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Radioprotezione: 2 nuove procedure di infrazione per l’Italia

La Commissione UE con il pacchetto di infrazioni di maggio ha inviato all’Italia una lettera di costituzione in mora per non essersi ancora adeguata alla Sentenza della Corte di giustizia che aveva riconosciuto che il nostro Paese non ha recepito adeguatamente la Direttiva in materia di radioprotezione, e un parere motivato per non conformità nella gestione di combustibile nucleare esaurito e dei rifiuti radioattivi.

Nel Pacchetto mensile di procedure di infrazione per inadempienze agli obblighi previsti dal diritti dell’Unione, che la Commissione UE ha adottato il 19 maggio 2022 del mese di maggio, per l’Italia ci sono una lettera di costituzione in mora e un parere motivato, riguardanti lo stesso settore (Energia e Clima) e ambito (Direttive Euratom in materia di radioprotezione), che rischiano di rinfocolare annosi dibattiti e polemiche dopo che negli ultimi mesi il Governo italiano ha fatto aperture sulla possibilità di un ritorno all’energia nucleare, quello più pulito ovvero sulla “fusione a confinamento magnetico”.

La lettera di costituzione in mora  inviata all’Italia  si riferisce mancato rispetto di una sentenza della Corte di giustizia dell’UE che, su deferimento della stessa Commissione, aveva constatato che il nostro Paese non aveva recepito entro il termine previsto del 6 febbraio 2018 la Direttiva 2013/59/Euratom che modernizza e consolida la legislazione dell’UE in materia di radioprotezione, stabilendo norme fondamentali di sicurezza per proteggere la popolazione, i lavoratori e i pazienti dai pericoli derivanti dall’esposizione alle radiazioni ionizzanti e comprende anche disposizioni relative alla preparazione all’emergenza e alla risposta in caso di emergenza, che sono state rafforzate a seguito dell’incidente nucleare di Fukushima.

Con lettera dell’aprile 2021, la Commissione ha chiesto alle autorità italiane di spiegare quali misure avessero adottato per conformarsi alla sentenza e garantire in tal modo il pieno recepimento della Direttiva.

Dalla valutazione delle risposte ricevute dalle autorità italiane, la Commissione ha concluso che le misure adottate dall’Italia non costituiscono una piena esecuzione della sentenza, decidendo di inviare una lettera di costituzione in mora. L’Italia dispone ora di 2 mesi per rispondere alla lettera e affrontare le carenze segnalate dalla Commissione, trascorsi i quali la Commissione potrà decidere di deferire nuovamente il caso alla Corte di giustizia dell’UE e chiedere l’irrogazione di sanzioni pecuniarie.

E sempre in tema di radioprotezione, la Commissione ha deciso di inviare parere motivato al nostro Paese, e ad altri 4 Paesi membri, a causa dell’adozione di programmi nazionali di gestione dei rifiuti radioattivi non in linea con la Direttiva 2011/70/Euratom in materia di combustibile nucleare esaurito e rifiuti radioattivi.

I rifiuti radioattivi derivano dalla produzione di energia elettrica in centrali nucleari, ma anche dall’uso di materiali radioattivi per usii non legati alla produzione di energia elettrica, tra cui scopi medici, di ricerca, industriali e agricoli. La Direttiva stabilisce un quadro che impone la gestione responsabile e sicura del combustibile nucleare esaurito e dei rifiuti radioattivi, al fine di assicurare un elevato livello di sicurezza ed evitare di imporre oneri indebiti a carico delle generazioni future. In particolare, la direttiva impone agli Stati membri di elaborare e attuare programmi nazionali per la gestione di tutto il combustibile nucleare esaurito e tutti i rifiuti radioattivi che hanno origine nel loro territorio, dalla produzione allo smaltimento.

Ora l’Italia dispone di 2 mesi per rimediare alle carenze individuate dalla Commissione che, in assenza di una risposta soddisfacente, potrà decidere di deferire il caso alla Corte di giustizia dell’UE.

La questione si sta trascinando da anni perché l’Italia pur avendo chiuso le centrali nucleari per la produzione di energia elettrica nel 1990, e a distanza di circa 10 anni dai referendum del 2011, non è ancora riuscita a gestire adeguatamente quei rifiuti radioattivi prodotti, oltre a quelli che sono stati generati da usi diversi. Solo lo scorso marzo la Sogin, la Società pubblica incaricata del decommissioning (smantellamento) degli impianti nucleari italiani e dell’individuazione del Deposito nazionale, l’infrastruttura dove saranno sistemati definitivamente i rifiuti radioattivi, oggi stoccati in oltre 20 depositi temporanei distribuiti sul territorio italiano, non idonei ai fini dello smaltimento definitivo, ha trasmesso la proposta di Carta Nazionale delle Aree Idonee (CNAI) ad ospitare il Deposito Nazionale per i rifiuti radioattivi la cui costruzione, se non ci saranno intoppi, potrebbe avvenire nel 2025!

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