Economia e finanza

Scenari climatici: un monito per i servizi finanziari

Secondo un Rapporto che ha utilizzato princìpi attuariali per esaminare i limiti e le ipotesi in relazione alle pratiche di modellizzazione degli scenari climatici nei servizi finanziari, il settore dovrebbe agire con urgenza per considerare efficacemente e incorporare l’impatto dei cambiamenti climatici nella gestione del rischio.

Gli attuali modelli di scenari climatici utilizzati nel settore dei servizi finanziari stanno sottostimando in modo significativo il rischio climatico.

Lo rileva il RapportoThe Emperor’s New Climate Scenarios. A warning for financial services” dell’Institute and Faculty of Actuaries (IFoA), in collaborazione con l’Università di Exeter (Gran Bretagna), che evidenzia come gli analisti finanziari sottostimino i rischi correlati ai cambiamenti climatici e che una comprensione più profonda dell’intensità e della frequenza degli eventi estremi, che attualmente non sono inclusi, possa migliorare la modellazione degli scenari climatici all’interno dei servizi finanziari.

Nei servizi finanziari sono stati compiuti notevoli sforzi per sviluppare l’analisi di scenari dei cambiamenti climatici e produrre raccomandazioni quali quelle della Task Force sulle informazioni finanziarie relative al clima (TCFD) per sviluppare le informazioni che le aziende dovrebbero divulgare per supportare investitori, istituti di credito e sottoscrittori di assicurazioni nella valutazione e nel prezzo appropriati di una serie specifica di rischi, in particolare quelli correlati ai cambiamenti climatici.

Utilizzando i princìpi attuariali per esaminare i limiti e le ipotesi in relazione alle pratiche di modellizzazione degli scenari dei cambiamenti climatici nei servizi finanziari, concentrandosi su scenari di un mondo caldo” con 3 ˚C o più di riscaldamento. Il Rapporto dimostra come le tecniche attuali escludano molti degli impatti più gravi che possiamo aspettarci, come i punti critici e gli impatti di secondo ordine, che non esistono nei modelli, sottostimando quindi il livello di rischio.

In particolare viene segnalato che:
– molti degli attuali modelli di scenari sui cambiamenti climatici stanno sottostimando il rischio, mostrando impatti economici benigni, o addirittura positivi, da un mondo sotto l’effetto serra, che non riesce a limitare il riscaldamento globale;
– c’è una notevole incertezza su quanto e quanto velocemente ci aspettiamo che il clima si riscaldi: potremmo aver seriamente sottovalutato l’andamento dei cambiamenti climatici;
– ciò si traduce in incertezza nei bilanci del carbonio per 1,5 °C, con una reale possibilità che siano ora negativi;
– ciò sottolinea l’importanza che gli utenti dell’analisi di scenario nei servizi finanziari comprendano questi limiti e presupposti e la responsabilità di creare modelli più realistici e scenari qualitativi dettagliati;
– ciò sottolinea la necessità di correre verso lo zero netto, con un’attenzione intenzionale all’accelerazione di una serie di punti di non ritorno positivi nei sistemi socio-economici che possiamo controllare.

Secondo gli autori, sussiste una disconnessione tra gli scienziati del clima, che usano le prove per dimostrare la teoria, e gli economisti e utenti di modelli nei servizi finanziari che non pensano all’eventualità che qualcosa possa non andare secondo le previsioni.

Gli autori fanno un’analogia con quanto accaduto al Titanic, il nuovo “Imperatore” che nel pomeriggio del 14 aprile 1912 si apprestava ragionevolmente ad una tranquilla traversata verso New York, senza alcuna avvisaglia che le cose avrebbero potuto andare storte. Una mentalità di gestione del rischio avrebbe prestato maggiore attenzione agli avvisi di iceberg e avrebbe agito inviando vedette, cambiando rotta o riducendo la velocità.

Nel contesto dei cambiamenti climatici, è come se stessimo modellando lo scenario del Titanic che colpisce un iceberg, ma escludendo dagli impatti che la nave possa affondare – ha affermato il principale autore del Rapporto Sandy Trust, Responsabile della sezione Rischi della M&G, una delle principali società inglesi di risparmio e investimenti a lungo termine, e Past-Chair dell’IFoA Sustainability – È fondamentale sviluppare scenari al ribasso realistici che riflettano il livello di rischio che affrontiamo, poiché ciò informerà il livello di impegno che dedichiamo alla decarbonizzazione per mitigare tale rischio. È fondamentale che gli utenti dei modelli comprendano i limiti e le ipotesi dei modelli stessi, agiscano per abbattere i silos e sviluppino tecniche per comprendere in che modo le diverse combinazioni di rischi influiranno sulla solvibilità futura e quali azioni possono contribuire a mitigare questo problema. È profondamente preoccupante che ciò che vediamo accadere nel mondo reale sia in gran parte escluso dai modelli ampiamente utilizzati nel settore finanziario”.

Il Rapporto sostiene che i risultati deludenti dell’analisi climatica derivano dalla ristrettezza degli scenari in fase di test, non dalla mancanza di rischio finanziario posto dai cambiamenti climatici. Ad esempio, la Rete di 114 banche centrali e autorità di vigilanza finanziaria che mira ad accelerare l’aumento della finanza verde e sviluppare raccomandazioni per il ruolo delle banche per rendere più ecologico il sistema finanziario (NGFS) non ha incluso “gli impatti relativi a condizioni meteorologiche estreme, innalzamento del livello del mare o impatti sociali più ampi derivanti da migrazioni o conflitti” nella sua analisi dell’impatto di un riscaldamento sul PIL globale.

Alcuni economisti hanno previsto un danno economico relativamente basso, anche da livelli estremi di cambiamenti climatici – ha osservato Tim Lenton, Professore di Climate Change and Earth System Science presso l’Università di Exeter e Direttore del Global Systems Institute, co-autore del Rapporto –È preoccupante veder che gli stessi modelli economici utilizzati per sostenere l’analisi degli scenari dei cambiamenti climatici nei servizi finanziari. È essenziale che le istituzioni dei servizi finanziari e le autorità di regolamentazione si muovano verso scenari climatici realistici, riconoscendo i rischi potenzialmente catastrofici. Abbiamo lasciato troppo tempo  per affrontare i cambiamenti climatici in modo incrementale. Ora c’è bisogno di un cambiamento trasformativo e di una drammatica accelerazione. Abbiamo identificato una serie di punti critici positivi nelle società umane che possono favorire una rapida decarbonizzazione. Per raggiungere questo obiettivo abbiamo bisogno del sostegno dei mercati dei capitali e delle assicurazioni e gli attuari hanno un contributo importante da dare. Oltre al loro ruolo nei mercati assicurativi, il loro lavoro nelle pensioni significa che possono influenzare l’allocazione del capitale nei risparmi a lungo termine come poche altre professioni possono fare“.

Il Rapporto, propone un modo per effettuare una valutazione più realistica del rischio climatico, che mostrerebbe un danno economico significativo al di sopra dei 2 °C di aumento della temperatura globale.

Oltre a fornire un’analisi dettagliata di queste sfide relative alla modellazione degli scenari climatici, il Rapporto suggerisce delle misure, quali:
– formazione sui presupposti alla base dei modelli e sui loro limiti;
– sviluppo di realistici scenari climatici qualitativi e quantitativi;
– sviluppo del modello necessario per catturare meglio fattori di rischio, incertezze e impatti.

Tutti coloro che hanno a cuore la stabilità del nostro sistema finanziario dovrebbero leggere questo documento – ha affermato Nigel Topping, Campione del Regno Unito per l’azione climatica per la COP26 e Professore onorario presso la Business School dell’Università di Exeter – La mancata inclusione degli effetti non lineari noti nel pensiero strategico sui cambiamenti climatici comporterà l’autocompiacimento, l’aumento del rischio e la perdita di opportunità. Quindi gli scenari utilizzati come parte dei processi TCFD contano davvero, sia perché il danno economico crescerà molto più velocemente sia perché la transizione verso tecnologie pulite avverrà molto più velocemente di quanto suggerisca la modellazione economica convenzionale”.

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