Dopo un percorso avviato nel 2020 è stata presentata la “Strategia Nazionale dell’Idrogeno”, predisposta dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, in conformità al PNIEC, che si articola attraverso una matrice che vede tre possibili scenari sviluppati su un orizzonte temporale di lungo periodo, con una stima di domanda nazionale che varia tra 6 e 12 Mtep a seconda di uno scenario a breve (al 2030) o a lungo termine (al 2050).
Orizzonti temporali di breve, medio e lungo termine, con diversi scenari da qui al 2050, per la diffusione dell’idrogeno rinnovabile e a bassa emissione carbonica.
La Strategia Nazionale dell’Idrogeno, fondamentale per il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione “Net Zero” al 2050 ed avviata nel 2020 con la pubblicazione delle Linee Guida da parte dell’allora Ministero dello Sviluppo Economico, è stata finalmente presentata dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE) il 26 novembre 2024 presso la sede del GSE a Roma .
“L’idrogeno è una delle soluzioni fondamentali per il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione, che abbiamo chiaramente delineato nel PNIEC e devono portarci al ‘Net Zero’ al 2050 – ha affermato il Ministro Gilberto Pichetto Fratin – La nostra Strategia si articola su diversi scenari, sapendo che l’affermazione del vettore idrogeno dipenderà da molteplici e trasversali tematiche. Oggi il governo vuole dunque condividere con imprese e industrie una visione su un settore che già può contare su risorse complessive superiori ai 6 miliardi, ma che ha ancora bisogno di sviluppare un mercato solido e va dunque accompagnato con nuovi strumenti, insieme a una forte coesione inter-istituzionale”.
Ad oggi, si legge nella Strategia, l’idrogeno è poco più di un gas tecnico, ovvero un fattore produttivo (feedstock) utilizzato come input in alcuni processi industriali, principalmente nei settori della chimica, della raffinazione del petrolio e della produzione di fertilizzanti. È impiegato anche come carburante (fuel) in alcune applicazioni pilota della mobilità sostenibile. Tuttavia, l’idrogeno non ha ancora trovato un utilizzo significativo per la produzione di calore tramite combustione. Viceversa, l’idrogeno potrebbe assumere il ruolo di vettore energetico, poiché soddisfa due requisiti fondamentali:
a) può essere prodotto da tutte le fonti energetiche primarie, sia rinnovabili (bio e non bio) che fossili e nucleari;
b) possiede un certo grado di universalità per alcuni usi finali.
Partendo da questi presupposti, la strategia si articola attraverso una matrice che vede diversi orizzonti temporali (breve, medio e lungo periodo) da qui al 2050 e una serie di tematiche trasversali allo sviluppo del settore dell’idrogeno che vanno affrontate parallelamente e che si intersecano inevitabilmente l’una con l’altra:
1. decarbonizzazione degli usi finali: l’importanza dell’idrogeno è tangibile nella decarbonizzazione di processi che, ad oggi, non sono elettrificabili in modo rapido ed efficace; l’idrogeno è uno strumento di decarbonizzazione efficace nei settori hard-to-abate dell’industria e in settori specifici della mobilità, come il trasporto terrestre pesante o a lungo raggio, il settore marittimo (anche attraverso derivati come l’ammoniaca), e il trasporto aereo, grazie ai fuel sintetici;
2. integrazione del sistema energetico: l’idrogeno, a differenza del gas naturale e del biometano, può essere derivato come “vettore di vettore” dall’elettricità (tramite elettrolisi) e può fungere anche da stoccaggio di energia contribuendo ad aumentare la resilienza complessiva del futuro vettore “integrato” elettricità-idrogeno;
3. realizzazione di una filiera forte e competitiva: lo sviluppo del settore può offrire opportunità economiche e vantaggi competitivi, correlati al progredire di una manifattura di tecnologie “clean” e al posizionamento del comparto industriale italiano in ambito europeo e internazionale;
4. aumento della sicurezza energetica: l’idrogeno può contribuire in modo importante alla diversificazione degli approvvigionamenti, alla riduzione della dipendenza dai combustibili fossili e dunque alla creazione di un sistema energetico più resiliente;
5. realizzazione di un hub energetico: l’Italia, grazie alla sua posizione geografica nel Mediterraneo, ha l’opportunità di diventare un hub strategico per import, produzione ed export di idrogeno, fungendo da fulcro per il soddisfacimento di parte della domanda europea di approvvigionamento di energia decarbonizzata; questo potrà essere realizzato grazie alla cooperazione con altri Paesi europei ed extraeuropei nella costruzione di infrastrutture di trasporto (import ed export);
6. sistema di certificazione: assumere un ruolo di primo piano nello sviluppo del settore dell’idrogeno consente di lavorare su un sistema di certificazione che può diminuire il rischio della rilocalizzazione delle emissioni (c.d. carbon leakage) a livello internazionale, contribuendo alla riduzione delle emissioni a livello globale;
7. ricerca e innovazione: il progresso della ricerca e l’avanzamento degli sviluppi tecnologici sono necessari per la creazione di nuovi prodotti e componenti innovativi e per rafforzare la competitività del settore sia a livello italiano che europeo.
Gli ambiti elencati non vanno intesi né come una limitazione a un possibile maggiore utilizzo dell’idrogeno, né come un vincolo di obiettivo minimo in caso di un aumento di competitività relativa di soluzioni alternative di decarbonizzazione, ovvero di progressi repentini di tecnologie alternative, bensì come uno strumento per individuare i margini (vedi PNIEC) entro cui potrà avvenire lo sviluppo del sistema dell’idrogeno.
Si tratta di fattori non del tutto determinabili con largo anticipo rispetto al momento in cui un ampio dispiegamento delle tecnologie si renderà necessario. Per questo motivo, la Strategia nazionale si articola attraverso una matrice che vede 3 possibili scenari sviluppati su un orizzonte temporale di lungo periodo.
– Short term (oggi-2030): l’avvio dei primi progetti Fino al 2030 l’evoluzione della domanda di idrogeno sarà guidata dagli obblighi europei della RED III nei settori dell’industria e dei trasporti. L’Italia ha già intrapreso un percorso per avviare il mercato dell’idrogeno, attraverso il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), tramite il quale saranno finanziati i primi progetti di produzione di idrogeno, che dovranno essere operativi entro il 2026. In questo orizzonte, la strategia nazionale dell’idrogeno punta ad implementare misure per facilitare la messa a terra di tali progetti, lavorando su schemi incentivanti per abbattere il costo dell’idrogeno, sul supporto alla catena del valore fino all’utilizzatore finale, sulla normativa e sui percorsi autorizzativi ambientali e per la sicurezza. In questa fase si svilupperanno ecosistemi di produzione e consumo concentrati in aree confinate (c.d. Hydrogen Valleys), in grado di creare sinergie tra settori diversi, dalla mobilità all’industria. Questa fase di sviluppo iniziale della filiera e del mercato darà la possibilità di utilizzare le forme di idrogeno definite dagli Atti delegati europei (idrogeno rinnovabile e a bassa emissione carbonica), sia in ambito mobilità che industriale, per poter disporre, fin da subito, delle prime quantità significative di idrogeno dotato di garanzie di origine specifiche. Tale evoluzione sarà inoltre accompagnata dallo sviluppo – a livello locale – delle infrastrutture per il trasporto e la logistica.
Inoltre, si favorirà la pianificazione della produzione di idrogeno da vettori energetici rinnovabili come, ad esempio, ammoniaca e metanolo; ciò consentirà di rendere disponibili ulteriori quantitativi di Renewable Fuel of Non Biological Origin (RFNBO).
– Medium Term (2030-2040): scaling up e sviluppo del mercato. Questa fase sarà caratterizzata da un set di misure pensate per dar seguito alle iniziative guidate dagli obblighi europei e dal PNRR per far partire un vero mercato dell’idrogeno, anche attraverso lo sviluppo di soluzioni di grande taglia in grado di abbattere i costi di esercizio. La crescita potenziale del settore nel medio termine sarà indotta dalle politiche di riduzione delle emissioni e favorita dalla crescente disponibilità di tecnologie H2-ready. Rispetto agli scenari di breve termine, la domanda di idrogeno in Italia aumenterà principalmente nei settori del trasporto marittimo ed aereo, industria HtA, mobilità su gomma pesante e a lungo raggio.
L’infrastruttura per la produzione e distribuzione dell’idrogeno svolgerà un ruolo centrale per supportare l’espansione dei consumi, in considerazione dello sviluppo dell’offerta, e garantire al contempo un approvvigionamento competitivo.
– Long term (2040-2050): centralizzazione, grandi quantità, infrastrutture. Il 2050 rappresenterà il punto di arrivo degli impegni Net Zero, con una penetrazione dell’idrogeno che potenzialmente potrà raggiungere circa il 18% dei consumi finali dell’industria HTA e del 30% dei consumi finali nel settore dei trasporti. Sarà necessario aver sviluppato un’infrastruttura di trasporto e distribuzione che colleghi i grandi centri di produzione e i grandi centri di utilizzo. In quest’ultima fase l’idrogeno potrà assumere un ruolo anche in altri contesti prima meno considerati, come nel bilanciamento delle reti (P2G e P2P) e nello stoccaggio di lungo periodo. L’infrastruttura sarà protagonista per lo scambio di energia con altri Paesi, consolidando il ruolo dell’Italia come hub di import dell’idrogeno per il contesto europeo con infrastrutture di reti gas collegate al Nord Africa e un insieme di porti (sia sul Tirreno che sull’Adriatico), abilitati per l’import di idrogeno e altri vettori energetici (ad esempio ammoniaca, metanolo).
Gli scenari identificati portano ad una stima dei consumi lordi di idrogeno che possono arrivare a 11,93 Mtep nello scenario alta diffusione, 9,08 Mtep per lo scenario intermedio, 6,39 Mtep per lo scenario base. Lo sviluppo della domanda, sia nell’industria che nella mobilità, è identificato come elemento chiave e sarà guidato dal coinvolgimento degli utilizzatori finali con progetti di scala sempre più rilevante. Parallelamente, è previsto un sostegno alla produzione con strumenti finanziari e normativi per abbattere i costi operativi e favorire la manifattura di componenti e tecnologie, un settore in cui l’Italia vanta competenze altamente specializzate.
La Strategia italiana, si legge nel documento, punta in primis sul pieno sviluppo dell’idrogeno ottenuto da fonti rinnovabili, senza pregiudiziali per gli altri contributi, ritenendo anzi da non sottovalutare il contributo potenziale dell’idrogeno blu parallelamente allo sviluppo in corso dello studio sulla CCS, nonché il contributo dell’idrogeno ottenuto da fonte nucleare, coerentemente con lo sviluppo del programma sul nucleare sostenibile.
Tutto ciò consente di legare strategie differenti e di offrire elementi di flessibilità e di economicità che è opportuno cogliere. Le valutazioni sui costi attualmente stimabili dell’offerta di idrogeno danno conto di una differenza tra idrogeno rinnovabile e idrogeno blu, apparendo quest’ultimo verosimilmente più economico nel breve termine (“breve” nei limiti dei tempi di sviluppo della filiera CCS).
All’iniziativa di presentazione della Strategia, nell’Auditorium del Gestore dei Servizi Energetici, hanno partecipato assieme al Ministro Pichetto, il Presidente del GSE Paolo Arrigoni e il Capo del Dipartimento Energia del MASE Federico Boschi, che ha illustrato la Strategia. Presenti, inoltre, in una tavola rotonda moderata dalla giornalista Romina Maurizi (Quotidiano Energia), il Delegato del Presidente di Confindustria per l’Energia Aurelio Regina, il Direttore Esecutivo dell’Unità di Decarbonizzazione di Snam, Piero Ercoli, il Direttore della Divisione Energia dell’ARERA Massimo Ricci e il Presidente di H2IT-Associazione Italiana Idrogeno Alberto Dossi.
“La pubblicazione della Strategia Nazionale Idrogeno è un traguardo di grande importanza per tutta la filiera – ha dichiarato Dossi – Ma attenzione: questo documento deve rappresentare un punto di partenza, non di arrivo. Ora è fondamentale trasformare le linee guida in azioni concrete: servono strumenti di breve, medio e lungo periodo che accompagnino le imprese nella realizzazione dei progetti già finanziati, che supportino la domanda attraverso incentivi mirati e sostengano tutto il comparto della componentistica legato all’idrogeno. Sarà cruciale garantire regole certe e sinergie tra i diversi Ministeri per assicurare il successo delle iniziative. H2IT, come ha sempre fatto dalla sua nascita, è pronta a collaborare con le istituzioni, anche attraverso i suoi oltre 170 soci, per tradurre questa visione in un piano operativo efficace, consapevole che l’idrogeno rappresenta una delle chiavi principali per la decarbonizzazione, l’indipendenza energetica e la competitività tecnologica del nostro Paese. Con il supporto giusto, possiamo contribuire in maniera decisiva a fare dell’Italia un leader europeo in questo settore e a raggiungere i traguardi sfidanti indicati dalla strategia stessa.”