Con il 18,3% al 2017 di FER utilizzate nei consumi finali lordi di energia, l’Italia fa meglio dei principali Paesi UE, raggiungendo con ampio anticipo il target al 2020 assegnatole, anche se il settore dei trasporti stenta a decarbonizzarsi.
Il GSE (Gestore dei Servizi Energetici) ha pubblicato il Rapporto di monitoraggio dei target nazionali e regionali delle Fonti rinnovabili (FER).
La Direttiva 2009/28/UE sulla promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili, recepita con il D.lgs.n. 28 del 3 marzo 2011, assegna all’Italia due obiettivi nazionali vincolanti al 2020:
– il primo (overall target) prevede una quota FER sui Consumi Finali di Energia (CFE) almeno pari al 17%;
– il secondo, relativo al solo settore dei Trasporti, prevede una quota FER almeno pari al 10%.
Con riferimento all’overall target, il successivo Decreto 15 marzo 2012 del MiSE (il cosiddetto Decreto “Burden Sharing”) fissa il contributo che le diverse regioni e province autonome italiane sono tenute a fornire ai fini del raggiungimento dell’obiettivo complessivo nazionale, attribuendo a ciascuna di esse specifici obiettivi regionali di impiego di FER al 2020.
In questo quadro, il Decreto 11 maggio 2015 del MiSE attribuisce al GSE, con la collaborazione di ENEA, il compito, tra l’altro, di predisporre annualmente “[…] un rapporto statistico relativo al monitoraggio del grado di raggiungimento dell’obiettivo nazionale e degli obiettivi regionali in termini di quota dei consumi finali lordi di energia da fonti rinnovabili, a livello complessivo e con riferimento ai settori elettrico, termico e dei trasporti”.
I dati (aggiornati a fine 2017) descrivono nel dettaglio la diffusione delle FER in Europa, in Italia e nelle regioni e consentono di sviluppare analisi e raffronti in termini territoriali, settoriali e di fonte energetica.
Dal Rapporto emerge che la quota dei consumi finali lordi complessivi coperta da FER sia aumentata significativamente, raggiungendo il suo valore massimo (18,3%, rispetto al 17,4% del 2016). La crescita significativa è legata: da un lato, alla contrazione dei consumi energetici complessivi del Paese (oltre 600 ktep in meno); dall’altro, al significativo aumento dei consumi di biomassa solida per riscaldamento (legato al clima più rigido che ha caratterizzato il 2017 e al conseguente aumento del fabbisogno di calore) e alla maggiore produzione elettrica, prevalentemente da fonte solare ed eolica.
Le rinnovabili trovano ormai ampia diffusione in tutti i settori di impiego: termico (11,2 Mtep, pari al 20% del totale settoriale), elettrico (9,7 Mtep, 34% del totale settoriale) e trasporti (1,1 Mtep, 6,5% del totale secondo i criteri della direttiva 2009/28/CE).
Considerando la quota FER sui consumi totali, nel contesto europeo l’Italia è il 4° Paese in termini di consumi energetici complessivi (Consumi finali lordi pari a 120 Mtep) e il 3° Paese in termini di consumi di energia da FER (22 Mtep) ed ha superato con largo anticipo il target fissato dall’UE per il nostro Paese. Il dato italiano è migliore di quello degli altri principali Paesi europei (Germania, Francia, Spagna, UK) e della media UE.
A livello regionale i CFL da FER rilevati nel 2017 (escluso il settore trasporti), anche distinguendo tra settore elettrico e settore termico (compreso il calore derivato) mostrano valori quasi sempre superiori alle previsioni del D.M. Burden sharing per il 2018 (fanno eccezione Liguria, Lazio e Sicilia); in 14 regioni essi risultano superiori anche alle previsioni al 2020.
La regione più virtuosa, nel periodo considerato, è la Valle d’Aosta che ha coperto i propri consumi energetici con le rinnovabili per ben l’82% del totale. Seguita dalla Provincia di Bolzano, che ha sfruttato le FER per il 64%, Basilicata e Provincia di Trento, che scendono però di quasi 20 punti percentuali, con un utilizzo di FER pari al 45%, Calabria (43%) e Molise (40%). Una menzione particolare va fatta alla Lombardia, che ha il più alto dato di consumi finali lordi e di consumi da rinnovabili, anche se tale situazione non stupisce essendo la regione più popolosa.
Per quanto riguarda invece il settore trasporti, in Italia nel 2017 la quota dei consumi coperta da FER risulta pari al 6,5%, in flessione rispetto al dato 2016 e inferiore di 1,5 punti percentuali rispetto al dato previsto dal Piano d’Azione Nazionale per le energie rinnovabili (PAN) trasmesso dall’Italia alla Commissione UE nel 2010, anche se tale fenomeno, come precisa il GSE, è legato principalmente ad un disallineamento tra il sistema nazionale di obbligo di miscelazione di biocarburanti e la normativa europea (Direttiva ILUC), che si ricomporrà nei prossimi anni.
Resta il fatto, comunque, che i trasporti in Italia sono ancora fortemente dipendenti dai carburanti fossili e se si vuole agire in modo efficace sul clima e invertire la rotta dei cambiamenti climatici, è necessario agire sul settore, responsabile del 28% delle emissioni totali con azioni concrete e mirate per la sua decarbonizzazione, come recentemente richiesto al Governo italiano da nutrito gruppo di associazioni (Legambiente, WWF Italia, Greenpeace Italia, Kyoto Club, Cittadini per l’Aria e Transport & Environment).