del mare che causa la risalita dell’acqua salata lungo i fiumi e il cambiamento delle stagioni. A ciò si aggiungono le minacce derivanti dall’inquinamento che colpiscono il 57% delle specie ittiche d’acqua dolce a rischio di estinzione, dalle dighe e dalla estrazione dell’acqua, che affliggono il 45%, dalla pesca eccessiva, che minaccia il 25%, e dalle specie invasive e dalle malattie, che danneggiano il 33%.

Sono i dati di aggiornamento della Lista Rossa (Red List) delle specie minacciate che comprende ora 44.016 specie a rischio di estinzione su 157,190 specie minacciate, con una prima valutazione completa delle specie di pesci d’acqua dolce del mondo, presentato dall’International Union for Conservation of Nature and Natural Resources (IUCN) presentato l’11 dicembre 2023 nel corso di un evento collaterale alla COP28 di Dubai.

l cambiamenti climatici stanno minacciando la diversità della vita che ospita il nostro pianeta, minando la capacità della natura di soddisfare i bisogni umani fondamentali – ha dichiarato Grethel Aguilar, Direttrice generale della IUCN – Questo aggiornamento della Lista Rossa IUCN evidenzia i forti legami tra la crisi climatica e quella della biodiversità, che devono essere affrontati congiuntamente. Il declino delle specie è un esempio dello scompiglio provocato dai cambiamenti climatici, che abbiamo il potere di fermare con un’azione urgente e ambiziosa per mantenere il riscaldamento al di sotto di 1,5 °C”.

Tra gli esempi del declino dei pesci d’acqua dolce, viene citato il ladro dai denti grandi del lago Turkana (Brycinus ferox), una specie endemica economicamente importante in Kenya, passata nella Red List da preoccupazione minima (Least Concern) a Vulnerabile, a causa della pesca eccessiva, del degrado degli habitat causato dai cambiamenti climatici e delle dighe che riducono l’ingresso di acqua dolce nel lago.
Il caso più eclatante è comunque quello del salmone atlantico (Salmo salar) la cui popolazione globale è diminuita del 23% tra il 2006 e il 2020, passando da “Least Concern” a specie “Quasi minacciata”, ora limitati a una piccola parte dei fiumi in cui abitavano un secolo fa tra il Nord Europa e il Nord America, a causa di molteplici minacce nel corso delle loro migrazioni a lunga distanza tra habitat di acqua dolce e marini. l cambiamenti climatici colpiscono tutte le fasi del ciclo di vita del salmone atlantico, influenzando lo sviluppo dei giovani salmoni, riducendo la disponibilità di prede e consentendo alle specie esotiche invasive di espandere il proprio areale. Dighe e altre barriere bloccano l’accesso alle zone di deposizione delle uova e di alimentazione, mentre l’inquinamento e la sedimentazione dell’acqua, principalmente dovuti al disboscamento e all’agricoltura, portano a una maggiore mortalità dei giovani salmoni. I salmoni fuggiti dagli allevamenti minacciano a loro volta le popolazioni selvatiche, indebolendo la loro capacità di adattarsi ai cambiamenti climatici. Desta grande preoccupazione anche la mortalità dovuta ai pidocchi del salmone (Lepeophtheirus salmonis) provenienti dagli allevamenti. Una minaccia crescente e significativa è rappresentata dal salmone rosa del Pacifico (Oncorhynchus gorbuscha), che si sta diffondendo rapidamente in tutta l’Europa settentrionale.

I pesci d’acqua dolce costituiscono più della metà delle specie ittiche conosciute al mondo, una diversità incomprensibile dal momento che gli ecosistemi d’acqua dolce comprendono solo l’1% dell’habitat acquatico – ha osservato Kathy Hughes, Co-presidente del gruppo di specialisti sui pesci d’acqua dolce dell’IUCN – Queste diverse specie sono parte integrante dell’ecosistema e vitali per la sua resilienza. Ciò è essenziale per i miliardi di persone che dipendono dagli ecosistemi di acqua dolce e per i milioni di persone che dipendono dalla loro pesca. Garantire che gli ecosistemi di acqua dolce siano ben gestiti, continuino a fluire liberamente con acqua sufficiente e una buona qualità dell’acqua è essenziale per fermare il declino delle specie e mantenere la sicurezza alimentare, i mezzi di sussistenza e le economie in un mondo resiliente ai cambiamenti climatici“.

Una delle specie a rischio aggiuntasi all’aggiornamento della Red List è la tartaruga verde (Chelonia mydas) del Pacifico centro-meridionale e quella del Pacifico orientale le popolazioni sono ora rispettivamente a rischio di estinzione e vulnerabile. I cambiamenti climatici rappresentano una minaccia crescente per le tartarughe verdi durante tutto il loro ciclo di vita, poiché le alte temperature si traducono in un minore successo della schiusa delle uova, l’innalzamento del livello del mare minaccia di allagare i nidi e di annegare i piccoli, e le piante marine di cui si nutrono le tartarughe verdi sono sensibili al riscaldamento degli oceani e ai cambiamenti ambientali e alle correnti dovute a condizioni meteorologiche estreme. Una delle principali cause di mortalità delle tartarughe verdi in queste regioni è la cattura accidentale nella pesca industriale e artigianale. I numeri sono diminuiti anche perché le persone raccolgono le tartarughe verdi e le loro uova per il proprio consumo o per venderle ai mercati.

Vi sono tuttavia anche dei successi in termini di conservazione, come testimoniano l’orice dalle corna a scimitarra e l’antilope saiga. L’orice dalle corna a scimitarra (Oryx dammah) è passato nella Lista Rossa della IUNC da Estinto allo stato selvatico a In pericolo, grazie agli sforzi di conservazione che hanno reintrodotto la specie in Ciad. Un tempo comune nella regione africana del Sahel, questa antilope è scomparsa dalla natura alla fine degli anni ’90. Il bracconaggio sempre più intenso con armi da fuoco moderne e veicoli a motore, oltre a siccità estreme degli ultimi decenni hanno portato alla sua scomparsa nel XX secolo. Oggi, i livelli di bracconaggio stanno aumentando principalmente per scopi di sussistenza e commercio, in un contesto di alti livelli di povertà e insicurezza alimentare. A seguito di un progetto internazionale a lungo termine, l’orice dalle corna a scimitarra è ora stabilizzato allo stato selvatico, con almeno 140 individui maturi che vagano liberamente nella Riserva faunistica di Ouadi Rimé-Ouadi Achim in Ciad e 331 vitelli nati lì entro il 2021. Il pieno supporto delle autorità nazionali e delle comunità locali ha svolto un ruolo essenziale nel successo del progetto, e la sopravvivenza della specie dipende dalla continua protezione contro il bracconaggio. I cambiamenti climatici nel Sahel rimangono comunque una possibile minaccia per il futuro dell’orice dalle corna a scimitarra.

L’altro esempio di conservazione è l’antilope saiga (Saiga tatarica) che vive in Kazakistan, Mongolia, Russia e Uzbekistan, passata da In pericolo critico a quasi minacciata. La popolazione del Kazakistan, che ospita il 98% di tutte le saiga è aumentata del 1.100% tra il 2015 e il 2022 e ha raggiunto 1,3 milioni nel maggio 2022. La specie è molto sensibile alle epidemie che hanno provocato eventi di mortalità di massa nel 2010, 2011, 2015 e 2016. Si ritiene che l’elevato tasso di mortalità nel 2015 sia stato innescato da temperature e umidità anormalmente elevate, condizioni che dovrebbero diventare più frequenti con i cambiamenti climatici. In combinazione con il crescente numero di bestiame domestico, che aumenta la possibilità di trasferimento di malattie, il rischio di future epidemie che causano una mortalità significativa rimane elevato. Anche il bracconaggio per le corna e la carne ha causato un forte declino della saiga. Il miglioramento dello status è il risultato di ampie misure anti-bracconaggio, insieme a programmi educativi, formazione di funzionari doganali e di frontiera e azioni contro la vendita illegale nei paesi consumatori. Questa situazione dipende interamente dalla continua applicazione delle misure anti-bracconaggio e dei controlli commerciali.

L’orice dalle corna a scimitarra è il quarto grande mammifero ad essere stato reintrodotto con successo in natura negli ultimi 100 anni – ha dichiarato David Mallon, Co-presidente del gruppo specializzato sull’antilope della IUCN – Il successo di questo progetto e il drammatico recupero della saiga sono il risultato di una visione strategica, di un forte impegno e investimento da parte del governo, del supporto tecnico di organizzazioni non governative ed esperti scientifici e della collaborazione con le comunità locali“.

Tra le essenze vegetali la minaccia più graveè per il mogano a foglia grande (Swietenia macrophylla), uno dei legnami più ricercati al mondo a livello commerciale passato da Vulnerabile a In pericolo nella Lista Rossa della IUNC. Nuove informazioni hanno rivelato che i numeri in tutta l’America centrale e meridionale sono diminuiti di almeno il 60% negli ultimi 180 anni, a causa del taglio insostenibile di questo prezioso legname e dell’invasione agricola e urbana nelle foreste tropicali dove cresce. Il mogano continua ad essere ricercato negli Stati Uniti, in Europa occidentale e in Cina per la produzione di mobili, impiallacciature, elementi decorativi e ornamentali e strumenti musicali di alta qualità. Nonostante questi alberi siano protetti dalla legislazione nazionale e internazionale e dagli sforzi concertati di tutti gli stati della regione dove cresce, il disboscamento e il commercio illegali continuano per effetto della sua elevata domanda. Sono necessarie urgenti risorse per gestire le aree protette e contrastare il commercio illegale di legname. I modelli dei cambiamenti climatici prevedono che alcuni habitat dove cresce saranno inadatti per il mogano a foglia larga.

L’aggiornamento della Lista Rossa IUCN mostra il potere degli sforzi di conservazione coordinati a livello locale, nazionale e internazionale – ha concluso la Presidente della IUNC, Razan Al Mubarak – Storie di successo come quella dell’orice dalle corna a scimitarra dimostrano che la conservazione funziona. Per garantire che i risultati delle azioni di conservazione siano durevoli, dobbiamo affrontare con decisione le crisi interconnesse del clima e della biodiversità“.

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