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Italiani nel Mondo: neppure la pandemia frena le partenze

L’annuale Rapporto “Italiani nel Mondo” della Fondazione Migrantes che quest’anno dedica un focus alla pandemia e a come ha influenzato la mobilità italiana, testimonia che il Covid-19 ha frenato, ma non arrestato la mobilità verso l’estero dei connazionali.

L’unica Italia che continua a crescere è quella che risiede all’estero: al 1° gennaio 2021 sono 5.652.080 gli italiani residenti all’estero (il 9,5% degli oltre 59,2 milioni di italiani residenti in Italia) con un aumento del 3% nell’ultimo anno, pari a 166.000. Di contro, l’Italia ha perso 384.000 residenti sul suo territorio.

È quanto emerge dalla XVI edizione del RapportoItaliani nel Mondo” della Fondazione Migrantesorganismo pastorale collegato alla CEI, al quale hanno contribuito 75 studiosi italiani e non, e presentato il 9 novembre 2021 nel corso del Convegno “Gli italiani in Europa e la missione cristiana. Radici che non si spezzano ma che si allungano ad abbracciare ciò che incontrano”.

Si tratta dell’unico Rapporto interamente dedicato all’Italia e alla sua mobilità: dati quantitativi (socio-statistici), con focus regionali e provinciali, si completano con informazioni qualitative che derivano da ricerche e indagini. Il tutto perfezionato da approfondimenti di particolare interesse. Il focus del Rapporto di quest’anno è dedicato all’edipedima di Covid-19 e a come ha influenzato la mobilità italiana.

Il ‘Rapporto Italiani nel Mondo’ si conferma, anno dopo anno, utile strumento di approfondimento su un tema centrale nell’ambito dei cambiamenti che si propagano su scala mondiale – ha scritto il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel messaggio inviato per l’occasione al Presidente della Fondazione Mons. Gian Carlo PeregoL’accento posto dallo studio sul concetto di mobilità umana rispetto al termine ‘migrazione’ apre a prospettive analitiche più ampie e complesse, che tengono conto dell’evoluzione socioeconomica del nostro Paese e anche delle sfide impreviste che i nostri connazionali all’estero si sono trovati ad affrontare in tempi segnati dalla pandemia”.

Nell’ultimo anno l’aumento della popolazione iscritta all’Anagrafe degli italiani residenti all’estero (AIRE) è stato del 3% (il 6,9% dal 2019, il 13,6% negli ultimi cinque anni e ben l’82% dal 2006 (anno della prima edizione del Rapporto). Crescono le donne iscritte, un processo che è insieme “di femminilizzazione e di familiarizzazione”, secondo il Rapporto, a partire, infatti, sono oggi moltissime donne alla ricerca di realizzazione personale e professionale, ma vi sono anche tanti nuclei familiari con figli al seguito, legati o meno da matrimonio. Su quasi 5,5 milioni di residenti all’estero, le famiglie sono 3.223.486.

Fonte: Slide di presentazione della Dott.ssa Delfina Licata, referente dell’Area Ricerca e Documentazione della Fondazione Migrante, studiosa delle tematiche legate alla mobilità. 

Gli italiani che hanno lasciato il nostro Paese per l’estero sono stati prevalentemente quelli del Centro-Nord con Lombardia e Veneto ferme nelle prime due posizioni. la Lombardia guida con 19.402 (17,7%), seguita dal Veneto con 12.346 (11,3%) partenze. Tutte le regioni, ad esclusione dell’Umbria (+44 unità), presentano, però, saldi negativi nell’ultimo anno a causa del Covid. La regione che, in valore assoluto, registra il saldo negativo maggiore è il Veneto (-2.762), seguito da Lombardia (-2.534), Campania (-1.801), Calabria (-1.789) e Puglia (-1.686). Al contrario, la Basilicata è la regione che ha perso meno residenti (-24), seguita da Val D’Aosta (-101) e Molise (-164).

Degli oltre 109 mila connazionali che hanno spostato la loro residenza dall’Italia all’estero lungo il corso del 2020, il 78,7% lo ha fatto scegliendo l’Europa come continente. Probabilmente la vicinanza della meta di destinazione è stata una sorta di strategia di contenimento dei rischi a cui si andava incontro e non solo per la possibilità di contrarre il virus, quanto piuttosto per le condizioni del sistema sanitario del luogo prescelto e delle indicazioni ivi adottate.

Complessivamente, le destinazioni scelte lungo il corso del 2020 sono state 180 e, tra le prime dieci, ben sette sono nazioni europee. Ai primi posti, come accade ormai da diversi anni, vi sono il Regno Unito (33.293), la Germania (13.990) e la Francia (10.562) che, da sole, coprono il 52,8%. Se a queste aggiungiamo la Svizzera (8.189), che quest’anno, diversamente dal 2020, precede il Brasile (7.077), mentre l’incidenza “europea” sul totale nelle prime posizioni arriva al 60,3%.

Nel 2021 la comunità italiana residente in Gran Bretagna è aumentata del 33% rispetto all’anno precedente. Il Regno Unito è l’unico Paese dove è stato registrato un saldo positivo rispetto al numero di nostri connazionali che vi hanno trasferito la residenza. Tra le ragioni di questo incremento, potrebbero esserci l’incremento delle richieste del “settled status” provocato dalla cosiddetta ‘Brexit’, l’uscita del Regno Unito dall’Unione europea. Dal rapporto emerge inoltre che “degli oltre 109.000 connazionali che hanno spostato la loro residenza dall’Italia all’estero lungo il corso del 2020, il 78,7% lo ha fatto scegliendo l’Europa come continente.

Nel loro complesso le destinazioni scelte nell’ultimo anno sono state 180 e, tra le prime dieci, ben sette sono nazioni europee”. Le comunità italiane all’estero Sono tre le grandi comunità di cittadini italiani iscritti all’AIRE: nell’ordine, Argentina (884.187, il 15,6% del totale), Germania (801.082, 14,2%), Svizzera (639.508, 11,3%). Seguono, a distanza, le comunità residenti in Brasile (poco più di 500 mila, 8,9%), Francia (circa 444 mila, 7,9%), Regno Unito (oltre 412 mila, 7,3%) e Stati Uniti (quasi 290 mila, 5,1%).

C’è un’altra Italia che non va dimenticata, della quale dobbiamo sentirci responsabili tutti, la Chiesa in Italia ma non solo – ha sottolineato nel suo intervento Mons. Stefano Russo, Segretario generale della CEI – Mi riferisco agli italiani che sono all’estero da più tempo, magari in età avanzata e di quelle generazioni nate e/o cresciute all’estero ma che continuano ad avere legami profondi con il nostro Paese. Parlo delle comunità di lingua italiana più strutturate, da tempo ormai insediate in territori fuori dei confini italiani, ma che sentono forte la necessità di rinvigorire i legami rinnovando sentimenti di amicizia e affetto reciproci”.

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