Aree protette e parchi Biodiversità e conservazione

Rewilding: per ampliare le aree protette in Europa  

Secondo una nuova ricerca un quarto del territorio europeo, soprattutto nelle regioni del nord e nella penisola iberica avrebbe la potenzialità di rewilding, approccio progressivo alla conservazione, lasciando che la natura si prenda cura di se stessa, consentendo ai processi naturali di modellare il territorio, riparando gli ecosistemi danneggiati e ripristinando i paesaggi degradati, in grado di permettere ai Paesi membri dell’UE di allinearsi agli obiettivi 30X30 della Strategia sulla Biodiversità. I ricercatori avvertono, tuttavia, che bisogna far presto, perché le aree che oggi sembrano più promettenti per il rewilding potrebbero non essere le stesse tra 50 anni a causa degli impatti del cambiamento climatico.

Un quarto del continente europeo, pari a 117 milioni di ettari di terre agricole abbandonate, potrebbe trovare nuova vita attraverso il rewilding, un approccio per lasciare che la natura si prenda cura di se stessa, consentendo ai processi naturali di modellare il territorio, riparare gli ecosistemi danneggiati e ripristinare i paesaggi degradati.

È il risultato della ricerca Expanding European protected areas through rewilding”,sostenuta dal Ministero spagnolo della scienza e dell’innovazione, dalla Fondazione portoghese per la scienza e la tecnologia e dal Programma di ricerca e innovazione Horizon Europe, condotta da due ricercatori del Consiglio Superiore per la Ricerca Scientifica della Spagna presso il  Museo Nazionale di Scienze Naturali di Madrid (MNCN-CSIC) e dell’Università di Évora (Portogallo), che hanno sviluppato una metodologia per identificare le aree in Europa con potenziale di rewilding.

La ricerca, pubblicata il 15 agosto 2024 sulla rivista open access Current Biology, fornisce una tabella di marcia ai Paesi dell’UE per soddisfare gli obiettivi della Strategia europea sulla biodiversità al 2030 che prevede di proteggere il 30% del territorio, con il 10% di quelle aree rigorosamente sottoposte a conservazione.

Le strategie di conservazione che prevedono il ripristino ecologico di aree densamente popolate potrebbero aiutare alcuni paesi a raggiungere gli obiettivi di conservazione – ha affermato Miguel B. Araújo, Biogeografo del MNCN-CSIC di Spagna e dell’Università di Évora, nonché autore principale della ricerca – I paesi potrebbero bonificare terreni per trasformarli in aree di conservazione o stabilire reti di piccoli habitat protetti. Anche i paesaggi tradizionali multiuso, come i parchi di querce nella penisola iberica e vari sistemi agricoli e forestali estesi in tutta Europa, potrebbero contribuire se gestiti in modo sostenibile“.

Secondo i ricercatori, 117 milioni di ettari di territorio europeo avrebbero le potenzialità di rewilding, sia passivo che implica la gestione dei processi naturali per aumentare la connettività ecologica, consentendo alle specie di spostarsi da aree con popolazioni in eccesso a quelle con deficit o dove si sono verificate estinzioni locali, sia attivo per reintrodurre specie chiave essenziali per il funzionamento dell’ecosistema, metodo particolarmente importante quando erbivori e carnivori critici sono scomparsi dalla catena alimentare e la ricolonizzazione naturale è improbabile, con la necessità di introdurre specie autoctone con ruoli ecologici vitali, in grado di far riguadagnare agli ecosistemi la loro biodiversità e il loro equilibrio perduti.

Il settanta percento di queste aree si trova nelle regioni fredde – ha spiegato Diogo Alagador, Professore di Biodiversità presso il Mediterranean Institute for Agriculture, Environment and Development(MED)dell’Università di Évora e co-autore dello studio – Scandinavia, Scozia, stati baltici e penisola iberica sono tra le regioni europee con il potenziale maggiore per il rewilding passivo. Risultati significativi possono essere ottenuti gestendo le dinamiche territoriali, come la connettività e la dispersione delle specie, nonché gestendo le popolazioni di specie chiave cruciali per il funzionamento dell’ecosistema“.

La mappa delle opportunità di rewilding mostra aree in blu dove sono presenti specie che consentono il rewilding passivo. Le tonalità di blu indicano la dimensione di queste aree, con il blu più chiaro che rappresenta aree contigue tra 10.000 e 50.000 ettari (classificate come aree di meso-rewilding), il blu medio che rappresenta aree tra 50.000 e 100.000 ettari (classificate come aree di macro-rewilding) e il blu scuro che rappresenta aree oltre 100.000 ettari (classificate come aree di mega-rewilding). Le aree gialle, marroni e rosse indicano le regioni che richiedono un rewilding attivo. Il gradiente dal giallo al marrone indica il potenziale per la reintroduzione degli erbivori, con il giallo che mostra aree più piccole e il marrone aree più grandi. Le aree rosse indicano zone che necessitano di rewilding attivo con reintroduzione dei carnivori.

Ci sono molte aree in Europa che hanno un’impronta umana piuttosto bassa, così come la presenza di specie animali chiave, da essere potenzialmente reinselvatichite – ha proseguito Araújo – Mi riferisco agli erbivori come ingegneri dell’ecosistema, poiché pascolano e modellano la vegetazione, mentre i predatori sarebbero gli architetti che creano ‘paesaggi della paura’ che gli erbivori evitano. L’interazione tra erbivori e carnivori crea modelli a mosaico nei paesaggi, essenziali per la biodiversità. Sottolineiamo anche la necessità di strategie diverse a seconda delle condizioni di ogni regione“.

Alcuni paesi, tra cui Regno Unito, Francia, Spagna e nazioni scandinave, sono in grado di raggiungere i propri obiettivi di conservazione se adottano le zone e le strategie di rewilding suggerite dallo studio. Tuttavia, dato che l’Europa è densamente popolata di esseri umani, altri paesi non raggiungerebbero i propri obiettivi di conservazione se si affidassero esclusivamente alle raccomandazioni dello studio, evidenziando la necessità di approcci di conservazione alternativi. Questi paesi includono Irlanda, Italia, Belgio, Paesi Bassi e Danimarca.

Mentre governi e organizzazioni continuano a investire nella conservazione del territorio, i ricercatori sperano che le loro scoperte e il loro quadro di riferimento aiutino questi sforzi ad acquisire o gestire aree con il potenziale maggiore per un rewilding di successo. Tuttavia, nonostante le prospettive, i ricercatori avvertono che il tempo è essenziale.

Stiamo correndo contro il tempo – ha concluso Araújo – Le aree che oggi sembrano più promettenti per il rewilding potrebbero non essere le stesse tra 50 anni a causa degli impatti del cambiamento climatico“.

Femmina di Lince iberica (Lynx pardinus) nel Parco Naturale Sierra Morena di Andújar(Foto di © Pete Oxford)

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