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Food Sustainability Index: i Paesi con i sistemi alimentari più sostenibili

Food Sustainability Index 2016

Si parla spesso della qualità del cibo che viene messo in tavola, della sua provenienza e dell’importanza di un suo continuo controllo. Per la prima volta, un decisivo passo in avanti viene fatto dalla ricerca promossa dalla Fondazione Barilla Center for Food and Nutrition e realizzata da The Economist Intelligence Unit, i quali hanno preso in esame non solo la qualità del cibo, ma anche la sostenibilità di tutta la sua filiera, considerando i maggiori 25 Paesi al mondo e stilandone una classifica sulla base di 58 parametri.

Lo Studio, il Food Sustainability Index, mette in risalto tre problematiche presenti nel mondo alimentare e che devono essere contrastate: la coesistenza di fame e obesità, l’eccessivo sfruttamento delle risorse naturali e lo spreco alimentare. L’obiettivo che si propone lo Studio è diffondere la conoscenza, e allo stesso tempo a spostare, la dieta alimentare verso la via della sostenibilità.

Il Food Sustainability Index – ha spiegato Guido Barilla, presidente della Fondazione Barilla – servirà a farci capire dove si mangia meglio al mondo, non in termini di ‘gusto’, ma di sostenibilità del sistema alimentare, permettendo agli studiosi e ai decisori politici di capire come orientare ricerche e scelte politiche. Il cibo italiano? Il più buono al mondo come gusto, per me: ma come sistema alimentare, anche se siamo nella parte alta della classifica, dobbiamo fare meglio“.

La classifica generale vede la Francia al primo posto, seguita da Giappone e Canada, mentre l’Italia si trova solo al sesto. Gli ultimi tre Paesi sono EgittoArabia Saudita e infine India. Anche i tre parametri principali, nutrizioneagricoltura sostenibile e rifiuti alimentari, hanno una loro personale classifica.

La Francia si pone al primo posto sia nella classifica nutrizionale sia in quella dei rifiuti. Le sue politiche di promozione della corretta alimentazione e contro lo spreco alimentare hanno portato benefici alla popolazione in entrambi gli ambiti. Per quanto riguarda l’agricoltura sostenibile, in questo caso è la Germania ad aggiudicarsi la vetta del podio, grazie soprattutto alla sua politica di diversificazione dell’agricoltura, l’attenzione alla natura, all’accorto utilizzo dell’acqua e la mitigazione delle emissioni di gas nocivi al clima. Al secondo e al terzo posto rispettivamente Canada e Giappone, mentre l’Italia al settimo.

Il problema principale, per quanto riguarda la nostra penisola è la scorretta alimentazione. Infatti, abbiamo un indice troppo alto di obesità, in particolare infantile, che fa scendere l’Italia in classifica. Inoltre, nonostante le politiche contro lo spreco di cibo stiano funzionando, ancora c’è molto da fare prima di poter dire di aver raggiunto il traguardo di altri Paesi. Un buon risultato è quello ottenuto per la sostenibilità del sistema agricolo, in particolare per la gestione dei consumi idrici e per la riduzione delle emissioni nocive.

Per quanto riguarda gli ultimi Paesi in classifica generale, questi devono affrontare una problematica in tema di nutrizione, che è anche un paradosso: da una parte la malnutrizione, dall’altra l’obesità. Inoltre, ancora questi Stati non sono in grado di gestire un’agricoltura sostenibile, soprattutto per quanto riguarda lo spreco di acqua e di cibo durante la fase di produzione.

Lo Studio mette in risalto anche la correlazione esistente tra la scorretta alimentazione e le problematiche economiche e climatiche. Nei sistemi economici sviluppati, dove sono presenti soprattutto il sovrappeso e l’obesità, una scorretta alimentazione comporta un aumento dei costi sanitari e della produttività economica, senza tener conto dei costi della vita e dell’aumento della mortalità precoce. Per quanto riguarda il legame con le problematiche climatiche, bisogna considerare che tutto ciò che si sceglie di mangiare ha un determinato impatto ambientale.

Dopo aver analizzato il sistema alimentare dei principali Stati, l’Economist Intelligence Unit e la Fondazione Barilla hanno deciso di proseguire l’esperimento in maniera più particolareggiata: il progetto sarà dedicato al sistema alimentare urbano, chiamato City Monitor. Questo servirà da indicatore per fotografare, attraverso una serie di criteri, il sistema alimentare medio delle popolazioni che vivono in città molto grandi. Per la fase iniziale saranno prese in esame 16 città: Londra, Milano, Parigi, Toronto, Belo Horizonte, Johannesburg, Shanghai, Kyoto, Messico City, Berlino, Mosca, Tel Aviv, Dubai, San Francisco, Lagos e Mumbai.

Questi progetti sono rivolti soprattutto a sensibilizzare la popolazione su una tematica così importante come l’alimentazione. Infatti, il concetto principale che lo Studio vuole sottolineare è il fatto che mangiare in maniera sana, riducendo le quantità, non solo comporta un beneficio per la nostra salute, ma anche per il Pianeta.

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