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Commercio illegale di HFC: in Europa le porte sono spalancate

Secondo il Report dell’EIA, il commercio illegale di HFC, potentissimi gas serra, nel 2018 è aumentato ulteriormente, rischiando di compromettere la Strategia UE per combattere i cambiamenti climatici, oltre che falsare il mercato e ostacolare le tecnologie alternative.

Con il Regolamento n. 517/2014, l’Unione europea ha fissato un tetto massimo al consumo di idrofluorocarburi (HFC), al fine di ottenere una loro riduzione del 79% entro il 2030, anticipando di fatto gli obiettivi definiti nel 2016 dall’emendamento di Kigali al Protocollo di Montreal, approvato dopo ben 7 anni di negoziati, che prevede la loro eliminazione progressiva entro il 2050, azione questa che da sola contribuirebbe a ridurre di 0,5 °C il riscaldamento globale.

Dopo l’Accordo di Montreal del 1987 che aveva permesso di eliminare quasi completamente entro il 2010, i clorofluorocarburi (CFC) che erodono l’ozono, era cresciuto significativamente il consumo dei loro sostituti (HFC), con relativo aumento delle emissioni del 10% annuo. Gli HFC, infatti, sono potenti gas serra di breve durata che contribuiscono ai cambiamenti climatici, intrappolando fino a 15.000 volte più calore dell’anidride carbonica, e sono comunemente utilizzati nella refrigerazione, nel condizionamento dell’aria, nella protezione antincendio, negli aerosol e nelle schiume .

Tuttavia, i dati sulla loro effettiva riduzione d’uso sarebbero compromessi dal commercio illegale. Secondo il RapportoDoors Wide Open. Europe flourishing illegal trade in hydrofluorocarbons (HfCs)” (Porte spalancate: il fiorente commercio illegale di HFC in Europa), a seguito delle quote fissate annualmente, le scorte sono diminuite e conseguentemente i prezzi sono i prezzi sono aumentati, facendo crescere il mercato nero per soddisfare la domanda. Gli HFC non contingentati entrerebbero nell’UE direttamente dalla Cina passando dalla Russia, Ucraina, Turchia e Albania, e i principali punti di ingresso e hotspot dell’UE sarebbero Bulgaria, Croazia, Danimarca, Grecia, Italia, Lettonia, Polonia e Malta.

I percorsi dei gas HFC illegali per entrare nell’UE (Fonte EIA)

Il Rapporto è stato pubblicato da Environmental Investigation Agency (EIA), una ONG britannica fondata nel 1984 da 3 attivisti ambientali che ha l’obiettivo dichiarato di indagare con investigatori sotto copertura per raccogliere prove di crimini contro la fauna selvatica e l’ambiente e presentarle ai media, ai governi e ai decisori politici, al fine di informare e indurre ad adottare misure di protezione per le specie più minacciate, gli habitat e gli ecosistemi.

La riduzione nell’uso di HFC è uno degli strumenti più efficaci per aiutare a prevenire i cambiamenti climatici fuori controllo – ha affermato Clare Perry, a capo delle Campagne sul clima dell’EIA – ma il suo impatto potrebbe essere significativamente minato dal commercio illegale“.

Il Rapporto è la ricerca più completa del suo genere nel commercio illecito di HFC e documenta come, già nel 2016, stante il notevole quantitativo di HFC accumulato al 2014, si ebbero resoconti di quantitativi illegali di HFC che circolavano nei mercati europei.

Da allora, gli investigatori dell’EIA hanno constatato un’escalation nel commercio illegale di HFC nell’UE, che nel 2018 ha raggiunto il picco. L’analisi dettagliata dei dati doganali per il 2018 suggerisce che siano stati immessi illegalmente sul mercato quantitativi di HFC pari a 16,3 milioni di tonnellate di CO2 equivalenti, oltre il 16% del totale consentito. In particolare, è emerso che un gran numero di Paesi dell’UE ha registrato un aumento significativo delle importazioni di HFC nel 2018, nonostante l’importante taglio del 37% delle scorte.

I ricercatori hanno anche confrontato i dati doganali con le cifre corrispondenti in base al Regolamento sui gas fluorurati dell’UE e ha trovato che nel 2018 sono stati collocati sul mercato europeo 14,8 Mt/CO2/eq. in più rispetto al 2017, pari all’ 8,7% della quota fissata al 2017.
Esistono inoltre discrepanze significative tra le cifre delle esportazioni cinesi e i dati di importazione in Europa, che potrebbero indicare l’esistenza di dichiarazioni di importazione fraudolente.

Vi sono molte e ampie discrepanze tra i dati segnalati e quelli doganali – ha dichiarato Sophie Geoghegan, attivista per il Clima della EIA – I dati doganali del 2018 suggeriscono che l’uso di HFC ha superato la quota di oltre il 16%, ovvero i gas a effetto serra equivalenti alle emissioni annuali di CO2 provenienti da più di quattro centrali a carbone“.

Alla fine del 2018, la EIA ha condotto due sondaggi: uno per valutare gli sforzi dei Paesi dell’UE per conformarsi al Regolamento sui gas fluorurati e un altro per ottenere informazioni sul commercio illegale direttamente dalle principali parti interessate del settore. Da quest’ultimo è emerso che oltre l’80% degli stakeholder era a conoscenza o sospettava di traffici illegali di HFC e che il 72% aveva assistito o aveva ricevuto l’offerta di acquistare bombole usa e getta illegali.

Fonti dell’industria italiana– si legge tra l’altro nel Report – hanno indicato che gli HFC a mercato nero in Italia provengono da Albania, Malta, Polonia e Grecia (via Turchia). Una fonte ha dichiarato che i contenitori ISO di HFC illegali stanno entrando in Italia dalla Croazia, dichiarazione suffragata dal fatto che i dati commerciali cinesi indicano esportazioni in Croazia significativamente più elevate rispetto ai dati relativi alle importazioni della Croazia (ad esempio 480,8 tonnellate rispetto a 57,3 tonnellate nel 2017)”.

Il perpetrarsi di questi traffici illegali rischia di indebolire il Regolamento, provocando una quantità di emissioni da gas HFC ben superiore a quella ammessa e riducendo, al contempo, i profitti di governi e aziende che operano nella legalità. La possibilità di accedere a gas HFC a basso prezzo al di fuori dei limiti imposti dal previsto percorso di graduale riduzione, ostacola anche la crescita di tecnologie alternative agli HFC più rispettose dell’ambiente e di mettere a rischio il successo della politica climatica dell’UE, senza contare che minano l’attendibilità dei relativi Rapporti, quali quelli dell’Agenzia Europea dell’Ambiente (AEA).

Per contrastare il commercio illegale di HFC, l’EIA chiede all’UE e ai suoi Stati membri di:
– implementare un sistema di licenze pienamente funzionale che consenta ai funzionari delle dogane di determinare la legalità delle spedizioni di HFC;
– migliorare la segnalazione e il monitoraggio degli scambi di HFC con i Paesi esportatori;
– rivedere un divieto delle bombole non ricaricabili per vietare l’uso di tutte quelle usa e getta;
– migliorare la trasparenza del sistema di quote, pubblicando i nomi dei nuovi entranti e dei valori delle quote;
– impostare un sistema per confrontare i dati riportati nel regolamento sui gas fluorurati con i dati doganali e esaminare le divergenze;
– adottare ulteriori misure per accelerare la transizione a prodotti alternativi ai gas fluorurati.

Le porte dell’UE sono spalancate al commercio illegale di HFC su larga scala, guidato da profitti rapidi e a basso rischio di misure punitive e dall’assenza di un sistema che consenta ai funzionari delle dogane di determinare se un’importazione di HFC sia effettivamente legale o no – ha concluso la Perry, invitando i Paesi dell’UE “rafforzare in modo significativo e dimostrabile l’applicazione del Regolamento“.

 

 

 

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