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Insicurezza alimentare globale al suo massimo storico

Il Rapporto globale 2022 sulle crisi alimentari evidenzia l’elevato numero di persone che vivono nell’insicurezza alimentare acuta a livello di carestia per effetto di perduranti conflitti preesistenti, shock economici legati al Covid-19 e a condizioni meteorologiche estreme, già prima dello scoppio della guerra in Ucraina che ora rischia di esacerbarli. Guterres: consentire esportazioni del grano stoccato nei porti ucraini e i beni alimentari e fertilizzanti russi devono avere un accesso completo e senza restrizioni ai mercati mondiali.

Lo riporta il Rapporto Global Report on Food Crises” che conferma che ora, come mai è capitato prima, sia urgente fare fronte alle cause all’origine delle crisi alimentari, invece che solamente rispondervi dopo che queste si verificano. 

Pubblicato dal Global Network Against Food Crises, una alleanza di agenzie ONU incluso il World Food Programme (WFP), l’Agenzia che ha vinto il Premio Nobel per la Pace 2020, l’UE, enti governativi e non governativi, che opera per affrontare le cause profonde della fame estrema, il Rapporto evidenzia chiaramente l’entità delle sfide poste, con un numero notevolmente elevato di persone in crisi.

Per insicurezza alimentare acuta si intende quando una persona non riesce a consumare cibo adeguato, mettendo a rischio immediato la sua vita o i suoi mezzi di sostentamento. Si differenzia dalla fame cronica, che si verifica quando una persona per un lungo periodo non riesce ad assumere cibo sufficiente che le permetta di avere una vita sana ed attiva. 

Nel 2021, circa 193 milioni di persone, in 53 paesi o territori, hanno sofferto di insicurezza alimentare acuta a livelli di crisi o peggiori, secondo lo standard globale per la misurazione dell’insicurezza alimentare, chiamato Integrated Food Security Phase Classification (IPC). Si tratta di un drammatico aumento di circa il 25% (38 milioni di persone), rispetto alle cifre già record del 2020. Tra queste, 570.000 persone, tra Etiopia, Sud Sudan, Madagascar del Sud e Yemen, rientravano nei livelli più gravi della scala di classificazione dell’insicurezza alimentare e hanno avuto bisogno di un’azione urgente per evitare un diffuso collasso dei mezzi di sostentamento, fame e morte. 

Se si guarda ai 39 paesi o territori che compaiono in tutte le edizioni del rapporto, il numero di persone che si trova nei livelli di crisi o peggiori è quasi raddoppiato tra il 2016 e il 2021, con una crescita stabile annuale dal 2018. Queste preoccupanti tendenze sono il risultato di fattori multipli che si intrecciano tra loro, dai conflitti alla crisi climatica, dalle crisi economiche a quelle sanitarie con le cause di fondo rappresentate da povertà e disuguaglianza

Il rapporto conferma che i conflitti rimangono la principale causa dell’insicurezza alimentare. Anche se l’analisi non include gli impatti del conflitto in Ucraina, tuttavia si evidenzia come la guerra abbia già messo a nudo la natura interconnessa e la fragilità dei sistemi alimentari globali, con gravi conseguenze per la sicurezza alimentare e nutrizionale globale

In un’intervista rilasciata il 22 marzo 2022 a politico.eu il Direttore esecutivo aveva subito messo in guardia sulle conseguenze della guerra in Ucraina, dal momento che sia Ucraina che Russia sono tra i maggiori produttori ed esportatori mondiali di grano e che l’interruzione delle attività agricole in Ucraina per il persistere del conflitto comprometterà i raccolti, causando impatti diretti sui paesi che dipendono da queste forniture in Medio Oriente e Africa.

Se pensate che ora abbiamo l’inferno sulla terra, preparatevi al peggio – aveva affermato David Beasley – Se trascuriamo l’Africa settentrionale, l’Africa settentrionale verrà in Europa. Se trascuriamo il Medio Oriente, [il] Medio Oriente arriverà in Europa“.

Il rapporto indica, inoltre, di dare maggiore priorità all’agricoltura dei piccoli coltivatori come risposta umanitaria in prima linea, per superare i problemi di accesso e come soluzione per invertire le tendenze negative di lungo termine e come le cause all’origine della fame possano essere affrontate con la promozione di cambiamenti strutturali nella distribuzione dei finanziamenti esterni, così che l’assistenza umanitaria possa ridursi nel tempo attraverso investimenti a lungo  termine nello sviluppo.

Allo stesso modo, un importante contributo alla costruzione della resilienza e alla ripresa può venire da un più forte approccio coordinato, teso ad assicurare che le attività umanitarie, di sviluppo e di peacekeeping siano effettuate in una maniera olistica e coordinata, evitando di alimentare ulteriormente conflitti come conseguenza non voluta

Dai dati forniti dal WFP, il 2022 sarà l’anno dei bisogni senza precedenti.
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Negli 81 paesi in cui opera il WFP, si prevede che la fame acuta colpirà ulteriori 47 milioni di persone se dovesse continuare il conflitto in Ucraina. Si tratta di un aumento del 17 %, con la crescita maggiore nell’Africa sub-sahariana. 
– All’inizio dell’anno, erano già 276 milioni le persone che vivevano con la fame acuta negli 81 paesi in cui è presente il WFP, un dato record che ha visto un aumento di 126 milioni di persone rispetto ai tempi pre-pandemia.
– Secondo il WFP, almeno 44 milioni di persone, in 38 paesi, sono sull’orlo della carestia. I bisogni globali complessivi per l’assistenza umanitaria continuano a crescere e sono oggi più alti che mai. Nel 2019 erano 27 milioni di persone. 
– Circa 730.000 persone si trovano in una condizione simile alla carestia, delle quali 400.000 si trovano nelle aree dell’Etiopia colpita dalla crisi tigrina [ndr: nel Tigray è in corso un’altra delle tante guerra  dai risvolti di genocidio, che non fanno notizia, anche se dura da quasi due anni, dai dai risvolti di genocidio, e che iniziata poco meno di 2 anni fa ha già fatto, secondo uno studio dell’Università di Gand, 500.000 vittime civili morti, di cui circa 200.000 per fame o mancanza di cure mediche], mentre i rimanenti si distribuiscono tra Yemen, Sud Sudan e Somalia.

Intervenendo al “Global Food Security Call to Action” (18 maggio 2022), la riunione dei Ministri degli Esteri di circa 30 Paesi per esaminare le urgenti necessità umanitarie e di sviluppo e, quindi, di individuare le azioni per affrontare la sicurezza alimentare globale, la nutrizione e la resilienza, il Segretario generale delle Nazioni Unite ha sottolineato che l’invasione russa dell’Ucraina sta amplificando e accelerando gli altri fattori dell’insicurezza alimentare (cambiamenti climatici, pandemia di Covid-19 disuguaglianze), con conseguenti carestie a lungo termine se le esportazioni di grano dell’Ucraina non verranno ripristinate presto ai livelli pre-bellici.

La Russia deve consentire esportazioni sicure e garantite del grano stoccato nei porti ucraini – ha affermato Antonio GuterresI beni alimentari e i fertilizzanti russi devono avere un accesso completo e senza restrizioni ai mercati mondiali“.

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