Diritto e normativa

Infrazioni: Italia deferita a Corte di giustizia per ritardi di pagamento

Il Pacchetto di infrazioni di novembre adottato dalla Commissione UE contiene il deferimento dell’Italia alla Corte di giustizia europea per il mancato rispetto della Direttiva sui ritardi di pagamento che impone alle autorità pubbliche di saldare le fatture entro 30 giorni. Inoltre, nei confronti del nostro Paese è stato adottato un parere motivato sull’assegno unico per i figli a carico, introdotto nel marzo 2022,  perché è discriminatorio in quanto lo lega alla residenza in Italia da almeno due e alla convivenza nello stesso nucleo familiare dei figli.

Nel giorno in cui l’ANSA ha diffuso la notizia che la Commissione UE sarebbe pronta a inviare al Governo italiano la lettera con il parere motivato sul dossier “Balneari”, attirando l’attenzione dei media per le polemiche politiche che la questione della mancata applicazione della Direttiva Bolkestein sui concessioni balneari ha alimentato per anni, la Commissione UE ha ufficialmente adottato il 16 novembre il pacchetto mensile di infrazioni che contiene per l’Italia nel settore del Mercato interno il deferimento alla Corte di giustizia europea per la non corretta applicazione della Direttiva 2011/7/UE sui ritardi di pagamento che impone alle autorità pubbliche di saldare le fatture entro 30 giorni (60 giorni nel caso degli ospedali pubblici).

Rispettando questi termini di pagamento, sottolinea il Comunicato della Commissione, le autorità pubbliche danno l’esempio nella lotta contro la “cultura” dei ritardi di pagamento nel mondo delle imprese. I ritardi di pagamento hanno effetti negativi sulle imprese in quanto ne riducono la liquidità, ne impediscono la crescita, ostacolano la loro resilienza e potenzialmente vanificano i loro sforzi per diventare più ecologiche e più digitali. Nell’attuale contesto economico le imprese, e in particolare le PMI, fanno affidamento su pagamenti regolari per poter funzionare e mantenere i livelli di occupazione.

La Commissione sta attualmente istituendo un Osservatorio europeo dei pagamenti nelle transazioni commerciali, come annunciato nell’aggiornamento della Strategia industriale, adottato nel maggio 2021. Lo scorso settembre la Commissione UE ha presentato, peraltro, una revisione della direttiva sui ritardi di pagamento e ha una proposta di Regolamento relativo alla lotta contro i ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali.

La Commissione ha deferito l’Italia alla Corte di giustizia a causa di una normativa e una prassi nazionali che escludono il noleggio di apparecchiature per le intercettazioni telefoniche nel quadro delle indagini penali dall’ambito di applicazione della direttiva sui ritardi di pagamento. Tale esclusione fa sì che i prestatori dei servizi in questione non abbiano la garanzia di essere pagati entro i termini di legge e non possano far valere i loro diritti ai sensi della direttiva. La procedura di infrazione era stata avviata nel 2021, ma l’Italia non ha ancora proposto alcuna modifica per allineare alla Direttiva la

Per l’Italia nella Pacchetto di infrazioni di novembre c’è anche nel settore Lavoro e diritti sociali un parere motivato, l’anticamera del deferimento alla Corte di giustizia europea, per il mancato rispetto delle norme dell’UE in materia di coordinamento della sicurezza sociale e di libera circolazione dei lavoratori.

Nel marzo 2022 l’Italia ha introdotto un nuovo assegno familiare per i figli a carico (“assegno unico e universale per i figli a carico“) di cui possono beneficiare solo coloro che risiedono per almeno 2 anni in Italia possono, e solo se vivono nello stesso nucleo familiare dei figli.

Secondo il parere della Commissione, questa normativa viola il diritto dell’UE, in quanto non tratta i cittadini dell’UE in modo equo, e pertanto si qualifica come discriminazione. Il Regolamento sul coordinamento della sicurezza sociale vieta inoltre qualsiasi requisito di residenza ai fini della percezione di prestazioni di sicurezza sociale, quali gli assegni familiari. Questo parere motivato fa seguito a una lettera di costituzione in mora inviata all’Italia nel febbraio 2023. L’Italia ha risposto a tale lettera nel giugno 2023. La Commissione ritiene che la risposta non affronti in modo soddisfacente i suoi rilievi e ha ora deciso di inviare un parere motivato. L’Italia dispone di 2 mesi per rispondere e adottare le misure necessarie, trascorsi i quali la Commissione potrà decidere di deferire il caso alla Corte di giustizia dell’UE.

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