Economia e finanza

Decennio digitale: la prima relazione sullo stato della Strategia

La prima relazione sullo stato del decennio digitale della Commissione UE che da quest’anno incorpora l’annuale Indice di Digitalizzazione dell’Economia e della Società (DESI) presenta un’analisi globale dei progressi compiuti verso la realizzazione di una trasformazione digitale volta a rafforzare la sovranità digitale, la resilienza e la competitività dell’UE, e comprende una valutazione dei progressi compiuti dall’UE verso i punti cardinali della Strategia 2030, e quelli dei singoli Paesi membri. Per l’Italia si segnalano i progressi per quanto riguarda le infrastrutture, mentre permangono le lacune nelle competenze della popolazione e in alcuni aspetti della digitalizzazione dei servizi pubblici.

La Commissione UE ha pubblicato il 27 settembre 2023 la prima Relazione sullo Stato del Decennio Digitale, che presenta un’analisi globale dei progressi compiuti dall’UE verso gli obiettivi e i traguardi della Strategia UE per il Decennio Digitale al 2030 2030.

Nell’ultimo decennio la Commissione ha monitorato le prestazioni annuali degli Stati membri nel settore digitale attraverso il DESI (Indice di Digitalizzazione dell’Economia e della Società), le cui relazioni annuali comprendevano profili per Paese e raffronti che consentivano agli Stati membri di individuare i propri punti di forza e di debolezza.

Con l’adozione del Programma strategico per il Decennio digitale che istituisce un ciclo di cooperazione annuale per conseguire obiettivi e traguardi comuni, gli Stati membri dell’UE devono definire le loro politiche digitali per conseguire traguardi in 4 settori al fine di:
migliorare le competenze digitali di base e avanzate dei cittadini;
migliorare l’adozione di nuove tecnologie, come l’intelligenza artificiale, i dati e il cloud, nelle imprese dell’UE, comprese le piccole imprese;
dare ulteriore impulso all’infrastruttura dell’UE per la connettività, il calcolo e i dati;
rendere disponibili online i servizi pubblici e la pubblica amministrazione.

Inoltre, la Strategia prevede anche il monitoraggio della Dichiarazione europea sui diritti e i principi digitali, che si articolano attorno a 6 temi:
Mettere le persone e i loro diritti al centro della trasformazione digitale.
Sostenere la solidarietà e l’inclusione.
Garantire la libertà di scelta online.
Promuovere la partecipazione allo spazio pubblico digitale.
Aumentare la sicurezza, la protezione e l’empowerment delle persone.
Promuovere la sostenibilità del futuro digitale.

Princìpi digitali

In tale quadro il DESI viene integrato nella Relazione sullo stato del decennio digitale e utilizzato per monitorare i progressi compiuti verso il conseguimento degli obiettivi digitali, che includono un’analisi degli indicatori che misurano i progressi a livello di Stati membri, le politiche e le iniziative nazionali volte a conseguire le finalità generali e gli obiettivi digitali, nonché analisi orizzontali e tematiche che seguano l’andamento della trasformazione digitale delle economie dell’Unione e una classifica dei progressi compiuti dagli Stati membri al riguardo. In particolare, le dimensioni e gli indicatori dell’indice DESI vengono allineati con gli obiettivi digitali.

La Relazione 2023 invita gli Stati membri all’azione collettiva per colmare le attuali carenze di investimenti, accelerare la trasformazione digitale in Europa e intensificare gli sforzi per conseguire gli obiettivi della Strategia.

Le raccomandazioni in essa contenute e quelle specifiche per Paese presentano una via da seguire chiara, anche dal punto di vista operativo, costituendo la base per la discussione e la cooperazione tra la Commissione e gli Stati membri su come conseguire gli obiettivi comuni. Questo lavoro sarà sostenuto mediante l’attuazione di progetti multinazionali su vasta scala, compresi i Consorzi per l’infrastruttura digitale europea (EDIC) di recente introduzione.

Di seguito sono riportate le principali conclusioni nei vari settori trattati nella relazione.
Infrastrutture digitali – connettività sicura
Nell’ambito dell’attuale obiettivo per il 2030, tutti dovrebbero avere accesso alla copertura Gigabit e le reti 5G efficienti dovrebbero essere disponibili in tutte le regioni popolate. Attualmente le reti in fibra, indispensabili per la connettività Gigabit, raggiungono solo il 56% delle famiglie, mentre la copertura 5G si attesta all’81% della popolazione, scendendo al 51% nelle zone rurali. Il dispiegamento delle reti 5G autonome è tuttavia in ritardo e la qualità del 5G non soddisfa le aspettative degli utenti finali e le esigenze dell’industria. Il 55% delle famiglie rurali non è ancora servito da alcuna rete avanzata e il 9% non è ancora coperto da alcuna rete fissa.

Sono necessari ulteriori investimenti fino ad almeno 200 miliardi di euro per garantire la piena copertura Gigabit in tutta l’UE e la copertura 5G in tutte le zone abitate. Gli Stati membri dovrebbero mappare le lacune di connettività ed esplorare la possibilità di finanziamenti per integrare gli investimenti privati in zone che non sono commercialmente sostenibili, comprese le zone rurali e remote, che beneficiano del quadro normativo dell’UE favorevole agli investimenti.

Semiconduttori
Entro il 2030 l’UE mira a raddoppiare la propria quota del valore della produzione mondiale di semiconduttori all’avanguardia, passando dall’attuale 10% al 20% in termini di valore della quota di mercato a livello mondiale. Per conseguire tale obiettivo il regolamento sui chip, entrato in vigore il 21 settembre 2023, mira a sviluppare un prospero ecosistema dei semiconduttori e catene di approvvigionamento resilienti. Gli Stati membri dovrebbero promuovere politiche e investimenti nazionali per stimolare ulteriormente le capacità nazionali di progettazione e fabbricazione di chip e per potenziare le competenze locali nelle tecnologie avanzate in tutti i settori.

Digitalizzazione delle imprese
Il Programma strategico per il decennio digitale fissa 3 obiettivi per promuovere la digitalizzazione delle imprese:
– adozione da parte di almeno il 75% delle imprese di servizi di cloud computing, big data e/o intelligenza artificiale (IA);
– realizzazione di un livello base di intensità digitale (misurando l’uso di diverse tecnologie digitali a livello di impresa) da parte di oltre il 90% delle piccole e medie imprese (PMI);
– il raddoppio del numero di “unicorni” (società con una valutazione superiore a 1 miliardo di euro).

Senza ulteriori investimenti e incentivi, la traiettoria di riferimento prevista indica che entro il 2030 solo il 66% delle imprese utilizzerà il cloud, il 34% i big data e il 20% l’IA. Inoltre, in base agli ultimi dati, solo il 69% delle PMI dell’UE raggiunge un livello base di intensità digitale, con progressi disomogenei e insufficienti tra gli Stati membri. Per migliorare l’adozione della tecnologia gli Stati membri dovrebbero sensibilizzare in merito ai vantaggi della digitalizzazione delle imprese, nonché promuovere e sostenere i poli europei dell’innovazione digitale (EDIH) che aiutano le aziende a migliorare i processi aziendali/produttivi, i prodotti o i servizi che utilizzano le tecnologie digitali.

Il numero di unicorni con sede nell’UE è aumentato notevolmente nell’ultimo decennio. Il proseguimento di questa tendenza consentirebbe all’UE di raggiungere il suo obiettivo prima del 2030, ma non è motivo di compiacimento in presenza di volatilità dei mercati. Permangono inoltre differenze rispetto ad altre economie avanzate: all’inizio del 2023 avevano sede nell’UE 249 “unicorni”, mentre negli Stati Uniti erano 1.444 e in Cina 330.

Digitalizzazione dei servizi pubblici
Gli obiettivi del Programma strategico per il decennio digitale prevedono un’accessibilità online del 100% dei servizi pubblici fondamentali e, se del caso, la possibilità per i cittadini e le imprese dell’Unione di interagire online con le pubbliche amministrazioni, l’accesso online alle proprie cartelle cliniche elettroniche per il 100% dei cittadini dell’Unione e l’accesso a un’identificazione elettronica (eID) sicura per il 100% dei cittadini dell’Unione.

Molti Stati membri si trovano in una posizione favorevole per conseguire la piena digitalizzazione dei servizi pubblici e delle cartelle cliniche, nonché la diffusione dell’eID per i loro cittadini. Tuttavia, sono necessari investimenti significativi per migliorare la disponibilità e le prestazioni transfrontaliere dei servizi pubblici. Per quanto riguarda il portafoglio europeo di identità digitale, la sua piena diffusione è in corso: si prevede che sarà completata entro il 2030 e integrata dall’euro digitale, come mezzo di pagamento, proposto nel giugno 2023.

Competenze digitali
L’UE è impegnata ad aumentare le competenze digitali di base di almeno l’80% delle persone di età compresa tra i 16 e i 74 anni e a disporre di 20 milioni di specialisti in TIC entro il 2030. La relazione dimostra tuttavia che entro il 2030 e nelle condizioni attuali solo il 59% della popolazione avrà almeno le competenze digitali di base e che il numero di specialisti in TIC potrebbe non superare i 12 milioni. Gli Stati membri devono dare priorità agli investimenti nell’istruzione di alta qualità e nelle competenze e promuovere la partecipazione delle donne alle discipline STEM (scienza, tecnologia, ingegneria e matematica) fin dalla più tenera età.

Valori e principi per la società online
La relazione sottolinea il ruolo pionieristico dell’UE nella creazione di una trasformazione digitale sicura e incentrata sulle persone, come sancito nella dichiarazione europea sui diritti e i principi digitali. L’UE ha introdotto misure politiche e legislative rilevanti, quali la normativa sui servizi digitali, la normativa sull’IA, la legge europea per la libertà dei media e la comunicazione sui mondi virtuali.

Una transizione digitale sostenibile
La relazione descrive gli sforzi in corso per rendere più verde la transizione digitale. Misure quali l’iniziativadiritto alla riparazione“, i criteri di progettazione ecocompatibile per telefoni cellulari e tablet e il Piano d’azione dell’UE per la digitalizzazione del sistema energetico ridurranno l’impatto ambientale delle tecnologie digitali. Ulteriori investimenti attraverso Piani nazionali per la ripresa e la resilienza (PNRR) o investimenti congiunti sono inoltre fondamentali per promuovere la piena transizione verso soluzioni digitali a zero emissioni nette, unitamente a meccanismi di monitoraggio migliorati per misurare l’impronta ambientale dei servizi di comunicazione elettronica.

La relazione contiene raccomandazioni su azioni, misure e politiche nei settori in cui i progressi sono insufficienti. Gli Stati membri delineeranno le azioni che intendono intraprendere per raggiungere gli obiettivi e i traguardi nelle rispettive tabelle di marcia nazionali che saranno pubblicate entro il 9 ottobre. Entro due mesi la Commissione e gli Stati membri discuteranno le osservazioni preliminari, con particolare attenzione alle raccomandazioni formulate dalla Commissione nella sua relazione.

In allegato al Rapporto sul decennio digitale 2023, ci sono le relazioni sul comportamento di ciascun stato membro, rispetto ai punti cardinali del decennio digitale, tra cui ovviamente anche quella dedicata allItalia.

Ne emerge che il nostro Paese possiede un “potenziale digitale inespresso che può contribuire ulteriormente agli sforzi collettivi per raggiungere gli obiettivi del Decennio Digitale dell’UE. Dato l’importanza dell’economia e della popolazione italiana, gli sforzi attuali e futuri contribuiranno in modo significativo”.

L’Italia negli ultimi anni l’Italia ha fatto notevoli progressi in termini di infrastrutture – vi si legge – ma ha risultati inferiori alla media dell’UE per quanto riguarda le competenze e alcuni aspetti della digitalizzazione dei servizi pubblici. Le strategie adottate su cloud, blockchain, intelligenza artificiale (A), sulla cybersecurity, e recentemente la strategia per il settore delle telecomunicazioni, insieme alle riforme e agli investimenti previsti dal PNRR creano un quadro solido per progredire verso una trasformazione digitale sostenibile e inclusiva”.

Le competenze digitali sono il punto dolente della popolazione italiana, come peraltro era stato messo in evidenza degli annuali DESI.

Più della metà delle persone in Italia non possiede ancora le competenze digitali di base, il che rende molto difficile per loro beneficiare delle opportunità digitali ed esercitare i propri diritti di cittadinanza in un contesto globale di un mondo sempre più digitalizzato. Ciò ha un impatto significativo sull’inclusività della trasformazione digitale in Italia. La performance dell’Italia riguardo alle competenze digitali superiori a quelle di base invece è più vicina alla media dell’UE (23% contro 26%), ma presenta ancora un divario che deve essere colmato”.

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