Energia Fonti rinnovabili

Idrogeno verde: anche quello prodotto con l’energia nucleare

La Commissione UE ha pubblicato la proposta di criteri tecnici per definire l’idrogeno verde e rinnovabile nell’Unione, necessari per il conteggio dei target di energia rinnovabile degli Stati membri, che include anche quello prodotto con almeno il 70% di emissioni di gas serra in meno, nell’intero ciclo di vita, rispetto a quello derivato da combustibili fossili (quindi anche quello prodotto da energia nucleare). La decisione in Francia viene salutata come una vittoria del Governo francese.

L’idrogeno verde potrà essere definito tale se prodotto con elettricità rinnovabile, ma anche con elettricità a bassissima intensità di emissioni, vale a dire con mix energetici con una forte incidenza del nucleare.

È quanto prevede la proposta della Commissione UE per definire cosa costituisce l’idrogeno verde e rinnovabile nell’UE, con l’adozione di due atti delegati (Regolamenti) come da Direttiva sulle energie rinnovabili che prevede dei criteri necessari per il calcolo della quota di energia da fonti rinnovabili da parte degli Stati membri (Art. 27).

Questi atti fanno parte di un ampio quadro normativo dell’UE, seguente alla Strategia UE per l’idrogeno, adottata dalla Commissione nel 2020 che definisce una visione per la creazione di un ecosistema europeo dell’idrogeno dalla ricerca e innovazione alla produzione e alle infrastrutture e allo sviluppo di standard e mercati internazionali. Si prevede che l’idrogeno svolgerà un ruolo importante nella decarbonizzazione dell’industria e dei trasporti pesanti in Europa e nel mondo.

L’aumento di produzione di idrogeno verde, ​​potrebbe accelerare non solo la decarbonizzazione del sistema energetico, ma avrà ripercussioni anche nelle emissioni dell’agricoltura attraverso la produzione e l’uso di ammoniaca, anziché di fertilizzanti sintetici, derivati da fonti fossili.

Nell’ambito del  Pacchetto “Fit for 55, la Commissione ha introdotto diversi incentivi per la sua adozione, compresi obiettivi obbligatori per l’industria e i settori dei trasporti. che comprende investimenti in infrastrutture energetiche e norme sugli aiuti di Stato, nonché obiettivi legislativi per l’idrogeno rinnovabile per l’industria e i settori dei trasporti. 

L’idrogeno è anche un pilastro fondamentale del REPowerEU per eliminare i combustibili fossili russi. La Commissione ha delineato un concetto di “acceleratore di idrogeno” per aumentare la diffusione dell’idrogeno rinnovabile, dal momento che il piano REPowerEU prevede che l’UE produca 10 milioni di tonnellate e importi 10 milioni di tonnellate di idrogeno rinnovabile entro il 2030. 

L’idrogeno rinnovabile è una componente cruciale della nostra strategia per una transizione verso un’energia pulita economicamente vantaggiosa e per eliminare i combustibili fossili russi in alcuni processi industriali – ha dichiarato Kadri Simson, Commissaria UE per l’Energia – Regole chiare e un sistema di certificazione affidabile sono fondamentali per lo sviluppo e l’affermazione di questo mercato emergente in Europa. Questi atti delegati forniscono agli investitori la necessaria certezza del diritto e rafforzeranno ulteriormente la leadership industriale dell’UE in questo settore verde”.

Il primo atto delegato definisce a quali condizioni l’idrogeno, i combustibili a base di idrogeno o altri vettori energetici possono essere considerati RFNBO (Renewable Fuels of Non-Biological Origins).

La proposta di Regolamento chiarisce il principio di “addizionalità” per l’idrogeno enunciato nella direttiva UE sulle energie rinnovabili. Gli elettrolizzatori per produrre idrogeno dovranno essere collegati alla nuova produzione di elettricità rinnovabile. Questo principio mira a garantire che la generazione di idrogeno rinnovabile incentivi un aumento del volume di energia rinnovabile disponibile in rete rispetto a quanto già esistente. In questo modo, la produzione di idrogeno sosterrà la decarbonizzazione e integrerà gli sforzi di elettrificazione, evitando pressioni sulla produzione di energia.

Mentre la domanda iniziale di elettricità per la produzione di idrogeno sarà trascurabile, aumenterà verso il 2030 con il lancio di massa di elettrolizzatori su larga scala. La Commissione stima che siano necessari circa 500 TWh di elettricità rinnovabile per soddisfare l’ambizione di REPowerEU di produrre entro il 2030 i 10 milioni di tonnellate di RFNBO, corrispondenti al 14% del consumo totale di elettricità dell’UE, in linea con l’obiettivo di innalzare al 45% per le energie rinnovabili.

L’atto delegato stabilisce diversi modi in cui i produttori possono dimostrare che l’elettricità da fonti rinnovabili utilizzata per la produzione di idrogeno è conforme alle norme sull’addizionalità, introducendo inoltre criteri volti a garantire che l’idrogeno rinnovabile sia prodotto solo quando e dove è disponibile energia rinnovabile sufficiente (nota come correlazione temporale e geografica).

Per tenere conto degli impegni di investimento esistenti e consentire al settore di adattarsi al nuovo quadro, le norme saranno introdotte gradualmente e progettate per diventare più rigorose nel tempo. In particolare, le regole prevedono una fase di transizione dei requisiti di “addizionalità” per i progetti sull’idrogeno che inizieranno a funzionare prima del 1° gennaio 2028. Questo periodo di transizione corrisponde al periodo in cui gli elettrolizzatori saranno potenziati e immessi sul mercato. Inoltre, i produttori di idrogeno potranno far corrispondere la loro produzione di idrogeno con le loro fonti rinnovabili contrattuali su base mensile fino al 1° gennaio 2030. Tuttavia, gli Stati membri avranno la possibilità di introdurre norme più rigorose sulla correlazione temporale a partire dal 1° luglio 2027.

I requisiti per la produzione di idrogeno rinnovabile si applicheranno sia ai produttori nazionali sia ai produttori di Paesi terzi che desiderano esportare idrogeno rinnovabile nell’UE per essere conteggiati ai fini degli obiettivi dell’UE in materia di energie rinnovabili. Un sistema di certificazione basato su sistemi volontari garantirà che i produttori, sia nell’UE che nei Paesi terzi, possano dimostrare in modo semplice e agevole la loro conformità al quadro dell’UE e commerciare idrogeno rinnovabile all’interno del mercato unico.

Il secondo atto delegato fornisce una metodologia per il calcolo delle emissioni di gas a effetto serra nel ciclo di vita per le RFNBO, che tiene conto delle emissioni di gas ad effetto serra durante l’intero ciclo di vita dei combustibili, comprese le emissioni a monte, le emissioni associate al prelievo di elettricità dalla rete, dalla lavorazione e quelle associate al trasporto di tali combustibili al consumatore finale. La metodologia chiarisce inoltre come calcolare le emissioni di gas serra dell’idrogeno rinnovabile o dei suoi derivati ​​nel caso in cui sia coprodotto in un impianto che produce combustibili di origine fossile.

Ora i due atti saranno trasmessi al Parlamento europeo e al Consiglio, che dispongono di 2 mesi per esaminarli e accettare o respingere le proposte. Su loro richiesta, il periodo può essere prorogato di 2 mesi, ma non vi è alcuna possibilità che possano modificarli.

Non c’è dubbio che l’introduzione nei criteri per la definizione di “idrogeno verde” anche quello prodotto con almeno il 70% di emissioni di gas serra in meno, nell’intero ciclo di vita, rispetto a quello derivato da combustibili fossili (quindi anche quello prodotto da energia nucleare), sembra essere definito su misura per accontentare soprattutto la Francia. Non a caso la stampa francese ha subito definito la decisione dell’UE come “una vittoria della Francia” , in particolare del Ministro della Transizione energetica Agnès Pannier-Runacher promotrice di una lettera indirizzata il 1° febbraio 2023 alla Commissione UE e sottoscritta dai Ministri di Romania, Bulgaria, Polonia, Slovenia, Croazia, Slovacchia, Ungheria e Repubblica Ceca, in cui si manifestava l’allarme che l’esclusione dell’idrogeno prodotto da energia nucleare, “limiterebbe la velocità di diffusione dell’idrogeno“, porterebbe inevitabilmente “a maggiori costi di produzione” e ridurrebbe la “competitività globale dell’industria europea“.

Ora, secondo quanto riportata dall’ANSA, per l’entourage della Ministra “la stessa logica va applicata nel negoziato sulla nuova direttiva rinnovabili“, anche se “la questione è discussa con la Germania e la Spagna” che si oppongono alla posizione di Parigi sull’introduzione dell’energia nucleare nella Direttiva rinnovabili che nella proposta della Commissione, a cui i due atti delegati fanno riferimento, non c’è.. 

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1 commento

Gian Livio De Otto 21 Febbraio 2023 at 10:02

Data l’urgenza della conversione in Verde della produzione di energia, riterrei intelligente togliere di mezzo qualsiasi ostacolo a chiunque voglia sostituire il mantp di copertura attuale con un tetto FV integrato. Per ovvie ragioni l’installazione dovrebbe essere eseguita da ditta Abilitata che deve utilizzare tutti prodotti certificati e garantire l’interfacciabilita’ con la rete elettrica nazionale. La remunerazione dell’energia prodotta dovrebbe essere fissata sulla base del prezzo all’ingrosso medio del trimestre precedente. La tassazione dovrebbe essere flat per tutii uguale con possibilita’ di recupero dell’investimento effettuato in 10 anni.

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