Inquinamenti e bonifiche Territorio e paesaggio

Incendi boschivi: minacciano gli ecosistemi terrestri, ma anche quelli marini

Uno Studio condotto da ricercatori dell’Università Milano-Bicocca che hanno messo a punto un modello matematico-statistico che ha permesso per la prima volta di individuare e correlare il ruolo degli incendi boschivi con la contaminazione dei sedimenti del Mar Mediterraneo, evidenzia l’importanza delle strategie di prevenzione degli incendi, non solo per la salvaguardia degli ambienti terrestri, ma anche per gli ecosistemi marini

L’immagine dell’Europameridionale vista dall’alto di Sentinel 3, il Satellite dell’Agenzia spaziale europea (ESA), pubblicata il 31 luglio 2021 dalla piattaforma di gestione di dati geospaziali Adam, rende bene la situazione dell’Europa mediterranea stretta da una morsa di caldo tra i più infernali degli ultimi anni, che ha fatto da deterrente, oltre alla mano dell’uomo e alle condizioni di forte vento, al diffondersi di vasti incendi  che si sono estesi dalla Sardegna alla Turchia, dalla Sicilia alla Grecia, risalendo la dorsale appenninica fino alle Marche.

L’ultimo Rapporto sugli incendi boschivi in Europa e nell’area del Mediterraneo, del Centro Comune di Ricerca (JRC) della Direzione generale Ambiente (DG-ENV) della Commissione UE stilato sulla base delle informazioni più aggiornate fornite dal Sistema europeo di informazione sugli incendi forestali (EFFIS) e dal Sistema mondiale di informazione sugli incendi (GWIS) aveva rilevato che il 2019 si era classificato come l’anno peggiore della storia recente per il numero e l’entità del fenomeno, ma quelli che si stanno verificando in questa estate 2021 rischia di superare i precedenti record.

Inoltre, gli incendi boschivi non hanno impatti solo sull’ambiente terrestre, ma minacciano alche il mare e i suoi ecosistemi, come ha evidenziato lo Studio Spatial and temporal trends in the ecological risk posed by polycyclic aromatic hydrocarbons in Mediterranean Sea sediments using large-scale monitoring data”, pubblicato online prima della pubblicazione cartacea su Ecological Indicators e condotto da ricercatori dei Dipartimenti di Scienze dell’Ambiente e della Terra(DISAT) e di EconomiaMetodi Quantitativi e Strategie di Impresa (DEMS)  dell’Università di Milano-Bicocca, guidati dall’ecologa Sara Villa, che hanno elaborato un modello matematico-statistico che ha permesso per la prima volta di individuare e correlare il ruolo degli incendi delle aree boschive con la contaminazione dei sedimenti del Mar Mediterraneo.

Il Gruppo è giunto a tale conclusione dopo aver ricostruito l’andamento spaziale e temporale del rischio rappresentato dalla presenza di 16 idrocarburi policiclici aromatici (IPA) per le comunità bentoniche, ovvero degli organismi che vivono nei sedimenti del Mediterraneo e che svolgono un ruolo cruciale negli ecosistemi acquatici: il loro stato di salute rappresenta un significativo indicatore della qualità dell’ambiente marino. Questi organismi, inoltre, essendo un’importante fonte di cibo per altri animali, i contaminanti che assimilano dai sedimenti possono essere trasferiti lungo l’intera catena trofica.

I ricercatori hanno studiato anche le origini della contaminazione da IPA in mare, evidenziando che gli IPA nei sedimenti mediterranei provengono principalmente da fonti antropiche a causa della combustione incompleta di carbone, legna o benzina o da processi industriali. Tuttavia, possono anche essere emessi da fonti naturali come gli incendi boschivi o l’attività vulcanica che contribuiscono alla contaminazione di fondo nell’ambiente.

Questi contaminanti possono essere trasportati su lunghe distanze e possono entrare nell’ambiente acquatico attraverso percorsi atmosferici dopo processi di deposizione secca o umida o essere trasportati dalle acque di pioggia verso i corsi d’acqua e quindi in mare. Altre fonti provengono da processi industriali quali l’uso industriale di petrolio e/o acque reflue industriali o urbane.

Con i nostri indici abbiamo notato che l’origine della contaminazione era molto spesso legata a combustione di biomasse naturali – ha spiegato Sara VillaCi siamo chiesti, quindi, che impatto avessero gli incendi sulla qualità dell’ambiente acquatico. Abbiamo constatato che all’aumentare degli incendi, aumenta la contaminazione dei sedimenti marini con un tempo di risposta di tre anni circa. Si tratta di un aspetto nuovo e strategico sul quale incardinare la lotta agli incendi nelle aree boschive e spingere ad una maggiore consapevolezza pubblica, per proteggere non solo l’ambiente terrestre ma anche quello marino“.

Le strategie di prevenzione degli incendi boschivi adottate dall’Europa e dal nostro Paese – ha continuato Villa – risultano quindi importanti anche per la protezione del Mar Mediterraneo, soprattutto alla luce dei preoccupanti scenari che prevedono l’aumento della frequenza e dell’intensità degli incendi boschivi in correlazione con i cambiamenti climatici e con la frequenza degli eventi estremi“.

L’immagine aerea dell’incendio che ha devastato il 1° agosto 2021 la pineta dannunziana a Pescara (Fonte: Vigili del Fuoco)

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