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Frodi alimentari: è “pesce” la categoria che in Europa desta più sospetti

Dal Rapporto annuale della rete UE di contrasto alle frodi alimentari in Europa emerge che sono in aumento le richieste di controlli per possibili violazioni delle normative della filiera agroalimentare dell’UE con un impatto transfrontaliero.

Nel 2013, come risposta alla scoperta di una rete illegale estesa in 7 Paesi europei che spacciava carne di cavallo per manzo, è stata creata la Rete europea contro la frode alimentare (EU Food Fraud Network), che consente agli Stati membri dell’UE e ad altri europei Paesi di cooperare in settori in cui le autorità nazionali si trovano di fronte a possibili violazioni intenzionali della legislazione della filiera agroalimentare dell’UE con un impatto transfrontaliero.

La rete europea Food Fraud Network (FFN) contro la frode alimentare mette in collegamento gli organismi designati da ciascuno Stato membro conformemente alle norme stabilite nel regolamento sui controlli ufficiali, per coordinare la comunicazione tra le competenti autorità nazionali e, in particolare, per trasmettere e ricevere richieste di assistenza amministrativa all’interno del sistema ACC (Administrative Assistance and Cooperation) dell’UE, quando i risultati dei controlli ufficiali richiedono un’azione in più di uno Stato membro.

Nei giorni scorsi è stato pubblicato il Rapporto annuale sulle frodi in Europa nel 2018 (The EU Food Fraud Network and the System for Administrative Assistance – Food Fraud) da cui emerge che il numero di scambi volontari su sospette frodi alimentari è significativamente aumentato lo scorso anno (+30%), passando dai 178 casi del 2017 a 234 (in Italia sono calate da 20 a 11) con l’avvertenza che l’elenco delle richieste scambiate nel sistema non rappresenta l’insieme degli episodi di frode alimentare che si verificano nell’UE, poiché l’AAC funziona su base volontaria, diversamente dal sistema di allarme rapido per alimenti e mangimi (RASFF) e solo per le non conformità transfrontaliere, non includendo le attività svolte dagli Stati membri a livello nazionale. Inoltre, non è detto che tutte le richieste relative a sospetti alla fine siano confermate come violazioni.

Nel Rapporto si afferma che “La natura complessa delle nostre catene di approvvigionamento alimentare globalizzate e la motivazione economica a fornire prodotti alimentari più economici hanno contribuito alla diffusione della frode alimentare. Il costo per l’industria alimentare mondiale è stimato a circa 30 miliardi di euro l’anno, ostacolando in tal modo il corretto funzionamento del mercato interno“.

La categoria “pesce e prodotti ittici” ha avuto il maggior numero di richieste (45), seguito da “carne e prodotti a base di carne“, “grassi e oli” e “alcool e bevande”, mentre “frutta e verdura” ha avuto il livello più basso di verifica di frodi.

Nella categoria “pesce” è il tonno quello maggiormente assoggettato a pratiche fraudolente di sostituzione della specie e di illegale trattamento con sostanze chimiche che ne alterano il colore per dare l’impressione fuorviante della sua freschezza.

Per la categoria “grassi e oli” viene segnalato il caso dell’olio extravergine importato dalla Spagna e distribuito in Gran Bretagna a ristoranti e commercio al dettaglio, che non rispettava gli standard europei ed era di qualità inferiore.

Per rispondere alle preoccupazioni dei consumatori circa le frodi alimentari e la qualità degli alimenti, la Commissione UE ha lanciato l’anno scorso un nuovo Centro di conoscenze, all’interno della rete gestita dal Centro Comune di Ricerca (Joint Research Centre, che si inserisce come intermediario tra la scienza e l’elaborazione delle decisioni programmatiche, monitorando i media e comunicando tali informazioni al pubblico.

 

 

 

 

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