I risultati della ricerca condotta dal Forum per la Finanza Sostenibile e da BVA Doxa e presentati nel corso della VIII Settimana dell’Investimento Sostenibile e Responsabile (12-21 novembre 2019) mostrano un aumento di consapevolezza dei risparmiatori italiani sull’importanza dei temi ambientali nelle scelte finanziarie e di propensione a sottoscrivere prodotti che integrano considerazioni di sostenibilità, in particolare sul clima.
Nel corso di “Clima e Finanza Sostenibile”, evento di apertura della Settimana dell’Investimento Sostenibile e Responsabile 2019 (12-21 novembre 2019), l’iniziativa promossa e coordinata dal Forum per la Finanza Sostenibile e giunta alla VIII edizione, sono stati presentati al Senato della Repubblica i risultati dell’indagine “Risparmiatori italiani e cambiamento climatico”, realizzata dal Forum e da BVA Doxa, con il supporto di Allianz Global Investors GMBH, Etica Sgr e State Street Global Advisors, che ha analizzato il grado di consapevolezza degli investitori retail italiani sulla rilevanza dei temi ambientali nelle scelte finanziarie e la loro propensione a sottoscrivere prodotti che integrano considerazioni di sostenibilità, in particolare sul clima.
Il Forum per la Finanza Sostenibile è un’Associazione non profit multi-stakeholder, di cui fanno parte operatori del mondo finanziario e altri soggetti interessati dagli effetti ambientali e sociali dell’attività finanziaria. La missione del Forum, che fa parte di Eurosif (European Sustainable Investment Forum) è promuovere la conoscenza e la pratica dell’investimento sostenibile, con l’obiettivo di diffondere l’integrazione dei criteri ambientali, sociali e di governance (ESG) nei prodotti e nei processi finanziari.
BVA Doxa, è la Società leader a livello internazionale nel campo delle ricerche di mercato, nata dalla fusione di BVA, gruppo franco-americano, e l’italiana Doxa, entrambe da sempre attive nel settore e tra le prime in Europa.
“Il cambiamento climatico è certamente stato il più discusso nel 2019 tra i temi ESG – ha affermato Simone Pizzoglio, Head of Finance & Utilities di BVA Doxa, che ha illustrato i risultati assieme a Arianna Lovera, Senior Programme Officer del Forum – L’edizione 2019 della ricerca del Forum si concentra nel capire come i risparmiatori italiani (e i piccoli risparmiatori in particolare) vedono la relazione tra clima e finanza. Il rapporto evidenzia il progredire inarrestabile della consapevolezza del ruolo e dell’importanza della sostenibilità, anche se le scelte di risparmio non sono ancora completamente allineate, ma è solo questione di tempo”.
Le principali evidenze della ricerca
Atteggiamento rispetto ai temi
ambientali e al rischio climatico:
– Quasi tutti gli intervistati attribuiscono all’attività umana la responsabilità del cambiamento climatico: il 91% ritiene che le cause siano di
origine antropica.
– Oltre il 60% dei risparmiatori
dichiara di aver modificato i propri
comportamenti in ottica di sostenibilità ambientale, prestando particolare
attenzione alla raccolta differenziata, all’utilizzo di lampadine LED e alla
riduzione degli sprechi.
– I danni alla salute e
all’incolumità delle persone rappresentano il principale rischio per l’economia collegato al cambiamento
climatico per il 70% degli
intervistati; seguono i danni alle
produzioni agricole e le migrazioni,
citati rispettivamente dal 62% e dal 45%. Agricoltura, settore alimentare ed
energia sono i settori economici considerati maggiormente esposti agli effetti
del cambiamento climatico.
– Il 33% del campione ritiene che le
istituzioni europee siano i
principali attori deputati alla
prevenzione e al contenimento del rischio climatico; seguono i produttori energetici (18%) e le istituzioni nazionali (17%).
Propensione
all’investimento sostenibile e responsabile (SRI):
– Più dell’80% degli intervistati
considera importante essere messo al
corrente della sostenibilità ambientale e sociale dei propri investimenti;
oltre la metà del campione giudica però molto carente l’informazione sulla finanza sostenibile in Italia e
ritiene che il settore finanziario non tenga sufficientemente in considerazione
i fattori ambientali, sociali e di governance.
– Le ragioni principali della mancata sottoscrizione di prodotti SRI (tra
coloro che conoscono i prodotti SRI, uno
su quattro dichiara di aver investito in questa tipologia di strumenti) si
confermano: la conoscenza delle caratteristiche
dei prodotti, insufficiente per il 47% dei risparmiatori, e la pubblicità, inadeguata per il 36%.
Tuttavia, si registrano risultati incoraggianti da parte della rete di vendita:
la quota di risparmiatori a cui gli
operatori hanno proposto investimenti sostenibili si attesta al 40%, in
aumento di 9 punti percentuali rispetto al 2018.
– I temi ambientali che influenzano
maggiormente le scelte di investimento sono: le energie rinnovabili, citate dal 72% degli intervistati, le politiche
di risparmio energetico (69%) e
l’economia circolare (67%). I sottoscrittori di prodotti SRI
accordano grande importanza ai temi ambientali: per il 92% la presenza di politiche
a supporto dell’ambiente da parte delle aziende è stata “molto” o
“abbastanza” rilevante per la scelta di investimento.
Dopo la relazione sull’indagine, il Prof. Carlo Carraro, Professore Ordinario di
Economia Ambientale presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia e
Vice-Presidente del Working Group III sulla mitigazione del Gruppo scientifico Intergovernativo
dell’ONU sui Cambiamenti Climatici (IPCC)
ha tenuto una keynote lecture che si è
incentrata sulle risorse necessarie a finanziarie gli investimenti
indispensabili per ridurre le emissioni di gas serra in modo che la temperatura
media globale non aumenti di più di 2 °C rispetto ai livelli pre-industriali.
“Il gap tra risorse finanziarie
necessarie e quelle effettivamente disponibili è ancora rilevante – ha affermato
tra l’altro il Prof. Carraro – Ma i
mercati, diversamente dai governi, stanno prendendo la giusta direzione. Il
mondo della finanza ha messo a disposizione delle imprese nuovi strumenti
finanziari per sostenere i loro investimenti di riduzione delle emissioni.
Soprattutto per investimenti in rinnovabili e nei paesi in via di sviluppo. Con
risultati importanti: circa 500 miliardi nel 2018 secondo i dati OCSE“.
La Commissione UE ha sviluppato una tassonomia delle attività economiche sostenibili e ha lanciato lo scorso ottobre la Piattaforma internazionale sulla finanza sostenibile (IPSF), con l’obiettivo di perseguire 3 obiettivi:
– scambiare e diffondere informazioni per promuovere le migliori pratiche in materia di finanziamento ecologicamente sostenibile;
– confrontare le diverse iniziative e identificare le barriere e le opportunità per contribuire a rafforzare la finanza ecologicamente sostenibile a livello internazionale;
– nel rispetto dei contesti nazionali e regionali, rafforzare il coordinamento internazionale ove appropriato su questioni finanziarie sostenibili dal punto di vista ambientale.
Uno Studio condotto da un Gruppo di ricercatori italiani presso il CMCC-Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici, l’European Institute on Economics and the Environment (EIEE) – RFF-CMCC, la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, l’Università Bocconi e il Politecnico di Milano, e pubblicato il 29 ottobre 2019 sulla prestigiosa rivista PNAS, ha evidenziato come gli impatti dei danni economici del cambiamento climatico mineranno la stabilità di un settore, apparentemente meno esposto qual è quello della finanza.