Energia

Idrogeno: in Italia avviati solo 13 progetti di produzione

Uno Studio della Community Idrogeno di The European House – Ambrosetti, la piattaforma per attivare la discussione attorno al tema dell’idrogeno, riunita in un Tavolo di Lavoro a Rovereto (22 giugno 2023), rivela che l’Italia, pur essendo al vertice in Europa per tecnologie di conversione all’idrogeno, ha al momento un numero di progetti per la produzione industriale di gran lunga inferiore rispetto ad altri Paesi europei, per cui si chiede la definizione di una chiara Strategia nazionale che coniughi la visione industriale con gli obiettivi di sostenibilità, attraverso un dialogo proattivo tra i principali stakeholder.

In Italia l’idrogeno ha il potenziale di soddisfare il 25% dei consumi energetici nazionali entro il 2050 e generare un valore cumulato di produzione da 890 e 1.500 miliardi di euro e da 320.000 a 540.000 nuovi posti di lavoro. Ad oggi l’Italia è ai primi posti in ambito europeo nella produzione di tecnologie convertibili all’idrogeno nel settore termico e meccanico, ma sta procedendo troppo lentamente con lo sviluppo di progetti per la produzione industriale, attualmente solo 13, numero di gran lunga inferiore ad altri Paesi Europei per la produzione nazionale.

Lo rivela uno Studio della Community Idrogeno di The European House – Ambrosetti, una piattaforma multi-stakeholder nata con l’obiettivo di attivare la discussione attorno al tema dell’idrogeno che, grazie al confronto tra attori industriali e Istituzioni, possa facilitare la realizzazione di iniziative di ampio respiro in Italia contribuendo, oltre che alla sostenibilità climatica, anche alla competitività economica del Paese, attraverso un dibattito autorevole e super partes, che si è riunita il 22 giugno 2023 a Rovereto (Tn) nel Tavolo di Lavoro organizzato in collaborazione con Trentino Sviluppo, Fondazione Bruno Kessler, Associazione H2IT e Bureau Veritas Italia e che ha visto la partecipazione di aziende leader del settore.

Secondo la Community Idrogeno, le risorse messe a disposizione del PNRR potrebbero contribuire a colmare, ma il Piano presenta alcune criticità legate alle tempistiche e allo sbilanciamento verso gli investimenti in conto capitale (CAPEX) non in grado di favorire la nascita di un equilibrio tra consumo e produzione. Emerge, quindi, la necessità di un cambio di passo per sviluppare una strategia a lungo termine chiara e ben definita che promuova il principio della neutralità tecnologica e favorisca il dialogo fra filiere e istituzioni, incentivi l’uso dell’idrogeno dove è già presente (petrolchimico) e dove l’elettrificazione non è praticabile (trasporti pesanti e industria), favorendo la nascita di filiere tecnologiche. 

È fondamentale che l’Italia faccia dell’idrogeno un volano di sostenibilità e competitività economica per porre le basi di una leadership industriale a livello globale che sia anche in linea con gli obiettivi di sostenibilità ambientale – ha dichiarato Valerio De Molli, Managing Partner e CEO di The European House – Ambrosetti – Perché ciò avvenga, è necessaria una strategia nazionale dell’idrogeno con una duplice impostazione: deve basarsi sulle caratteristiche industriali in modo da promuovere l’utilizzo di idrogeno nei settori prioritari, come il petrolchimico e il trasporto pesante, e favorire opportunità per la riconversione industriale di intere filiere legate alla produzione di tecnologie per combustibili tradizionali. L’Italia può già contare su competenze e specificità industriali in materia di tecnologie termiche e meccaniche, che sono rispettivamente al primo e secondo posto in UE27 per valore aggiunto. Ma ciò che serve nell’immediato futuro è definire una visione di policy a lungo termine che coniughi la visione industriale con gli obiettivi di sostenibilità secondo un principio di neutralità tecnologica. Il ruolo guida deve essere affidato a un apparato di governance che collabori con le istituzioni italiane del settore per la realizzazione, il monitoraggio e l’aggiornamento della strategia nazionale dell’idrogeno. Il lavoro della Community Idrogeno di The European House – Ambrosetti si inserisce in questo solco e vuole supportare aziende e istituzioni nel creare le premesse per progettualità di ampio respiro”.

Lo Studio The European House – Ambrosetti ha mappato nel dettaglio la catena del valore dell’idrogeno in Italia, individuando 90 tecnologie che potrebbero generare nel 2050 un valore aggiunto annuo compreso tra i 22,6 e 101,4 miliardi di euro. Non solo: l’Italia rappresenta già un esempio di eccellenza su scala europea collocandosi al 1° posto tra i produttori industriali in Europa in campo termico, con una quota di mercato del 24,4% e con un valore della produzione pari a 6,9 miliardi di euro, e al 2° posto in area UE come produttore industriale nelle tecnologie meccaniche, registrando un valore della produzione pari a 4,6 miliardi di euro. Lo scenario auspicabile è che l’Italia investa sulla filiera dell’idrogeno anche nel settore dell’elettrico dove, con una quota di mercato dell’8,1%, è molto lontana dai risultati ottenuti in Germania (42,3%) e in Francia (14,8%), e nel campo dei sistemi di controllo dove la quota di mercato è ancora più bassa (6,7%). 

L’Italia possiede quindi competenze distintive nella produzione di tecnologie specifiche correlate all’uso dell’idrogeno, ma i progetti avviati sono minori rispetto ad altri Paesi UE e su scala ridotta: solo 13, contro i 46 della Germania e i 33 di Spagna e Paesi Bassi.

Al momento l’unico meccanismo di supporto pubblico nel nostro Paese per il potenziamento della tecnologia è il PNRR, che ha stanziato 3,19 miliardi di euro per la produzione di idrogeno in siti dismessi (“Hydrogen Valley”, 500 milioni di euro), l’utilizzo dell’idrogeno in settori Hard to Abate, come acciaierie, raffinerie, cementifici e industria ceramica (2 miliardi), la sperimentazione dell’idrogeno per il trasporto stradale (230 milioni) e ferroviario (30 milioni) e per la ricerca e sviluppo sull’idrogeno (160 milioni).

Queste risorse non sono però sufficienti a sviluppare efficacemente la filiera dell’idrogeno, sottolinea The European House – Ambrosetti, specialmente se paragonate con quanto fatto in altri contesti. In particolare, per l’intera UE, c’è un elevato rischio che gli investimenti internazionali vengano assorbiti dagli Stati Uniti, alla luce dei più importanti (e semplici) fondi previsti dall’Inflation Reduction Act (IRArivolti agli utilizzatori nella forma di tax credit per kg di idrogeno decarbonizzato prodotto (non necessariamente verde). 

Per quanto riguarda le hydrogen valley emergono criticità che potrebbero limitare molto le potenzialità degli investimenti tecnologici, come il tema delle tempistiche ristrette che intercorrono tra la data di pubblicazione dei bandi e quella della scadenza delle presentazioni delle offerte, che limitano la capacità degli operatori economici coinvolti di organizzarsi e stipulare accordi. Ulteriore risvolto negativo è che non si riesca ad aggiudicare tutti gli appalti previsti dal cronoprogramma del PNRR per completare la milestone e, di conseguenza, ad assegnare le risorse per gli interventi preventivati. Inoltre, tutti gli stanziamenti pubblici, in particolar modo quelli mirati alla misura “difficile da abbattere” (Hard to Abate) si concentrano prevalentemente sugli investimenti iniziali (CAPEX), tralasciando l’importanza di investire sulle spese operative (OPEX) che potrebbero garantire la riduzione del divario con le alternative a combustibile fossile. Dall’indicazione raccolta presso i player industriali di riferimento emerge la ripartizione di riferimento: 20% CAPEX e 80% OPEX

Per centrare gli obiettivi legati alla produzione di idrogeno è necessario servirsi di ogni tipo di tecnologia utile allo scopo, almeno nel medio periodo. La Strategia UE è completamente incentrata sull’idrogeno verde (ottenuto tramite elettrolisi da fonte rinnovabile) e, con il Piano REPowerEU, è prevista una produzione di 10 milioni di tonnellate in area UE entro il 2023. Questo quantitativo è inferiore all’attuale produzione di idrogeno di 11,5 milioni di tonnellate, di cui il 97% proviene da fonti fossili (11,2 milioni di tonnellate), potenzialmente decarbonizzabile attraverso tecnologie di cattura e stoccaggio della CO2 (idrogeno blu o low carbon).

Considerando gli attuali costi di produzione elevati (il low carbon è più conveniente dell’idrogeno verde del 47%-51%), i vincoli normativi che rischiano di spostare i progetti verso Paesi più flessibili e attrattivi, nonché i livelli di produzione contenuti (0,87% del totale idrogeno prodotto in UE27 nel 2020).

A fronte di tale scenario, la Community Idrogeno di The European House – Ambrosetti ha sviluppato una serie di proposte di policy, a partire dalla definizione di una chiara Strategia nazionale che coniughi la visione industriale con gli obiettivi di sostenibilità, attraverso un dialogo proattivo tra i principali stakeholder. Per questo potrebbe essere necessario istituire un apparato di governance per la realizzazione, il monitoraggio e l’aggiornamento della Strategia nazionale dell’idrogeno, in accordo con le principali istituzioni del settore e, all’interno di esso, un gruppo di advisor indipendenti, sulla scorta del modello tedesco, e una figura di raccordo seguendo l’esempio dell’Hydrogen Champion del Regno Unito. Ovvero un alto dirigente del settore scelto per agire come consulente indipendente.

Sarebbe fondamentale, secondo la Community creare in Italia un apparato di policy a lungo termine e ben delineato al fine di attrarre investimenti, procedendo lungo due direttrici:
conversione delle tecnologie di oil&gas verso l’idrogeno;
aumento della competitività di prodotti sostenibili nei settori “Hard to Abate”.

Infine, la Community Idrogeno sostiene la necessità che l’Italia si faccia portavoce del principio di neutralità tecnologica nell’UE, in modo da poter sfruttare l’idrogeno low carbon nel breve periodo nel processo di transizione all’idrogeno verde, nonché avviare lo sviluppo delle infrastrutture per trasformare l’Italia in un ‘hub europeo’ di importazione di idrogeno dall’Africa e dal Medio Oriente.

In copertina: Hydrogen (Archivio Trentino Sviluppo S.p.A.)

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