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Energy Efficiency Report 2019: rallenta la crescita degli investimenti

Energy Efficiency Report 2019 dell’Energy & Strategy Group del Polimi, che quest’anno propone un focus sul comparto industriale e processo produttivo, rileva che l’incertezza sul quadro normativo e gli eccessivi tempi di ritorno degli investimenti rallentano la crescita del mercato.

Nel corso del Convegno “Energy Efficiency Report: le sfide dello smart manufacturing per ESCo e Utilities”, Energy&Strategy Group della School of Management del Politecnico di Milano ha presentato il 19 giugno 2019 la nona edizione dell’Energy Efficiency Report 2019 che ha l’obiettivo di analizzare gli investimenti realizzati in Italia nel settore, in particolare nel comparto industriale e sul processo produttivo e di comprendere le dinamiche di mercato ma anche tecnologiche e normative che ad esso sono legate.

Ne emerge un mercato in forte crescita (+6,3%) con 7,1 miliardi di investimenti nel 2018 (2,3 riconducibili al comparto industriale), tre quarti dei quali per innovazioni che integrano tecnologie per l’efficientamento energetico e soluzioni digital nel più complesso sistema di gestione della fabbrica, sfruttando l’eccezionale traino del Piano Industria 4.0.

Tuttavia, c’è stato un rallentamento rispetto all’ultimo quinquennio che aveva visto una crescita media del 12%.
È un mercato che ha saputo superare la crisi dei Certificati Bianchi ma il cui tasso di incremento si è ridotto a causa dell’introduzione di norme, come il cosiddetto Decreto Energivori, che diminuendo i costi dell’energia disincentivano gli interventi in efficienza – ha affermato Vittorio Chiesa, Direttore di E & S Group – È anche un mercato dove, per la prima volta da tempo, appare in contrazione la marginalità delle ESCo, soprattutto quelle di maggiori dimensioni, e la competizione si fa più aspra da parte delle grandi società di ingegneria”.

Il segmento Home & Building guida la classifica degli investimenti (con ben il 65% del totale), seguito dal comparto industriale (nel complesso circa 2,3 miliardi di euro, poco meno del 33%) e infine la Pubblica Amministrazione, che cuba solamente per il 2% del totale degli investimenti.

Le soluzioni di efficienza energetica maggiormente adottate nel comparto industriale nel 2018 sono state i sistemi di combustione efficienti e la cogenerazione (quasi il 40% degli investimenti complessivi del settor)e. Nonostante gli investimenti in cogenerazione e nei sistemi di combustione efficienti rimangano le soluzioni più adottate, risultano in forte calo rispetto al 2017, rispettivamente -24% la cogenerazione e -7% i sistemi di combustione efficienti. Il forte calo della cogenerazione è dovuto all’effetto negativo del decreto energivori il quale ha contribuito anche al calo degli investimenti nei motori elettrici. Si nota però, ed è particolarmente interessante, un incremento molto significativo degli investimenti sul processo produttivo, con una crescita superiore al 50% rispetto al 2017, da attribuirsi probabilmente all’onda lunga degli effettivi positivi del Piano Industria 4.0.

Continua il trend positivo degli investimenti in illuminazione, con un tasso di crescita del +16% rispetto all’anno scorso. Seguono poi gli interventi su inverter, aria compressa e refrigerazione. Interessante, infine, sottolineare il buon risultato degli investimenti nei Sistemi di Gestione dell’Energia (SGE) con una crescita del 28% rispetto all’anno scorso. Risultato dato dalla ricorrenza nel 2019 dell’obbligo dell’audit energetico ma anche segno di come sempre più frequentemente le imprese hanno un approccio olistico all’efficientamento energetico e non più focalizzato sui singoli interventi e tecnologie.

Triennio 2016 – 2018: ripartizione in percentuale degli investimenti del comparto industriale (Fonte: Energy Efficiency Report 2019)

Nel 2018 il 75% degli investimenti totali sono stati gestiti “in casa” direttamente dall’impresa, senza il supporto di fornitori di servizi energetici specializzati, e l’indicatore di “propensione all’investimento” si è attestato più sul mantenimento che sulla crescita, anche a causa dell’acuirsi dell’incertezza sul futuro del comparto industriale: questa è infatti la fotografia scattata dalla survey sulla “propensione all’efficienza energetica” che ha coinvolto oltre 250 energy manager, imprese e professionisti.

L’analisi ha riguardato un campione rappresentativo dei 7 principali settori industriali, che esprimono il 65,5% del totale dei consumi elettrici di tutto il comparto industriale manifatturiero italiano ed il 63% del consumo totale di gas naturale del comparto industriale italiano. L’86% del campione analizzato dichiara di aver implementato investimenti in efficienza energetica nel corso dell’ultimo anno (2018). I soggetti non obbligati ad eseguire la diagnosi energetica, sono tuttavia meno propensi ad effettuare investimenti. La loro percentuale si attesta infatti al 60% rispetto al 91% relativo ai soggetti obbligati; dato questo che dimostra come l’obbligo di diagnosi sia stato un driver rilevante per l’efficienza energetica.

Continua il trend positivo degli investimenti in illuminazione, che si assetano sui 312 milioni di euro  con un tasso di crescita del +16% rispetto all’anno scorso. Seguono poi gli interventi su inverter, aria compressa e refrigerazione. Interessante, infine, sottolineare il buon risultato degli investimenti nei Sistemi di Gestione dell’Energia (SGE) pari a 129 milioni di euro, con una crescita del 28% rispetto al 2017. Risultato dato dalla ricorrenza nel 2019 dell’obbligo dell’audit energetico ma anche segno di come sempre più

Le barriere agli investimenti che risultano ancora oggi essere più critiche sono l’incertezza sul quadro normativo e gli eccessivi tempi di ritorno dell’investimento, e questo vale sia per le Grandi Imprese che per le PMI.

Analogamente gli interventi di natura «integrata» (ovvero dove si investe sia sulla parte hardware che sulla parte software) sono di gran lunga la soluzione maggiormente adottata dalle imprese (74% del campione), mentre solo nel 26% dei casi viene preferito l’intervento solo sulla tecnologia hardware o solo sul software. Per la maggior parte degli interventi le imprese che effettuano investimenti self-made si rivolgono comunque ai fornitori di tecnologia hardware.

Distinguendo fra interventi effettuati in modalità self-made e contratto di servizio si denota una certa differenza nella composizione del campione. Negli interventi effettuati con contratti di servizio al primo posto si posizionano le ESCo, con il 28% degli interventi, seguiti dai fornitori di tecnologia hardware (24%) e i software provider (20%). Rilevanti anche le quote di utility e facility management.

Nel corso del 2018 le ESCo certificate sono aumentate del 6% rispetto al 2017, con un conseguente aumento del numero dei dipendenti che raggiunge quota 10.845 (+10% rispetto all’anno precedente). Interessante sottolineare come la crescita dell’ultimo anno sia in termini di soggetti certificati sia in termini di numero di dipendenti sia rallentata rispetto all’anno precedente segno che il mercato ha raggiunto un certo livello di maturità. 

Solamente il 32% delle ESCo coinvolte nella survey 2019 ha dichiarato di effettuare interventi sul processo produttivo. Di queste più del 60% ha effettuato interventi nel settore chimico, seguito dal settore alimentare e tessile (45%). Dati che confermano come la maggior parte degli interventi vengano fatti laddove la preponderanza dei consumi è di natura termica.

Il potenziale di mercato “atteso” nel periodo 2019-2022 per gli investimenti in efficienza energetica nel comparto industriale si attesta tra i 9,84 e gli 11,95 miliardi di euro a seconda degli scenari ipotizzati di sviluppo, con un volume d’affari medio annuo compreso tra i 2,5 e i 3 miliardi di euro.

Infine, gli investimenti sul processo produttivo cresceranno maggiormente rispetto al comparto industriale grazie all’effetto di normative dedicate all’efficientamento energetico e alla digitalizzazione del processo produttivo.

 

 

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