Inquinamenti e bonifiche Mari e oceani

Cozze: crescita ridotta se esposte a microfibre di poliestere

Uno studio rivoluzionario che ha studiato l’esposizione di giovani cozze blu alle microfibre di poliestere e cotone dei tessuti, una delle principali fonti di inquinamento da microplastica, ha dimostrato una riduzione della loro crescita fino ad oltre un terzo, con potenziali impatti sull’ecosistema marino e sulle attività commerciali.

L’esposizione di cozze blu giovanili a microfibre di poliestere e cotone a concentrazioni rilevanti dal punto di vista ambientale riduce il loro tasso di crescita del 35,6% (poliestere) e del 18,7% (cotone), con potenziali effetti combinati in tutto l’ecosistema marino e implicazioni per la redditività commerciale.

Lo ha rilevato lo studio Impact of polyester and cotton microfibers on growth and sublethal biomarkers in juvenile mussels”, pubblicato su Microplastics and Nanoplastics e condotto da scienziati del Plymouth Marine Laboratory, dell’Università dell’East Anglia e dell’Università di Plymouth, che hanno esposto a tre trattamenti, progettati per riflettere le concentrazioni attuali e future previste di microfibre di poliestere e di cotone nell’ambiente naturale, il novellame di cozza blu (Mytilus edulis ) dell’Atlantico, che si differenzia da quella del Mediterraneo (Mytilus galloprovincialis) per le sue maggiori dimensioni e per le carni di colore più chiaro.

Gli studi suggeriscono che ogni anno entrano negli oceani da 4,8 a 12,7 milioni di tonnellate di plastica, e si prevede che con gli attuali trend di produzione entro il 2050 quadruplicheranno. Le fibre sono una delle forme più comuni di microplastica identificate negli studi ambientali, rappresentando fino al 91% del totale delle microplastiche identificate in alcuni studi. Le fibre inferiori a 5 mm sono denominate microfibre e sono generate prevalentemente dalla frammentazione dei tessuti, derivante dall’uso quotidiano e dal lavaggio dei vestiti, e dall’erosione e dall’abrasione delle infrastrutture marine, come reti e corde.

Le microfibre sono tipicamente composte da poliestere, polipropilene o nylon. Tuttavia, numerosi studi riportano anche la presenza di microfibre di derivazione naturale e semisintetiche (es. cotone, bioplastica) in campioni ambientali, che hanno ricevuto relativamente poca attenzione rispetto alle loro controparti in plastica.

Il team di ricercatori ha utilizzato microfibre di 10–500 µm (0,01 mm – 0,5 mm) per l’esperimento, condotto all’interno di un laboratorio a temperatura controllata con cicli notturni e diurni. Giovani cozze, che probabilmente sono meno resistenti all’esposizione agli inquinanti ambientali rispetto alle cozze adulte, sono state esposte a microfibre di poliestere a due concentrazioni, 8 e 80 microfibre per litro, mentre le fibre di cotone sono state testate solo a un livello di concentrazione di 80 fibre per litro.  Al contempo, un gruppo di controllo di giovani cozze non è stato esposto a microfibre di nessuno dei due materiali. Prima dell’esperimento le cozze sono state tenute in acqua di mare filtrata per una settimana, per rimuovere le particelle di microplastiche.

Le cozze esposte a 80 microfibre di poliestere per litro dopo 32 giorni di esposizione erano significativamente più piccole delle cozze di controllo, con un tasso di crescita mediamente del 35,6%. Seppure non statisticamente significativo, anche il tasso di crescita delle giovani cozze esposte alle microfibre di cotone si è ridotto del 18,7% nel periodo di studio di tre mesi, evidenziando che altre particelle artificiali dovrebbero essere studiate per il loro impatto sulla vita marina. 

Il team di ricercatori ipotizza che le riduzioni osservate nella crescita delle cozze potrebbero essere causate da individui che alterano i loro comportamenti alimentari per evitare di consumare microplastiche, deviando energia dalla crescita per elaborare le microfibre ingerite o riparare i danni causati da queste microfibre.

Pertanto, l’impatto negativo subletale delle microfibre sulle cozze evidenziato dall’esperimento, se combinato con ulteriori fattori di stress multipli dovuti a cambiamenti climatici, inquinamento e pesca eccessiva, potrebbe avere effetti a larga scala sugli ecosistemi marini. Le popolazioni globali di bivalvi sono già in declino, con molte specie già elencate come in via di estinzione e alcune classificate come estinte. Le microfibre potrebbero accelerare questo declino.

I ricercatori affermano che i loro risultati evidenziano l’importanza di condurre esperimenti più lunghi quando si considerano gli impatti delle microplastiche sulla vita marina. Mentre l’impatto delle microplastiche su alcuni aspetti della funzione biologica può diventare evidente in tempi brevi, l’impatto delle concentrazioni di microplastiche rilevanti per l’ambiente sulla crescita, la riproduzione e la sopravvivenza, che hanno la massima rilevanza per le popolazioni e le comunità, richiedono periodi di osservazione molto più lunghi.

Poiché le microfibre sono così diffuse nell’ambiente marino, è fondamentale cercare di comprendere il loro impatto su diversi organismi indicatori, come la cozza blu, che è una specie marina chiave importante per la sicurezza alimentare globale – ha affermato Christopher Walkingshaw, Dottorando di ricerca presso il Plymouth Marine Laboratory e principale autore dello studioTassi di crescita ridotti potrebbero alterare l’energia delle reti alimentari, poiché i mitili più piccoli hanno meno valore nutrizionale, sia per i loro predatori nell’ambiente naturale che per noi consumatori di frutti di mare. Le microfibre e altre microplastiche espongono gli animali marini, come i mitili, a un rischio aggiuntivo in un ambiente già a rischio per altre sfide come i cambiamenti climatici. I futuri obiettivi della ricerca sono di condurre esperimenti combinati che indaghino sui bilanci energetici e sulla tossicità subcellulare delle microfibre in un tempo di esposizione simile, per studiare il motivo alla base della crescita inibita“.

Secondo i ricercatori, comprendere gli impatti delle microplastiche e delle microfibre non sintetiche, come il cotone, e di altri tipi di inquinamento da particolato di origine antropica può aiutare i responsabili politici a identificare materiali e prodotti prioritari per l’attenzione normativa.

L’Unione europea è impegnata a ridurre i rifiuti di plastica nell’ambiente e dispone di una serie di strategie e normative attuali e proposte per raggiungere questo obiettivo. Nel 2022 la Commissione UE ha adottato la Strategia per i tessuti sostenibili e circolari, inclusa nel Pacchetto di proposte sul Green Deal europeo, volte a rendere i prodotti sostenibili la norma nell’UEpromuovere modelli imprenditoriali circolari, incentrata sul rilascio di fibre di microplastica dai tessuti. Attualmente le fibre naturali come il cotone non sono regolamentate, tuttavia è attualmente in corso un ampliamento della Direttiva sull’eco-design, che includerà norme più stringenti per prodotti sostenibili.

Articoli simili

Lascia un commento

* Utilizzando questo modulo accetti la memorizzazione e la gestione dei tuoi dati da questo sito web.