La positiva evoluzione della longevità potrà essere influenzata in futuro dalle ricerche sulle interazioni tra genetica e metabolismo, come messo in evidenza da un recente studio effettuato da ricercatori statunitensi sul “moscerino della frutta”.
Azamgarh (Uttar Pradesh – India). Il “colonnello” Nizamuddin (sembra che tale investitura gli fosse stata conferita dal leader nazionalista Subhas Chandra Bose che combatté gli Inglesi durante la II guerra mondiale, costituendo l’Indian National Army, a fianco dell’Asse) è assurto agli onori della cronaca in occasione delle recenti elezioni politiche indiane, quale sostenitore più anziano (114 anni) del vincitore Narendra Modi, del Partito Bharatiya Janata Party : “Mi piace – ha affermato il “colonnello” – Ha parlato in modo gentile. Mi ha toccato i piedi ed io gli ho dato la mia benedizione”. (foto: Betwa Sharma)
Dai dati forniti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS)” nel suo “World Health Statistics 2014”, pubblicato il 15 maggio 2014, l’Italia risulta essere tra i Paesi più longevi sia in Europa (2° posto dopo la Svizzera) e nel Mondo (4° posto, dopo Giappone, Svizzera e Singapore).
Secondo il Rapporto, una bambina nata in Italia nel 2012 ha una speranza di vita di 85 anni, mentre un coetaneo maschio di 80,2.
La positiva evoluzione della sopravvivenza che negli ultimi 10 anni in Italia è aumentata di 2,4 anni per gli uomini e di 1,7 per le donne, come ci ha indicato l’ISTAT, in Italia si è registrata in tutte le ripartizioni geografiche, ma le Province di Bolzano e Trento e la regione Marche sono quelle in cui si vive di più.
Si è sempre discusso e studiato a livello scientifico su quali fattori incidano sulla longevità e di volta in volta è stato sottolineato che dipende dai geni o dagli stili di vita, dove la dieta alimentare (quella mediterranea in particolare) gioca un ruolo fondamentale.
Ora, una nuova Ricerca afferma che la formula magica per allungare l’età delle persone non dipende da un singolo gruppo di geni né da una particolare dieta, ma dalla combinazione di fattori molto diversi e dal modo in cui questi interagiscono tra di loro, spiegando anche perché gli studi su singoli fattori a volte producono risultati contraddittori.
Lo Studio, condotto da Professori e Ricercatori del Dipartimento di Ecologia e Biologia Evolutiva della Brown University di Providence (Rhode Island – USA) e pubblicata il 15 maggio 2014 sulla Rivista PLoS Genetics, è stato elaborato sulla base di test sui moscerini della frutta (Drosophila melanogaster), gli insetti più studiati dai genetisti.
“Credo che la lezione che promana dallo studio è che gli effetti di queste interazioni sono altrettanto importanti come i singoli effetti, le diete o i geni presi da soli – ha spiegato David Rand, coordinatore dello studio – Tradizionalmente ci si è concentrati su ciò che la gente chiedeva: cercare il gene o la dieta che aumenta la longevità”.
Ma quando i ricercatori analizzavano uno o un paio di fattori in diversi organismi, facevano scoperte interessanti, ma spesso non replicabili in esperimenti simili, per il misterioso “effetto background”, per cui altri geni non erano stati considerati.
Questo nuovo studio ha scelto di porre in primo piano l’effetto background per esaminare gli effetti delle diete sull’invecchiamento in vari abbinamenti genetici e nucleari. Si è così constatato che molti degli effetti osservati prodotti dalle calorie, dalle restrizioni dietetiche o da diversi geni sulla durata della vita dipendono da un contesto più complesso di quanto pensato finora. Sono tanti i geni, le cellule e gli ambienti diversi, infatti, che tutti insieme contribuiscono al processo di invecchiamento. In questo modo si possono tracciare quali geni mitocondriali limitano l’azione dei geni nucleari in risposta a una particolare dieta, e prevedere, quali specifici farmaci potranno essere somministrati a individui con particolari combinazioni di geni, evitando pericolosi effetti collaterali.
“La medicina genomica personalizzata non smentisce quanto è stato fatto, ma conduce la medicina stessa ad un altro livello in modo che in futuro, quando si progetterà il miglior farmaco per una determinata persona bisognerà indagare i suoi geni e il suo metabolismo – ha sottolineato Chen-Tseh Zhu, l’autore principale della ricerca – Una combinazione di fattori ci offre maggiori informazioni”.
Par di capire, semplificando, che non è un particolare gene o una specifica dieta alimentare che spiega ogni fenotipo, bensì sono le interazioni tra i geni e quelle dei geni con i fattori ambientali ad influenzare la longevità del “moscerino della frutta”. Resta da valutare se questi risultati siano applicabili anche all’uomo e, comunque, non sarà un solo farmaco a offrire la soluzione, ma un approccio olistico a fini terapeutici tra genetica e metabolismo può contribuire a trovare l’ “elisir di lunga vita”.