Demografia Società

Fondazione Migrantes: in 13 anni espatriati 2 milioni di Italiani

Fondazione Migrantes Rapporto 2019

Il Rapporto 2019 “Italiani nel mondo” della Fondazione Migrantes segnala che è proseguita nel 2018 l’emorragia dei giovani laureati. Il Focus del 2019 è “Quando brutti, sporchi e cattivi erano gli italiani”.

Dal 2006 al 2019 la mobilità italiana è aumentata del 70,2% passando da poco più di 3,1 milioni di iscritti all’Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero (AIRE) a quasi 5,3 milioni, l’8,8% degli oltre 60 di residenti totali in Italia alla stessa data.

È questo uno dei dati più rilevanti che emerge dall’edizione 2019 del Rapporto Italiani nel Mondo” della Fondazione Migrantesorganismo pastorale collegato alla CEI, presentato il 25 ottobre 2019, al quale hanno contribuito circa 70 studiosi italiani e non.

Si tratta dell’unico Rapporto interamente dedicato all’Italia e alla sua mobilità: dati quantitativi (socio-statistici) con focus regionali e provinciali si completano con informazioni qualitative che derivano da ricerche e indagini. Il tutto perfezionato da approfondimenti di particolare interesse.

Se dovessi riassumere il ‘Rapporto Italiani nel Mondo’ con una semplice frase direi che è un volume di domande per le quali troviamo anche le risposte – ha affermato Mons. Stefano Russo, Segretario generale della CEI alla presentazione del Rapporto – E non capita sempre, anzi succede raramente. È più semplice lanciare le situazioni problematiche e lasciarle prive della parte propositiva e costruttiva attraverso la quale si prova a superarle”.

Quasi la metà degli italiani iscritti all’AIRE è originaria del Meridione d’Italia (48,9%, di cui il 32,0% Sud e il 16,9% Isole); il 35,5% proviene dal Nord (il 18,0% dal Nord-Ovest e il 17,5% dal Nord-Est) e il 15,6% dal Centro.

Oltre 2,8 milioni (54,3%) risiedono in Europa, 2,1 milioni (40,2%) in America. Nello specifico, però, sono l’Unione Europea (41,6%) e l’America Centro-Meridionale (32,4%) le due aree continentali maggiormente interessate dalla presenza dei residenti italiani. Le comunità più consistenti si trovano, nell’ordine, in Argentina (quasi 843 mila), in Germania (poco più di 764 mila), in Svizzera (623 mila), in Brasile (447 mila), in Francia (422 mila), nel Regno Unito (327 mila) e negli Stati Uniti d’America (272 mila).

Da gennaio a dicembre 2018 si sono iscritti all’AIRE 242.353 italiani di cui il 53,1% (pari a 128.583) per espatrio.- L’attuale mobilità italiana continua a interessare prevalentemente i giovani (18-34 anni, 40,6%) e i giovani adulti (35-49 anni, 24,3%). Il 71,2 è in Europa e il 21,5% in America (il 14,2% in America Latina). Sono ben 195 le destinazioni di tutti i continenti. Il Regno Unito, con oltre 20 mila iscrizioni, risulta essere la prima meta prescelta nell’ultimo anno (+11,1% rispetto all’anno precedente). Al secondo posto, con 18.385 connazionali, vi è la Germania(-8,1%). A seguire la Francia (14.016), il Brasile (11.663), la Svizzera (10.265) e la Spagna (7.529).

Le partenze nell’ultimo anno hanno riguardato 107 province italiane. Con 22.803 partenze continua il solido “primato” della Lombardia, seguita dal Veneto (13.329), dalla Sicilia (12.127), dal Lazio (10.171) e dal Piemonte (9.702).

Bisogna considerare i dati presentati il punto dal quale ripartire per modellare percorsi operativi che è ancora possibile intraprendere nonostante il grave ritardo accumulato – si legge nel Rapporto – La demografia non è un destino ineluttabile, ma è indubbio che l’Italia stia vivendo da tempo un ‘malessere demografico’ che è possibile fronteggiare e da cui è possibile guarire scegliendo la cura adeguata, avendo una pazienza certosina e la lungimiranza di pensare che il tanto lavoro fatto non darà probabilmente risultati godibili da chi c’è oggi, ma piuttosto da chi ci sarà domani e che si troverà a vivere, speriamo, tempi meno tesi e con malesseri meno evidenti”.

Il tema dello Speciale 2019 “Quando brutti, sporchi e cattivi erano gli italiani: dai pregiudizi all’amore per il made in Italy”, attraverso analisi sociologiche e linguistiche, aneddoti e storie, fa riferimento al tempo in cui erano gli italiani ad essere discriminati, risvegliando “il ricordo di un passato ingiusto – spiega il testo – non per avere una rivalsa sui migranti di oggi che abitano strutturalmente i nostri territori o arrivano sulle nostre coste, ma per ravvivare la responsabilità di essere sempre dalla parte giusta come uomini e donne innanzitutto, nel rispetto di quel diritto alla vita (e, aggiungiamo, a una vita felice) che è intrinsecamente, profondamente, indubbiamente laico. Si tratta dunque di “scegliere non solo da che parte stare, ma anche che tipo di persone vogliamo essere e in che tipo di società vogliamo vivere noi e far vivere i nostri figli, le nuove generazioni”. 
La Fondazione Migrantes auspica che questo studio possa “aiutare al rispetto della diversità e di chi, italiano o cittadino del mondo, si trova a vivere in un Paese diverso da quello in cui è nato”.

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