Biodiversità e conservazione Fauna Flora

Una task force FAO per salvaguardare le palme dal punteruolo rosso

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Se per primi furono i Romani ad attuare una sorta di globalizzazione del mondo allora conosciuto, importando e diffondendo le varietà colturali e le specie animali dai territori dell’Impero per introdurle in aree che non costituivano i loro habitat originari, nelle quali tuttavia potevano acclimatarsi, il secondo momento di sviluppo del fenomeno si ebbe nei secoli XV e XVI, al tempo delle grandi scoperte geografiche.

Ma è soprattutto alla fine dello scorso secolo che la diffusione di alieni ha avuto una vera e proprio accelerazione, sia per le transazioni commerciali tra le varie aree di tutto il mondo, sia per l’incremento dei flussi migratori e turistici transcontinentali, ovvero per il commercio illegale di specie esotiche. Non c’è dubbio, però, che gli effetti dei cambiamenti climatici in atto incide in maniera non secondaria.

Nei giorni scorsi, l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) ha comunicato che il pesce scorpione (Pterois miles) è stato avvistato per la prima volta in acque italiane. Specie tropicale tra le più attrattive ed appariscenti, originaria del Mar Rosso e dell’Oceano Indiano, è predatrice molto aggressiva e pericolosa anche per l’uomo a causa del potente veleno delle sue spine che rimane attivo fino a due giorni dopo la morte. Dopo la segnalazione della sua invasione nel Mediterraneo orientale, grazie anche all’aumento delle temperature dell’acqua, il suo primo avvistamento in Italia è avvenuto nella riserva naturale orientata “Oasi Faunistica di Vendicari“, in Sicilia.

A Roma, si è appena conclusa presso la sede della FAO una Riunione scientifica di alto livello (29-31 marzo 2017) che ha visto coinvolti scienziati, esperti di infestazioni, ministeri dell’ agricoltura e rappresentanti di coltivatori, per discutere e definire un piano d’azione internazionale per porre fine all’avanzamento del punteruolo rosso della palma (Rhinchophorus ferrugineus) che sta uccidendo le palme produttrici di cocco e datteri, oltre a quelle ornamentali del genere Phoenix che si trovano in diverse città europee.
Il punteruolo rosso rappresenta la minaccia più pericolosa alle palme di dattero – ha affermato Abdessalam Ould Ahmed, Direttore Generale Aggiunto e Rappresentante regionale della FAO per il Vicino Oriente e il Nord Africa – Un’implementazione insufficiente degli standard fitosanitari, la mancanza di una strategia di prevenzione efficace, e l’insufficienza delle misure di monitoraggio spiegano il fallimento nel contenere questa infestazione, fino ad oggi“.

Originario dell’Asia Sud-orientale e Melanesia, si è introdotto a seguito di importazioni di esemplari di palme in Medio Oriente e poi lungo la regione dell’Africa mediterranea. Da lì è risalito lungo la penisola Iberica (la prima segnalazione è del 1994) per raggiungere quindi la Costa Azzurra e la Liguria e, quindi, diffondersi nelle altre regioni tirreniche ed adriatiche.

Coleottero della famiglia dei curculionidi la cui caratteristica è, appunto, di avere il capo allungato a forma di proboscide (scientificamente chiamato rostro) alla cui estremità si trova l’apparato boccale, e che serve alla femmina per perforare i tessuti vegetali in profondità dove depone le uova (fino a 200). Al loro schiudersi, piccole larve dal capo fortemente indurito cominciano a scavare gallerie nella pianta ospitante, alla base dell’apparato fogliare, spolpandola per nutrirsi. Quando ha raggiunto la lunghezza di 4-5 cm.(circa 3 mesi) inizia la metamorfosi e, dopo meno di un mese, dal bozzolo esce la “pupa” che diventa in breve adulto. A quel punto la pianta è ormai spacciata, denunciando il suo stato con l’abbassamento a forma di ombrello della chioma, prima di lasciar cadere il rachide.
L’area del Mediterraneo ospita una vasta biodiversità della flora che va protetta per motivi sociali, economici ed ambientali – ha sottolineato Cosimo Lacirignola, Segretario Generale del Centro Internazionale di alti studi agronomici mediterranei (CIHEAM) – Una strategia di protezione sostenibile è quindi più importante che mai per tutelare l’intera regione dalle minacce fitosanitarie“.

Il parassita causa milioni di dollari di perdite ogni anno, sia in termini di produzione persa che di costi per il trattamento dell’infestazione. Nei Paesi del Golfo si perdono circa 8 milioni di dollari ogni anno per la sola rimozione delle piante severamente infette. In Italia, Spagna e Francia al 2013 il costo combinato per la gestione dell’infestazione, taglio e sostituzione delle piante colpite e perdita di introiti si aggira sui 90 milioni di euro. Un costo che si prevede raggiungerà i 200 milioni di euro entro il 2023 se non verrà messo in atto un programma rigoroso di contenimento del parassita.

Gli alberi di palma costituiscono una risorsa importante per molte comunità del Medio Oriente e del Nord Africa. I datteri rappresentano da secoli un alimento base e sono oggi una fonte importante di guadagno. Si producono oltre 7 milioni di tonnellate di datteri ogni anno e sono circa 100 milioni le palme da dattero coltivate: il 60 per cento delle quali nei Paesi arabi.
Per l’Europa mediterranea i danni economici sono riferibili alla compromissione di un patrimonio storico-paesaggistico ineguagliabile, perché i toponimi che includono aggettivi e complementi “palmari” sono diffusi dal Levante spagnolo alla Costa azzurra francese, dalla Riviera ligure alla “Riviera delle Palme” di San Benedetto del Tronto (Marche).
La prevenzione costituisce la soluzione più efficace, perché una volta che la pianta è stata attaccata, un Decreto del MiPAAF di recepimento della Decisione 2007/365/CE ne impone “la sradicazione e il corretto smaltimento di tutte le sue parti ad opera di professionisti“.

La palma come albero di vita, prosperità, pace e vittoria per le antiche civiltà, assume ancora oggi una straordinaria valenza simbolica.
Ricordiamo che in Piazza della Signoria, di fronte a Palazzo Vecchio, a far da cornice al G7 della Cultura di Firenze c’è una copia dell’Arco di trionfo dell’imperatore romano Settimio Severo (193-211) distrutto dall’Isis nel 2015 in Siria, nella antica città di Palmira (Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO) il cui toponimo originario in aramaico era Tadmor (Palma).

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