Demografia Società

Migrazioni internazionali: una valutazione quantitativa dei fattori trainanti del fenomeno

Migrazioni internazionali: valutazione quantitativa del fenomeno

Un nuovo Rapporto del Centro Comune di Ricerca (JRC) sulle migrazioni internazionali indaga sui driver delle diverse dimensioni del fenomeno, con l’obiettivo di aiutare i responsabili delle politiche a comprendere le tendenze attuali e le potenziali future in tutto il mondo.

Si è svolto a Bruxelles il 27 settembre 2018 l’evento “I driver della migrazione internazionale. Una valutazione quantitativa dei fattori che inducono alla migrazione”, organizzato dalla Direzione generale per la cooperazione internazionale e lo sviluppo DG DEVCO) della Commissione UE, e dal Centro Comune di Ricerca (JRC), nell’ambito delle attività del Centro di conoscenze sulla migrazione e la demografia (KCMD), creato dalla Commissione UE nel giugno 2016 per migliorare la base di conoscenze sulle situazioni di sfollamento protratto e sulle loro cause.

L’evento è servito per illustrare gli aspetti salienti del nuovo Rapporto, pubblicato dal Centro Comune di Ricerca, che, attraverso un’analisi approfondita dei dati internazionali, fa luce sui driver migratori internazionali, mostrando quali sono i fattori trainanti dei flussi in tutto il mondo, al fine di comprendere meglio il fenomeno e avere elementi di valutazione per definire adeguate politiche.

C’è la necessità di migliorare la gestione del fenomeno migratorio, affrontando le “cause profonde che spingono le persone a cercare una vita altrove“. È importante, quindi, che le politiche da adottare si basino sulle necessarie informazioni e su un’adeguata consapevolezza del fenomeno, “prima dei barconi”.

Il Rapporto esamina le caratteristiche strutturali dei Paesi di origine e di destinazione dei migranti, i flussi migratori verso l’UE, le variazioni nelle richieste di asilo e le decisioni individuali delle persone che si preparano a migrare.

I risultati evidenziano che, anche se le sfide immediate devono essere affrontate rapidamente ed efficacemente quando si presentano, le risposte a breve termine alle politiche raramente considerano i fattori strutturali sottostanti che hanno guidato i modelli della migrazione globale.

Il Rapporto conferma che i principali motori della migrazione internazionale sono essenzialmente strutturali: sviluppo economico nei Paesi di originereti sociali dei migranti e dinamiche demografiche.

Queste variabili sono spesso interconnesse e riflettono le fasi generali dello sviluppo socio-economico. Ad esempio, PIL basso e alti livelli di fertilità descrivono una fase iniziale dello sviluppo socio-economico.

Nei Paesi a reddito medio, l’aumento del PIL pro capite è associato a livelli di migrazione più elevati. Nei Paesi ad alto reddito, un PIL pro capite più elevato è associato a livelli di migrazione più bassi.

La mancanza di una relazione significativa nel caso dei Paesi a basso reddito dimostra che nelle prime fasi di sviluppo, i piccoli cambiamenti nel PIL giocano un ruolo secondario nell’influenzare le decisioni individuali di emigrare.

Il Rapporto sottolinea che nei Paesi a basso e medio reddito gli alti tassi di fertilità non comportano maggiori probabilità di migrare. Ciò potrebbe attribuirsi alla correlazione positiva tra alti tassi di fertilità e cattive condizioni economiche che rappresentano fattori di ostacolo per la migrazione.

Altre variabili come la distanza geografica e culturale tra Paesile variazioni dei livelli del PIL nei Paesi di destinazione e il livello di istruzione della popolazione nei Paesi di origine offrono spiegazioni, seppure più deboli, del perché le persone migrano.

I ricercatori del Centro hanno analizzato questi fattori utilizzando dati provenienti dalla Banca Mondiale (WB) e dal Dipartimento per gli affari economici e sociali delle Nazioni Unite (UNDESA), che coprono il periodo 1980-2015.

Utilizzando i dati di Eurostat del periodo 2009-2016 sui permessi di soggiorno per l’UE, gli autori hanno analizzato i fattori che incidono per chi si sposta per ragioni di lavoro, per motivi di famiglia o di istruzione.

La presenza di comunità con un background di migrazione nei Paesi di destinazione è il driver più forte in tutti i canali legali.

Le favorevoli condizioni del mercato del lavoro nei Paesi di destinazione sono anche associate a una percentuale più elevata di nuovi permessi di soggiorno per motivi legati appunto al lavoro.

La migrazione verso l’UE a fini di istruzione e formazione è giudicata essere influenzata dall’aumento della disoccupazione nei Paesi di destinazione e dalla maggiore distanza geografica, motivi entrambi che tendono ad essere correlati a livelli di migrazione più bassi.

Per analizzare i driver dei richiedenti asilo, il Rapporto si base sui dati forniti dall’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR) sulle nuove domande di asilo da circa 140 Paesi, presentate in Paesi sia europei che non europei nel periodo 1999-2016.

I ricercatori si aspettavano di scoprire che conflittualità e instabilità politicheesposizione a gravi conflitti armati nei Paesi d’origine determinassero una maggiore richiesta dei permessi di asilo. Questo è risultato vero, ma hanno trovato che altri driver sono altrettanto trainanti. Per esempio, la povertà nei Paesi di origine. A livelli più elevati di povertà, corrispondevano maggior numero di domande di asilo. In parte, è comprensibile dal momento che l’insorgere di casi di conflitti armati e di instabilità politica possono far sorgere, causare e aggravare condizioni di povertà.

Anche per le persone che fanno richiesta di asilo politico, la presenza nel Paese di destinazione di comunità di migranti precedentemente insediatesi è uno dei fattori più forti, dal momento che membri della stessa comunità già stabilitisi nel Paese ospitante possono ridurre i rischi, il costo del volo e dell’integrazione dopo l’arrivo, fornendo un modo più rapido per prendere decisioni in situazioni difficoltà.

Altri fattori, come le condizioni economiche favorevoli del Paese di destinazione, la prossimità geografica della destinazione, e gli effetti di rete sono driver meno significativi.

Il desiderio e la preparazione del trasferimento all’estero dai Paesi a basso, medio e alto reddito, si basano sull’indagine del sondaggio mondiale Gallup compiuto tra il 2010 e il 2015.

I driver delle singole intenzioni di migrare rispecchiano ampiamente quel che è emerso dalle analisi dei movimenti migratori generali. Reti e istruzione sono i driver più rilevanti della potenziale migrazione.

Nonostante i recenti sviluppi e miglioramenti dei dati e degli indici per misurare le politiche migratorie, rimangono da affrontare sfide immani per fornire risposte globali quantitative sull’efficacia delle politiche intraprese.

Gli studi esistenti considerati nel Rapporto tendono a concludere che le politiche, anche se importanti, hanno un ruolo meno decisivo rispetto ad altri determinanti del fenomeno migratorio come fattori economici, reti sociali, prossimità geografica e affinità culturali.

È difficile trovare una correlazione diretta di causa ed effetto tra cambiamenti climatici e fenomeno migratorio.

Gli eventi a lenta insorgenza correlati all’aumento della temperatura, alla riduzione delle precipitazioni, alle persistenti siccità e al degrado dei suoli, sono risultati rilevanti per determinare i flussi migratori dalle aree rurali, specialmente nei Paesi meno sviluppati.

Gli eventi a insorgenza rapida, come le inondazioni, hanno effetti negativi sulle comunità locali costringendole a trasferirsi temporaneamente nelle regioni circostanti.

La risposta della popolazione esposta dipenderà dall’adattabilità delle persone alle nuove condizioni, dal grado di governance delle istituzioni e dall’attuazione di strategie volte a perseguire uno sviluppo sostenibile.

Se le politiche devono affrontare i fattori strutturali che guidano la migrazione internazionale, come la povertà, la disoccupazione e le tendenze demografiche, allora un approccio a lungo termine è fondamentale – sottolineano i ricercatori – Tuttavia, nel breve termine i responsabili delle politiche potrebbero cercare di indirizzare la migrazione fornendo canali legali che facilitino la selettività e ottimizzino i benefici complessivi che essa comporta”.

Articoli simili

Lascia un commento

* Utilizzando questo modulo accetti la memorizzazione e la gestione dei tuoi dati da questo sito web.