L’ultimo Rapporto della Commissione UE redatto dalla Rete Eurydice pone ancora il nostro Paese tra quelli cui manca una Strategia nazionale in grado di far sviluppare negli studenti quelle competenze necessarie per adattarsi ad un’economia e un mercato del lavoro in continuo cambiamento.
L’Unione europea promuove l’imprenditorialità come fattore chiave per la competitività e nella Strategia Europa 2020 per l’occupazione e la crescita sostenibile si sottolinea l’importanza di sviluppare una cultura d’impresa europea, fomentando l’adozione della giusta mentalità e potenziando l’acquisizione di abilità imprenditoriali.
Inoltre, potenziare la creatività e l’innovazione e includere l’imprenditorialità a tutti i livelli dell’istruzione e della formazione professionale rientra infine tra gli obiettivi a lungo termine del quadro strategico per la cooperazione europea “Istruzione e formazione 2020 (ET 2020)”.
Lo sviluppo di una mentalità imprenditoriale deve cominciare fin dalla scuola e promuovere l’acquisizione di competenze trasversali utili sia nel lavoro indipendente che dipendente, come saper affrontare problemi e risolverli; sviluppare l’assunzione del rischio, prendere decisioni, essere in grado di elaborare un’idea per farne un progetto/prodotto o servizi.
Per valutare i progressi nell’implementazione dell’educazione all’imprenditorialità nei sistemi di istruzione, la Commissione UE ha pubblicato il 22 febbraio 2016 il Rapporto “Entrepreneurship Education at School in Europe – 2016 Edition” che prende in esame i modi con cui nei Paesi europei si insegna e promuove la cultura imprenditoriale nelle scuole.
Le competenze imprenditoriali implicano una vasta gamma di abilità necessarie ad adattarsi ad un’economia e un mercato del lavoro in continuo cambiamento, quali una mentalità imprenditoriale, creatività, capacità di risolvere i problemi e di lavorare in squadra, conoscenza delle lingue, ecc.
Nonostante queste competenze siano strettamente collegate all’opportunità concreta dei giovani di trovare un lavoro, nonché alla capacità di realizzare le proprie ambizioni e trovare il proprio posto nella società, il Rapporto mette in luce che solamente pochi Paesi includono l’educazione all’imprenditorialità nei piani di studio.
Il Rapporto, incentrato sull’istruzione primaria e secondaria e sulle scuole professionali, contiene informazioni e dati relativi all’anno scolastico 2014/15 dei 33 Paesi (oltre agli Stati membri dell’UE, Islanda, Liechtenstein, Norvegia, Svizzera e Turchia) di Eurydice, la rete di informazione sull’istruzione in Europa, istituita nel 1980 dalla Commissione europea e dagli Stati membri per incrementare la cooperazione nel settore educativo, migliorando la conoscenza dei sistemi e delle politiche.
Inoltre, vengono fornite schede informative a livello nazionale, con una panoramica sull’educazione all’imprenditorialità in ciascun Paese.
Dei 38 sistemi di istruzione analizzati, 11 hanno avuto una strategia specifica sulla formazione all’imprenditorialità, 18 l’hanno inserita in un quadro più ampio di altre aree e ben 9 non ne avevano alcuna, tra cui l’Italia.
Non stupisce che il nostro Paese sia ancora privo di strategia in proposito, dal momento che le poche iniziative che vengono intraprese dalle nostre scuole (Istituti secondari di 2° grado), vengono svolte in un contesto di separazione rispetto all’insegnamento ordinario che procede autonomamente in modo tradizionale. Viceversa, l’educazione all’imprenditorialità deve iniziare fin dalla scuola primaria, come si evince dagli esempi di buone pratiche indicate nel Rapporto, sostenuta da Linee guida nazionali e inserita nel curricolo di formazione degli insegnanti.
Le attività didattiche in merito non possono essere ridotte ad uno svolgimento per un certo periodo nell’ambito di un determinato ordine scolastico, come purtroppo avviene anche con l’altra attività fondamentale, strettamente correlata all’imprenditorialità, qual è l’orientamento scolastico che viene svolto quasi sempre nella terza classe di scuola media, in prossimità delle iscrizioni per il successivo anno scolastico.
Ecco come si conclude la scheda informativa sull’Italia contenuta nel Rapporto: “Nel 2016, il Ministero della Pubblica Istruzione avvierà progetti di sviluppo professionale per aumentare le competenze degli insegnanti in generale e di quelli professionali delle scuole secondarie superiori e degli istituti tecnici che lavorano su percorsi di formazione ‘alternanza scuola-lavoro’. Ogni scuola o rete di scuole è in grado di avviare percorsi di sviluppo professionale per gli insegnanti di tutte le materie, compresa l’educazione all’imprenditorialità; tuttavia non sono disponibili informazioni su quanti lo facciano”.
Ritornando più in generale al Rapporto, vi si sottolinea che le strategie che si concentrano in modo diretto sull’educazione all’imprenditorialità hanno fornito una migliore copertura sul problema con una più ampia gamma di azioni e un maggiore sostegno per l’implementazione.
Vi è una predominanza di strategie educative più mature nei Paesi nordici, con Danimarca, Svezia, Finlandia e Norvegia che si impegnano più di altri per l’innovazione, strettamente correlata alla formazione all’imprenditorialità, come dimostrano le loro elevate posizioni nelle classifiche internazionali dedicate.
Nei Balcani occidentali, anche Bosnia-Erzegovina, Montenegro e l’ex Repubblica iugoslava di Macedonia hanno strategie specifiche di educazione all’imprenditorialità sostenute dall’UE, come ad esempio tramite lo Small Business Act (SBA), il quadro generale delle politiche per le PMI, che ha per obiettivo anche il miglioramento dell’approccio all’imprenditorialità, e il Vocational Education and Training (VET) sulla formazione professionale dei giovani che si accostano al mondo del lavoro, politiche che costituiscono parte integrante del processo di adesione all’UE e che sono monitorate a livello nazionale e unionale.
In accordo con le evidenze della ricerca in corso, il Rapporto ha analizzato 4 obiettivi strategici:
– cittadinanza attiva;
– imprenditorialità sociale;
– costituzione di impresa;
– occupazione.
Venti Paesi/Regioni affrontano almeno 3 di questi obiettivi, con l’occupazione l’obiettivo più diffuso tra i Paesi europei. Questa attenzione è coerente con lo sviluppo degli sforzi politici per combattere gli alti tassi di disoccupazione giovanile in molti Paesi europei.
Mentre i risultati di apprendimento sono chiaramente identificati nel Rapporto essendo di grande importanza per lo sviluppo dell’educazione all’imprenditorialità, essi non appaiono come azione prioritaria nelle strategie della maggior parte dei Paesi. Infatti, l’inserimento nel piano di studi delle varie categorie dei risultati di apprendimento, relative alla imprenditorialità (attitudini, competenze e conoscenze) non è omogeneo nell’intera Europa. Solo 15 Paesi/Regioni includono una gamma più completa dei risultati di educazione all’imprenditorialità.
Nel complesso, l’attuale mancanza della totalità dei risultati può essere identificata come uno dei principali ostacoli allo sviluppo di una effettiva ed alta qualità di educazione all’imprenditorialità. L’inclusione dei risultati dell’apprendimento nel processo di valutazione è anche un indicatore chiave della sua importanza nel piano di studio.
In tutta Europa, lo sviluppo e l’attuazione dell’educazione all’imprenditorialità vengono finanziati tramite risorse nazionali e/o europee. Ventisette dei Paesi/Regioni analizzati vi destinano finanziamenti nazionali, per lo più per l’implementazione della propria relativa strategia. Oltre a quelli nazionali, 24 Paesi/Regioni attingono anche a fondi dall’UE e 2 di loro contano esclusivamente su questa fonte di finanziamento.
Sebbene più della metà dei Paesi europei destinino finanziamenti sia nazionali che europei per lo sviluppo e l’attuazione dell’educazione all’imprenditorialità, i flussi stabili e a lungo termine devono ancora essere definiti, e dovrebbero essere più completi, comprendendo in particolare: l’attuazione della strategia; i piani di studio; la formazione e il supporto agli insegnanti; la costruzione di partnership con i portatori di interesse, componente chiave dell’educazione all’imprenditorialità.<
In metà dei Paesi oggetto della relazione, l’educazione all’imprenditorialità è inclusa nei piani di studio della scuola primaria come obiettivo intercurriculare e nel 2014/15 è stata inclusa nelle materie obbligatorie della scuola primaria in 14 Paesi.
A livello di scuola secondaria superiore, l’educazione all’imprenditorialità è più comune e diversi sono gli approcci: può essere individuata come materia separata o come parte integrante sia di materie obbligatorie che facoltative (per lo più nell’ambito di studi del settore economiche e delle scienze sociali). Tuttavia, il Rapporto sottolinea che l’educazione all’imprenditorialità è meno probabile che raggiunga tutti gli studenti nei Paesi in cui è inclusa come materia opzionale, piuttosto che obbligatoria, e dove non è una tematica trasversale.
Mentre la maggior parte dei Paesi che includono l’educazione all’imprenditorialità nei loro programmi, raramente raccomandano agli insegnanti una qualche particolare metodologia i di insegnamento/apprendimento e, di conseguenza, lasciano loro una grande autonomia al riguardo. quando vengono indicate delle linee guida, è di solito a livello di scuola secondaria e di formazione professionale.
La ricerca suggerisce che le metodologie che coinvolgono gli studenti in esperienze fuori dalle aule scolastiche e li mettono in contatto con il mondo reale sono fondamentali per l’educazione all’imprenditorialità. Tuttavia, la relazione mostra che solo pochi Paesi mettono in pratica esperienze imprenditoriali – come ad esempio la creazione di mini o aziende junior o di lavoro a progetto – come parte regolare e obbligatoria del piano di studi.
Questo è il motivo per cui linee guida chiare sono importanti affinché gli insegnanti abbiano una comune consapevolezza di quali siano le metodologie più adatte per l’educazione all’imprenditorialità e quali di queste contribuiranno ad insegnare con successo queste abilità.
L’esame dell’educazione all’imprenditorialità nella formazione degli insegnanti (ITE) è un compito complesso, dal momento che più di tre quarti dei Paesi/Regioni d’Europa concedono l’autonomia agli istituti di istruzione e formazione sulle materie curricolari o non hanno normative/raccomandazioni sull’educazione all’imprenditorialità in relazione all’ITE. Solo 7 sistemi scolastici la includono come argomento obbligatorio in alcune parti del sistema ITE, almeno per certi futuri insegnanti e un solo Paese la prevede per tutti i futuri insegnanti.
Nello Sviluppo Professionale Continuo (CPD), i corsi di formazione all’imprenditorialità sono definiti meglio. Infatti, 28 Paesi/Regioni hanno Corsi specifici disponibili per almeno alcuni insegnanti della materia interessata di alcuni livelli di istruzione. A volte, viene impartita da organizzazioni di solito incaricate di CPD o può essere delegata ad organismi/associazioni che si dedicano all’educazione all’imprenditorialità. Questi partner giocano un ruolo chiave nella ITE e nel CPD, nonché nello sviluppo di materiali didattici e nel fornire esperti a sostegno degli insegnanti.
L’integrazione dell’educazione all’imprenditorialità in questo contesto implica che sia messa in atto una strategia per diversi anni, che venga monitorata sistematicamente, che esistano meccanismi di robusti finanziamenti e che siano valutati i risultati dell’apprendimento. Inoltre, ciò presupporrebbe che essa sia completamente integrata in ITE e CPD, cosa che non è attualmente il caso di qualsivoglia Paese contemplato nella relazione. Un maggior progresso è necessario in due aree: i risultati dell’apprendimento e la formazione degli insegnanti.
Infatti, lo sviluppo di ampi e considerevoli risultati dell’apprendimento applicati attraverso più livelli di istruzione e specificamente valutati è essenziale. Inoltre, l’integrazione di educazione all’imprenditorialità in ITE e CPD per tutti gli insegnanti, a prescindere dal soggetto e dal livello di istruzione in cui, è fondamentale se si vuol fornire servizi di alta qualità agli studenti.
Infine, si è dimostrato che avere una apposita strategia costituisce il percorso più efficace per quei Paesi che vogliono pienamente integrare l’educazione all’imprenditorialità nei sistemi scolastici.