Salute

Poveri multidimensionali: 80% in regioni esposte a rischi climatici

Il nuovo Rapporto sull’Indice di Povertà Multidimensionale di UNDP e OPHI rivela il nesso tra povertà multidimensionale (salute, istruzione e livelli di vita) e rischi climatici (caldo estremo, inondazioni, siccità e inquinamento atmosferico) che si prevedono intensificarsi in futuro, sollecitando i policy maker che si riuniranno a Belém per la Conferenza sul clima (COP30) a passare dal riconoscimento del problema all’azione.

Circa 8 persone su 10 che vivono in povertà multidimensionale, ovvero 887 milioni su 1,1 miliardi a livello globale, sono direttamente esposte a rischi climatici quali caldo estremo, inondazioni, siccità o inquinamento atmosferico.

Lo sottolinea il Rapporto sull’Indice di Povertà Multidimensionale (MPI) globale 2025Overlapping Hardships: Poverty and Climate Hazards“, prodotto in collaborazione dall’Ufficio per il Rapporto sullo sviluppo umano del Programma Sviluppo delle Nazioni Unite (UNDP HDRO) e dall’Oxford Poverty and Human Development Initiative (OPHI), e diffuso il 17 ottobre 2025 in vista della COP30 in Brasile (Belém. 10 -21 novembre 2025), nel corso di un evento di lancio trasmesso in streaming.

L’Indice di Povertà Multidimensionale (MPI) globale del 2025 utilizza i dati comparabili più recenti disponibili per 109 paesi: 21 paesi a basso reddito, 45 paesi a reddito medio-basso, 39 paesi a reddito medio-alto e 4 paesi ad alto reddito. Questi paesi ospitano 6,3 miliardi di persone, circa il 92% della popolazione nelle regioni in via di sviluppo, e di queste 1,1 miliardi (18,3%) sono povere. I valori dell’MPI globale, l’incidenza e l’intensità della povertà e gli indicatori dei componenti sono disaggregati per 1.359 regioni subnazionali di 101 paesi, nonché per fascia d’età, area rurale-urbana e genere del capofamiglia.

L’Indice valuta la povertà a livello individuale. Se una persona è svantaggiata in un terzo o più dei dieci indicatori (ponderati), viene identificata come “povera MPI”. L’entità, o intensità, della sua povertà viene misurata anche attraverso la percentuale di privazioni che sta vivendo.

L’indice MPI globale, pertanto, mostra chi è povero e in che misura lo è, e può essere utilizzato per creare un quadro completo delle persone che vivono in povertà, consentendo confronti sia tra paesi e regioni del mondo, sia all’interno dei paesi per gruppo etnico, area urbana/rurale, regione subnazionale e fascia d’età, nonché altre caratteristiche chiave delle famiglie e delle comunità. Per ciascun gruppo e per i paesi nel loro complesso, la composizione dell’Indice per ciascuno dei dieci indicatori mostra in che misura le persone sono povere.

Il Rapporto 2025 presenta nuove prove del fatto che la crisi climatica sta rimodellando la povertà globale. Sovrapponendo per la prima volta i dati sui rischi climatici con i dati sulla povertà multidimensionale, i risultati rivelano un mondo in cui la povertà non è solo un problema socio-economico a sé stante, ma profondamente interconnesso con le pressioni e l’instabilità planetarie. Tra coloro che vivono in condizioni di povertà acuta multidimensionale – che abbracciano salute, istruzione e standard di vita – ben 651 milioni di persone sono esposte a due o più rischi climatici, mentre 309 milioni affrontano tre o quattro rischi contemporaneamente.

La nostra nuova ricerca dimostra che per affrontare la povertà globale e creare un mondo più stabile per tutti, dobbiamo affrontare i rischi climatici che mettono a rischio quasi 900 milioni di poveri – ha affermato Haoliang Xu, Amministratore ad interim dell’UNDP – Quando i leader mondiali si incontreranno in Brasile per la Conferenza sul Clima, COP30, il mese prossimo, i loro impegni nazionali sul clima dovranno rivitalizzare il stagnante progresso dello sviluppo che minaccia di lasciare indietro le persone più povere del mondo“.

Il peso simultaneo della povertà e dei rischi climatici
I risultati sottolineano che le persone povere in tutto il mondo spesso si trovano ad affrontare molteplici sfide ambientali contemporaneamente, anziché una sola e isolata.
– Degli 887 milioni di poveri esposti ad almeno un rischio climatico, 651 milioni affrontano due o più rischi contemporaneamente.
– È allarmante che 309 milioni di poveri vivano in regioni esposte a tre o quattro rischi climatici sovrapposti, mentre soffrono di una povertà multidimensionale acuta. Questi individui si trovano ad affrontare un “peso triplo o quadruplo”, spesso con risorse limitate e un accesso minimo ai sistemi di protezione sociale, amplificando gli effetti negativi degli shock.
– Individualmente, i pericoli più diffusi che colpiscono le persone povere a livello globale sono il caldo torrido (608 milioni) e l’inquinamento atmosferico (577 milioni). Le regioni soggette a inondazioni ospitano 465 milioni di persone povere, mentre 207 milioni vivono in aree colpite dalla siccità.

Questo rapporto mostra dove la crisi climatica e la povertà stanno convergendo in modo significativo – ha aggiunto Sabina Alkire, Direttrice dell’Oxford Poverty and Human Development Initiative e co-autrice del Rapporto – Capire dove il pianeta è maggiormente sotto pressione e dove le persone affrontano ulteriori oneri creati dalle sfide climatiche è essenziale per creare strategie di sviluppo che si rafforzino a vicenda e pongano l’umanità al centro dell’azione per il clima“.

La povertà multidimensionale si sovrappone all’elevata esposizione ai rischi climatici. Esposizione ad alte temperature (Fonte: Calcoli degli autori basati sulle stime dello MPI subnazionali e sui dati climatici)

Aree geografiche ed economiche critiche
L’onere dell’esposizione è distribuito in modo non uniforme tra regioni e gruppi di reddito.
L’Asia meridionale e l’Africa subsahariana sono considerate le zone più colpite a livello mondiale da queste difficoltà complesse, poiché ospitano il maggior numero di persone povere che vivono in regioni colpite dai rischi climatici (rispettivamente 380 milioni e 344 milioni).
Nell’Asia meridionale, l’esposizione è pressoché universale: il 99,1% dei poveri della regione è esposto a uno o più shock climatici (380 milioni di persone), mentre il 91,6% (351 milioni) ne subisce due o più, una percentuale molto più alta rispetto a qualsiasi altra regione del mondo. Nonostante i progressi epocali e storici nella riduzione della povertà, anche l’Asia meridionale deve accelerare l’azione per il clima.
– Tra le fasce di reddito, i Paesi a reddito medio-basso sopportano il peso maggiore dell’esposizione delle persone povere ai rischi climatici, sia in termini di numero assoluto che di elevata percentuale. Si stima che circa 548 milioni di persone povere nei Paesi a reddito medio-basso siano esposte ad almeno un rischio climatico, rappresentando il 61,8% delle persone povere a livello globale esposte a qualsiasi rischio climatico. È fondamentale sottolineare che oltre 470 milioni di persone povere nei Paesi a reddito medio-basso si trovano ad affrontare contemporaneamente due o più rischi climatici concomitanti.

Disuguaglianza futura prevista
Gli impatti individuati non si limitano al presente, ma si prevede che si intensificheranno in futuro – ha sottolineato Pedro Conceição, Direttore dell’Ufficio per il Rapporto sullo Sviluppo Umano dell’UNDP – L’analisi dei dati sulle proiezioni della temperatura rivela che i paesi con livelli attuali più elevati di povertà multidimensionale dovrebbero registrare i maggiori aumenti delle temperature entro la fine di questo secolo”.

Le proiezioni prevedono più giorni di caldo intenso nei paesi con maggiore povertà multidimensionale (Fonte: Calcoli degli autori basati sui dati dello MPI 2025 e sulle proiezioni di temperatura della piattaforma Human Climate Horizons dell’UNDP.

I risultati del Rapporto evidenziano l’urgente necessità di un’azione globale per affrontare il peso ineguale dei rischi legati al clima sulle persone che vivono in povertà multidimensionale. Per affrontare questi rischi sovrapposti è necessario passare dal riconoscimento all’azione, sottolineando l’urgenza di strategie di riduzione della povertà resilienti al clima, di rafforzare le capacità locali di adattamento e di meccanismi di redistribuzione internazionale e di finanziamento cooperativo su larga scala.

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