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Oxfam: la crisi climatica asseterà il mondo

Un Rapporto di Oxfam International presentato in occasione della Settimana Mondiale dell’Acqua (20-24 agosto 2023)  evidenzia come la crisi idrica innescata dal riscaldamento globale e dall’alternarsi di siccità e inondazioni sempre più violente porterà l’aumento di fame, migrazioni forzate e epidemie in aree sempre più vaste di Africa, Medio-Oriente e Asia.

Nei prossimi anni e decenni aree sempre più vaste e spesso poverissime del pianeta saranno colpite da una sempre maggiore carenza d’acqua. Una crisi idrica di portata epocale innescata dal riscaldamento globale e dall’alternarsi di siccità e inondazioni sempre più violente, che già oggi lascia senza accesso adeguato all’acqua 2 miliardi di persone nel mondo, entro il 2050 potrebbero arrivare a 3 miliardi, con conseguenze drammatiche sull’aumento di fame, malattie e correlate migrazioni forzate di massa con 216 milioni di migranti climatici interni, tra cui 86 milioni solo in Africa sub-sahariana.

È il monito del Rapporto Water Dilemmas: the cascading impacts of water insicurity in a heating world”, primo di una serie di rapporti dedicati a indagare l’impatto devastante della crisi climatica sulla disponibilità idrica in aree sempre più vaste e vulnerabili in Africa, Medio Oriente a Asia, che Oxfam International ha pubblicato il 23 agosto 2023, in occasione della Settimana Mondiale dell’Acqua (Stoccolma. 20-24 agosto 2023), la principale Conferenza sulle questioni idriche globali organizzata dallo Stockholm International Water Institute (SIWI) che si tiene ogni anno dal 1991 e che quest’anno ha per tema “Seeds of Change: Innovative Solutions for a Water-Wise World”.

Oxfam International, la Confederazione di ong che si dedicano alla riduzione della povertà, sottolinea come in soli 10 tra i Paesi al mondo più colpiti dai cambiamenti climatici (Somalia, Haiti, Gibuti, Kenya, Niger, Afghanistan, Guatemala, Madagascar, Burkina Faso e Zimbabwe) la malnutrizione cronica potrebbe aumentare di oltre un terzo entro il 2050, colpendo 11,3 milioni di persone in più rispetto ad oggi.

Mentre il cambiamento climatico è determinato da petrolio, carbone e gas, i danni vengono vissuti prevalentemente come crisi idrica – ha affermato Nafkote Dabi, Responsabile globale della Giustizia climatica di Oxfam – Ciò rappresenta una delle più grandi minacce per l’umanità e porterà a più fame, più malattie e più sfollamenti. Il riscaldamento globale sta aumentando la frequenza e la gravità dei disastri, comprese inondazioni e siccità, che colpiranno i paesi più duramente negli anni a venire. La mancanza enorme di investimenti nel rafforzamento dei sistemi idrici sta lasciando i paesi esposti alla catastrofe.

In vaste zone dell’Africa orientale oltre 32 milioni di persone al momento sono alla fame estrema a causa di 5 anni di siccità, emergenza aggravata dai conflitti in corso e dalla crescita dei livelli di povertà. Altre zone della stessa regione sono invece colpite da alluvioni improvvise e piogge imprevedibili, che devastano i raccolti e i mezzi di sussistenza della popolazione allo stesso modo della siccitàE la situazione è destinata peggiorare.

Gli impatti del cambiamento climatico sull’acqua in base allo scenario di emissioni a sviluppo intermedio (SSP2): Fonte Oxfam

Il rapporto di Oxfam rivela infatti come, entro il 2040, l’Africa orientale potrebbe essere colpita da un aumento dell’8% delle precipitazioni, che provocherà un ciclo di inondazioni e siccità che porterebbe a un aumento potenzialmente catastrofico del 30% del deflusso superficiale delle acque, che riduce la ricarica delle acque sotterranee e abbassa la falda freatica, peggiorando la siccità soprattutto per il settore agricolo e per  tutte quelle persone che dipendono dai pozzi d’acqua per sopravvivere. Un fenomeno che quindi produrrà un impatto devastante sull’impoverimento dei terreni, che verranno privati delle sostanze nutritive essenziali per i raccolti e aumenterà il rischio che molte infrastrutture essenziali vengano distrutte dalle alluvioni. La conseguenza ad esempio potrebbe essere l’aumento esponenziale di casi di malaria che entro il 2030 potrebbe colpire tra 50 e 60 milioni di persone in più, rispetto ad uno scenario in cui si escludesse l’impatto della crisi climatica.

In modo simile anche l’Africa occidentale sarà colpita dalla crisi idrica. Entrambe le regioni stanno già affrontando infatti ondate di calore più intense dell’8-15% e cali della produttività del lavoro dell’11-15%, a causa di migrazioni di massa di comunità costrette a spostarsi per sopravvivere a fame e povertà estrema, cambiamenti nelle colture, perdita di bestiame e l’intensificarsi di conflitti causati proprio dalla scarsità d’acqua. A livello globale si stima che negli ultimi 20 anni quest’ultimi siano quadruplicati, rispetto al periodo 1980-99.

“A causa della durissima siccità che colpisce queste aree dell’Africa, molti dei sistemi idrici installati da Oxfam stanno diventando insufficienti a garantire l’acqua necessaria alle comunità più colpite, e molti pastori e piccoli allevatori, ad esempio, sono costretti a migrare per cercare nuovi pascoli – ha osservato Paolo Pezzati, policy advisor per le crisi umanitarie di Oxfam Italia Nel Corno d’Africa sono già morti oltre 13 milioni di capi di bestiame a causa della siccità. Nel frattempo in Sud Sudan le inondazioni stanno spazzando via le strutture igienico-sanitarie, inquinando e quindi rendendo inservibili le fonti d’acqua dolce disponibili. Mentre aumenta la diffusione di malattie, come il colera, che vengono contratte per l’uso di acqua contaminata”.

Un’altra delle aree più colpite dalla crisi idrica è e sarà il Medio Oriente, dove entro il 2040 le precipitazioni potrebbero calare al punto tale da provocare una forte diminuzione della portata dei fiumi e dei livelli di acqua disponibile nei bacini idrici.

Le ondate di calore aumenteranno del 16%, provocando un crollo della produttività del lavoro del 7%, mentre i prezzi dell’acqua aumenteranno esponenzialmente di pari passo con una sempre maggiore necessità e domanda d’acqua. Tutto questo provocherà anche un aumento dell’insicurezza alimentare in Paesi spesso già attraversati da conflitti lunghissimi e atroci, come lo Yemen e la Siria.

In Paesi come l’Iraq, (uno degli stati al mondo più vulnerabili agli effetti della crisi climatica) che sta già affrontando una delle più gravi siccità di sempre, che ha colpito un’area vastissima del Paese, ci sono al momento 7 milioni di persone senz’acqua, cibo ed elettricità e tanti agricoltori sono costretti ad abbandonare terreni e animali per migrare verso città e centri urbani. Nella provincia di Diyala, nel nord dell’Iraq, ad esempio, le alte temperature hanno prosciugato le riserve d’acqua da cui dipende la sussistenza della popolazione, compreso il lago artificiale Hamrin, che in buona parte è diventato una pianura desertica.

In Asia, invece, vastissime aree saranno colpite dall’innalzamento del livello del mare, che potrebbe superare il mezzo metro entro il 2100 e dallo scioglimento dei giacchiai. Questo provocherà inondazioni e renderà inservibili molte delle falde acquifere da cui dipendono centinaia di milioni di persone, lungo le zone costiere. Le ondate di calore aumenteranno in media dell’8% e la produttività del lavoro calerà del 7%, con un conseguente aumento della povertà e delle migrazioni. Uno scenario in cui malattie come la malaria e la dengue potrebbero crescere del 183%.

Se i cambiamenti climatici sono il fattore scatenante della crisi idrica globale che ci troviamo di fronte, sono diverse le concause che stanno lasciando milioni di persone nei Paesi più poveri e vulnerabili del tutto impreparate ad affrontarne le conseguenze, lungo un trend destinato a peggiorare nel tempo.

Tanti gli esempi: decenni di investimenti insufficienti nei sistemi idrici, una gestione inadeguata del sistema delle acque, l’erosione, l’inquinamento e lo sfruttamento eccessivo delle falde acquifere sotterranee, solo per citarne alcuni, stanno peggiorando la crisi idrica.  Milioni di persone già svantaggiate si trovano ora impreparate ad affrontare le conseguenze dannose della crisi climatica. Solo il 32% degli appelli umanitari globali delle Nazioni Unite per l’acqua e i servizi igienico-sanitari da 3,8 miliardi di euro è stato finanziato lo scorso anno e i paesi più a rischio di insicurezza idrica non riescono ad investire nelle infrastrutture idriche.

Gli scenari peggiori che il mondo doveva evitare sono già iniziati – ha affermato Dabi – Secondo le attuali traiettorie delle emissioni, miliardi di persone non si trovano di fronte ad un futuro sicuro nel peggioramento della crisi idrica che avviene con tale disinteresse della politica. Le nazioni ricche ed inquinanti devono ridurre immediatamente e drasticamente le loro emissioni e finanziare le infrastrutture idriche nelle comunità povere”.

Oxfam lancia quindi un appello urgente ai Governi:
perché riorientino importanti investimenti nell’adeguamento dei sistemi idrici nazionali, rendendola una priorità politica;
– sostengano l’obiettivo delle Nazioni Unite di destinare 114 miliardi di dollari all’anno per affrontare l’emergenza idrica e igienico-sanitaria a livello globale. Risorse fondamentali per salvare tantissime vite oggi e che avranno un impatto positivo per il raggiungimento di quasi tutti gli altri obiettivi definiti dalle Nazioni Unite nell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile.

In copertina; Foto di Jahangir Alam/Oxfam in Bangladesh

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