Secondo un nuovo Rapporto della Ellen MacArthur Foundation (EMF), con il supporto di Boston Consulting Group, i modelli di business circolari per la moda, come l’affitto, la rivendita, la riparazione e il rifacimento, possono rappresentare per le aziende un’occasione di crescita, costituendo entro il 2030 un mercato di 700 miliardi di dollari, e fornire al contempo notevoli risparmi di gas serra.
La Ellen MacArthur Foundation (EMF) ha pubblicato un nuovo Studio, “Circular Business Models: Redefining growth for a thriving fashion industry”, con il supporto analitico del Boston Consulting Group e la collaborazione di organizzazioni e aziende del settore, che esplora le opportunità di maggiori entrate per le aziende dai modelli di business circolari, riducendo al contempo il volume di nuovi capi di abbigliamento e accessori prodotti.
La Fondazione aveva lanciato “The Fashion Initiative”, in occasione del Copenhagen Fashion Summit 2017 la manifestazione sulla moda sostenibile che si svolge ogni anno nella capitale danese, a seguito della quale aveva pubblicato i report “A New Textiles Economy: Redesigning fashion’s future” e “Vision of a Circular Economy for fashion”, per una nuova economia tessile, basata sui principi di un’economia circolare, in cui vestiti, tessuti e fibre sono mantenuti al loro massimo valore durante l’uso e non finiscono mai come rifiuti, contribuendo a mantenere fiorente l’industria della moda e a ridurre l’inquinamento.
Alla COP26 di Glasgow il settore della moda, a 3 anni di distanza dall’adozione della Carta per l’azione climatica, adottata alla COP24 da parte di CEO e Presidenti di alcuni grandi marchi della moda, ha rivisto gli impegni per allinearsi alla traiettoria di innalzamento di 1,5 °C di riscaldamento globale, dopo che un Rapporto di McKinsey aveva rivelato come il settore fosse di oltre il 50% al di sopra del limite di emissioni necessario. Tra gli impegni aggiornati: “Sostenere la transizione verso modelli circolari di business e riconoscere l’impatto positivo che avrà sulla riduzione di gas serra del settore della moda”.
Sulla scia dei precedenti rapporti, il nuovo Studio approfondisce l’analisi di alcuni settori dell’industria della moda, come affitto, rivendita, riparazione e rifacimento, che rappresentano un mercato in continua crescita.
“Non solo i modelli di business circolari hanno un enorme potenziale per diventare mainstream, ma forniscono una crescita nuova e migliore per l’industria della moda – ha dichiarato Marilyn Martinez, Project manager della Fashion Initiative di EMF – La produzione dell’abbigliamento è raddoppiata tra il 2000 e il 2015, mentre il tempo in cui utilizziamo i vestiti si è ridotto di oltre un terzo. I modelli di business circolari possono aiutare a invertire la rotta e creare un’industria fiorente che assuma un ruolo guida nell’affrontare le sfide globali come i cambiamenti climatici e la perdita di biodiversità”.
Si prevede che tali modelli continueranno a crescere man mano che i clienti diventano sempre più motivati da accessibilità, convenienza e sensibilità ambientale e, inoltre, settori come l’affitto e la rivendita, hanno il potenziale di costituire il 23% del mercato globale della moda entro il 2030 e conquistare un mercato di 700 miliardi di dollari.
Comunque, nello studio si sottolinea che questi modelli non sempre portano a benefici ambientali, soprattutto se sono visti puramente come “aggiuntivi” a un modello tradizionale dispendioso, anziché il fulcro di tutte le attività aziendali.
Ad esempio, incentivare il ritiro dei prodotti per la rivendita, il rifacimento o il riciclaggio offrendo buoni per nuovi prodotti può alimentare una maggiore produzione. I modelli a noleggio che offrono abiti non progettati per resistere a molti cicli di usura e pulizia aumentano le possibilità che quel modello non sia economicamente e ambientalmente sostenibile. In definitiva, se non progettato per essere parte di un sistema, il capo di abbigliamento finirà in discarica dopo pochissimi usi.
Per massimizzare i risultati positivi dei modelli di business circolari e realizzare il loro pieno potenziale per una migliore crescita economica e una riduzione degli impatti ambientali, la Fondazione raccomanda 4 azioni chiave:
– ridefinire gli indicatori di performance, gli incentivi per i clienti e la loro esperienze;
– progettare prodotti che possono essere utilizzati di più e più a lungo;
– cooperare con le reti di fornitura in grado di far circolare i prodotti a livello locale e globale;
– implementare la più ampia gamma di modelli di business circolari.