“Signals”, la relazione che l’Agenzia Europea dell’Ambiente dedica ai temi ambientali più attuali in grado di coinvolgere un più ampio pubblico, è dedicata quest’anno al tema della transizione energetica dell’Europa, che comporterà benefici non solo sulla salute dei cittadini e sui cambiamenti climatici, ma anche sull’economia dei Paesi membri.
“Signals” è una relazione annuale dell’Agenzia Europea dell’Ambiente (AEA) che, sotto forma di resoconti, fornisce istantanee degli argomenti più interessanti per il dibattito politico sull’ambiente, con l’obiettivo di raggiungere un ampio pubblico che includa studenti, scienziati, responsabili delle politiche, agricoltori e piccole imprese, rispettando la complessità della scienza da cui trae informazioni.
Il tema scelto per l’edizione 2017 è l’energia:
“La nostra qualità di vita si basa, tra le altre cose, su una fornitura di energia affidabile ad un prezzo accessibile – scrive nel Redazionale introduttivo “Shaping the future of energy in Europe: Clean, smart and renewable” il Direttore esecutivo dell’Agenzia, Hans Bruyninckx – Usiamo l’energia per riscaldare e raffrescare le nostre case, per cucinare e conservare i cibi, per viaggiare e per costruire scuole, ospedali e strade. Per svolgere numerose mansioni, usiamo macchinari che contribuiscono alla nostra ricchezza e benessere, ma questi hanno bisogno di energia. Bruciamo tuttora combustibili fossili per ottenere la maggior parte dell’energia che usiamo, dissipando, peraltro, una parte notevole di energia prima e durante l’uso. Siamo giunti ad un punto in cui bisogna prendere delle decisioni determinanti: da una parte ci sono gli impatti negativi delle nostre attuali scelte energetiche; dall’altra ci sono le opportunità offerte dalle fonti energetiche pulite. Possiamo scegliere procrastinare la nostra dipendenza dai combustibili fossili, aumentando gli impatti sulla nostra salute e sul nostro pianeta, oppure possiamo decidere di accettare e di investire in opzioni nuove e più pulite, anche se interrompono alcune delle nostre attuali preferenze e abitudini. Questo potrebbe presupporre che tutti i veicoli stradali divengano elettrici nei prossimi decenni, che tutti i tetti siano coperti con pannelli solari, che tutti gli edifici siano isolati per prevenire la perdita di calore e che tutti i prodotti siano progettati per durare a lungo e essere riutilizzati e riciclati facilmente. Potrebbe anche significare che vengano sospesi i sussidi ai combustibili fossili. Molti Paesi continuano a sovvenzionarli, nonostante i reiterati impegni e le sollecitazioni delle riunioni internazionali a porre fine a tali sovvenzioni entro un decennio“.
Nel Capitolo dedicato allo stato dell’arte dell’energia in Europa (“Energy in Europe – State of play“), l’AEA sottolinea come rispetto a 10 anni fa i Paesi europei consumino meno energia, soprattutto grazie all’aumento dell’efficienza energetica. L’Europa, inoltre, si affida meno ai combustibili fossili grazie al risparmio energetico e all’impiego più rapido di quanto fosse previsto dell’energia rinnovabile la cui quota nel consumo energetico del decennio 2005-2015 è quasi raddoppiata, passando dal 9% a quasi il 17%. Alcuni settori e Paesi stanno imboccando la strada verso l’energia pulita, strumento necessario per raggiungere non solo gli obiettivi climatici ed energetici a lungo termine dell’Europa, ma anche per la tutela dell’ambiente e della salute umana. Nonostante questi segnali positivi, ci sono ancora grandi sfide da affrontare per aumentare la produzione di energia rinnovabile ed eliminare la nostra dipendenza dai combustibili fossili che continuano ad essere la fonte energetica dominante.
La mitigazione e l’adattamento ai cambiamenti sono le sfide chiave del XXI secolo, ribadisce l’Agenzia nel capitolo “Energy and climate change“. Al centro di queste sfide si ripropone la questione energetica o più precisamente il nostro consumo energetico complessivo e la nostra dipendenza dai combustibili fossili. Per riuscire a limitare il riscaldamento globale, il mondo ha urgente bisogno di utilizzare l’energia in modo efficiente, abbracciando le fonti di energia pulite per far muovere, riscaldare e raffreddare le cose. Le politiche dell’Unione europea svolgono un ruolo importante per facilitare questa transizione energetica che freni le emissioni globali di gas serra, secondo i target previsti dal Piano “Clima ed Energia al 2030” e dall’obiettivo previsto dall’Accordo di Parigi di ridurre il riscaldamento globale alla fine del secolo ben al di sotto dei +2 °C. Di qui la necessità di soddisfare il fabbisogno energetico dell’Europa con quote più elevate da fonti energetiche pulite che le innovazioni tecnologiche mettono a disposizione.
Segue poi un articolo intervista dal titolo “Growing food or fuel in our land“. Solo un decennio fa, la produzione di biocarburanti da piante è stata acclamata come un’alternativa ecologica ai combustibili fossili. Recentemente questa pratica è stato vista in competizione con la produzione alimentare e non sempre valutata come una soluzione efficace nella riduzione delle emissioni di gas a effetto serra o di inquinanti atmosferici. Per approfondire l’argomento sulla produzione di biocarburanti e il suo impatto sull’agricoltura e su come possa essere fatta in maniera sostenibile, è stata intervistata Irini Maltsoglou, Responsabile delle risorse naturali presso l’Organizzazione per l’alimentazione e l’agricoltura delle Nazioni Unite (FAO).
Il capitolo “Making clean renewable energy happen” affronta il problema della perdita di energia durante la produzione e uso, sottolineando come gli investimenti nelle energie pulite debbono andare di pari passo con l’efficienza e il risparmio di energia. Le soluzioni innovative oggi permettono di cambiare il modo in cui produciamo, conserviamo, trasportiamo e usiamo energia, offrendo altresì nuove competenze professionali e nuove opportunità economiche. Senza queste soluzioni che hanno determinato la crescita della produzione di energia solare e eolica oltre ogni aspettativa, non sarebbe stato possibile l’Accordo di Parigi.
In un’altra intervista (“Energy Efficiency benefits us all“) fatta in questo caso a Tim Farrell, Senior Advisor presso il Centro sull’efficienza energetica di Copenaghen, si analizzano i potenziali vantaggi derivanti dal miglioramento dell’efficienza energetica, non solo in termini di risparmio energetico e di lotta ai cambiamenti climatici, ma anche per migliorare la salute umana e creare nuovi posti di lavoro. Per conseguire risultati in tal senso, si ritiene che adeguate misure politiche e risorse economiche sufficienti per attuarle siano elementi determinanti per il successo delle iniziative.
I trasporti su strada sono un fattore chiave di questa trasformazione, sia perché si continua a far troppo uso di combustibili fossili, sia perché è uno dei driver principali dei cambiamenti climatici, causando più del 70% di tutte le emissioni correlate al settore. In “Driving to an electric future?” si indica come inderogabile il passaggio all’auto elettrica il cui utilizzo è previsto in grande crescita in tutta Europa, anche se tale transizione, che contribuirà non solo alla diffusione di un sistema più verde di trasporti su strada, potrebbe porre delle sfide in merito alla domanda di energia elettrica e ai rilevanti investimenti per le necessarie infrastrutture.
Infine, “Global and local: secure and affordable energy” affronta le problematiche relative alla sicurezza energetica e l’accesso a fonti energetiche a prezzi accessibili, indicando come l’aumento della capacità energetica dell’Europa conseguenti al maggior contributo delle fonti rinnovabili, potrebbe incidere sulla fluttuazione dei prezzi, influenzando così l’economia e, di conseguenza, il benessere economico e sociale delle comunità interessate.
“Come per qualsiasi fondamentale cambiamento, questa transizione necessita di tempo e risorse, supportate da obiettivi politici e da misure di sostegno a lungo termine – ha concluso il Direttore esecutivo dell’Agenzia, Hans Bruyninckx, presentando “Signals 2017” – Rendere l’intera infrastruttura e la capacità di produzione di energia intelligenti e pulite richiederà decenni. Anche la forza lavoro europea dovrà acquisire nuove abilità professionali, in particolare nelle comunità che sono oggi fortemente dipendenti dai combustibili fossili, come il carbone. E le scelte e le decisioni di investimento che facciamo oggi avranno ripercussioni per i decenni a venire. In un mondo in cui si prevede che la domanda globale di energia e di risorse naturali si moltiplicherà e che i cambiamenti climatici avranno un impatto più forte, esiste solo un’opzione valida“.