Acqua Circular economy

Acque reflue: soluzioni promettenti per clima e natura

Il nuovo Rapporto di UNEP e GRID-Arendal, partendo dalla premessa che le acque reflue sono una risorsa importante e preziosa che può anche aiutare a evitare i costi dell’inquinamento e della perdita di biodiversità, si propone di ispirare politici e decisori a essere proattivi nel guidare un cambiamento trasformazionale nella loro gestione sostenibile, chiudendo il ciclo dell’acqua e realizzando le opportunità di riutilizzo delle risorse che possono essere recuperate.

Le acque reflue rappresentano una minaccia crescente per la salute e l’ambiente, poiché emettono gas serra quasi quanto l’industria aeronautica. Tuttavia, con le giuste politiche, le acque reflue potrebbero diventare una risorsa inestimabile, fornendo energia alternativa a mezzo miliardo di persone, oltre 10 volte l’acqua fornita dall’attuale capacità di desalinizzazione globale, e oltre il 10% dell’uso globale di fertilizzanti.

In occasione della Settimana Mondiale dell’Acqua (Stoccolma. 20-24 agosto 2023), la principale Conferenza sulle questioni idriche globali organizzata dallo Stockholm International Water Institute (SIWI) che si tiene ogni anno dal 1991 e che quest’anno ha per tema “Seeds of Change: Innovative Solutions for a Water-Wise World”, il Programma Ambiente delle Nazioni Unite (UNEP) e GRID-Arendal, Centro di comunicazione ambientale senza scopo di lucro norvegese  che lavora per sintetizzare i dati ambientali in prodotti informativi accessibili ai responsabili politici e al pubblico, con la collaborazione della Global Wastewater Initiative (GWWI), la piattaforma multi-stakeholder che riunisce diverse agenzie delle Nazioni Unite, organizzazioni non governative, mondo accademico, settore privato, banche di sviluppo e altri con l’obiettivo di implementare e intensificare gli sforzi per affrontare l’inquinamento delle acque reflue in tutto il mondo, hanno presentato il 23 agosto 2023 il Rapporto “Wastewater – Turning Problem to Solution”.

A livello globale, le acque reflue sono ricche di potenzialità, ma attualmente possono viceversa contaminare gli ecosistemi su cui facciamo affidamento – ha affermato Leticia Carvalho, a capo del Dipartimento acque marine e dolci dell’UNEP – Non dobbiamo lasciare che questa opportunità scompaia inopinatamente nel nulla: è tempo di realizzare la promessa delle acque reflue come fonte alternativa di acqua pulita, energia e importanti sostanze nutritive”.

Il rapporto mette in discussione l’idea che le acque reflue siano un problema di un fine vita da smaltire, riposizionandole come un’opportunità di economia circolare: una risorsa rinnovabile e preziosa da conservare e gestire in modo sostenibile con il potenziale di creare nuovi posti di lavoro e flussi di entrate. 

La crisi idrica globale è aggravata dalle acque reflue che provengono da cucine, bagni e toilette, effluenti industriali, effluenti agricoli, acque piovane e deflussi urbani. Le sostanze chimiche e i nutrienti eccessivi presenti nelle acque reflue degradano gli ecosistemi, compresi suolo, fonti di acqua dolce e oceani, contribuendo all’insicurezza alimentare e ad altri problemi sociali.

Attraverso il rilascio di potenti gas serra come il metano e il protossido di azoto, le acque reflue rappresentano circa l’1,57% delle emissioni globali, appena al di sotto del danno climatico causato dall’industria aeronautica globale.

Eppure le acque reflue possono diventare una soluzione climatica: generando biogas, calore ed elettricità, possono produrre circa 5 volte più energia di quella necessaria per il loro trattamento, sufficiente a fornire elettricità a circa mezzo miliardo di persone all’anno. Riducendo l’insicurezza idrica, una buona gestione delle acque reflue può anche sostenere gli sforzi dei Paesi per adattarsi ai cambiamenti climatici.

Il riutilizzo di azoto, fosforo e potassio dalle acque reflue contribuirebbe anche a ridurre la dipendenza dai fertilizzanti sintetici, compensando il 13,4% della domanda globale di nutrienti agricoli.

Una corretta gestione delle acque reflue ha anche il potenziale per irrigare circa 40 milioni di ettari, un’area pari quasi alle dimensioni del Paraguay.

Esistono ulteriori risorse che possono essere recuperate dalle acque reflue, delle quali stanno già beneficiando varie industrie, tra cui materie prime per la produzione di carta, polimeri, pesticidi, gomma, vernici, biodiesel, conservanti e aromi alimentari, tessuti ignifughi e impermeabilizzanti, prodotti medici, metalli preziosi, materiali per imballaggi di alimenti, prodotti per l’igiene e altri prodotti.

Per sfruttare in modo sicuro il potenziale delle acque reflue come risorsa preziosa, il rapporto invita a:
ridurre il volume delle acque reflue prodotte;
prevenire e ridurre la contaminazione;
gestire le acque reflue per catturare le risorse che possono essere riutilizzate in sicurezza.

Gli elementi costitutivi si concentrano sui cambiamenti sociali, culturali e comportamentali che dovranno verificarsi affinché le azioni abbiano successo:
– garantire una governance e un quadro legislativo abilitanti e coerenti
mobilitare gli investimenti nelle infrastrutture e la capacità umana e istituzionale necessaria
incoraggiare l’innovazione tecnica e sociale
migliorare il feedback dei dati per l’adattamento iterativo
rafforzare la comunicazione e la consapevolezza per creare comprensione e fiducia e contribuire a cambiare i nostri comportamenti e atteggiamenti nei confronti dell’utilizzo dell’acqua.

Migliorare la gestione e il riutilizzo dell’acqua è una sfida complessa. Tuttavia, Paesi di tutto il mondo hanno esperienze su cui basarsi e soluzioni che possono essere adattate a diversi contesti socio-ambientali. 

Il Rapporto evidenzia esempi di gestione efficace delle acque reflue provenienti da Paesi ad alto e basso reddito, tra cui Caraibi, Cina, Colombia, Danimarca, Egitto, Germania, India, Israele, Namibia, Senegal, Svezia, Singapore, Isole Salomone e Tunisia.

Dalla bonifica diretta dell’acqua potabile a Windhoek (Namibia), al nuovo progetto London Super Sewer per ridurre drasticamente (fino al 95%) l’inquinamento delle acque reflue nel Tamigi; dall’utilizzo di fertilizzanti a base di urina sull’isola di Gotland (Svezia), consentendo agli agricoltori di coltivare l’orzo da malto, che a sua volta viene utilizzato per produrre birra alla toilette con separatore di urina integrata con un essiccatore di urina installata presso gli uffici della società di VA SYD che gestisce l’acqua e il trattamento delle acque reflue nella regione svedese di Skåne. nell’ambito del Progetto di ricerca in corso REWAISE, cofinanziato da l’UE: sono alcuni dei 20 case study” di successo della gestione delle acque reflue presentati nel Rapporto.

Se vogliamo che queste azioni abbiano successo, dobbiamo mantenere alta la pressione per migliorare alcune condizioni critiche di fondo – ha affermato Peter Harris, Direttore di GRID-Arendal – Affinché ciò accada, abbiamo bisogno di una governance più efficace, di investimenti, del sostegno all’innovazione, del rafforzamento dei dati, migliorando la capacità di attuare e modificando in modo critico il nostro comportamento, di tutti noi, come individui e istituzioni”. 

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