Cambiamenti climatici Infrastrutture e mobilità

COP26: impegno al 2035 per la fine di auto a combustione interna

Alla COP26 di Glasgow è stato assunto un impegno (non vincolante) per accelerare la transizione elettrica di auto e furgoni entro il 2035 e al 2040 nei Paesi emergenti, ma le principali case automobilistiche e i principali Paesi (esclusa Gran Bretagna) non vi hanno aderito, tra cui l’Italia, anche se alcune città (Bologna, Firenze e Roma) si sono schierate.

Durante la COP26 di Glasgow è stato annunciato un Accordo internazionale per l’eliminazione graduale dei veicoli alimentati con combustibili fossili, che seppur non vincolante è significativo, coinvolgendo rappresentanti di Governi, Imprese e altre Organizzazioni che hanno un’influenza sul futuro dell’industria automobilistica e del trasporto su strada.

I trasporti in generale rappresentano circa un quarto delle emissioni globali di CO2 e i veicoli stradali, secondo l’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA) ne producono tre quarti.

Intervenendo il mese scorso alla II Conferenza ONU sui trasporti, il Segretario generale António Guterres aveva chiesto di eliminare gradualmente la produzione di veicoli con motore a combustione interna entro il 2035 per i principali Paesi produttori ed entro il 2040 per i Paesi in via di sviluppo.

Ecco i punti principali dell’Accordo di Glasgow.

– I Governi si impegnano affinché tutte le vendite di auto e furgoni nuovi siano a emissioni zero entro il 2040 o prima, o entro e non oltre il 2035 nei principali mercati.

– I Governi nei mercati emergenti e nelle economie in via di sviluppo si adopereranno intensamente per accelerare la diffusione e l’adozione di veicoli a emissioni zero e rafforzare la collaborazione e l’offerta di supporto internazionale per facilitare una transizione globale, equa e giusta.

– Le città, gli Stati e i Governi regionali, si impegnano a convertire le flotte di auto e furgoni di proprietà o in leasing in veicoli a emissioni zero entro il 2035, oltre a mettere in atto politiche che consentiranno, accelereranno o incentiveranno comunque il passaggio ai veicoli a zero emissioni quanto prima, secondo quanto possono i loro poteri giurisdizionali.

– I produttori auto si prodigheranno per raggiungere il 100% delle vendite di auto e furgoni nuovi a zero emissioni nei mercati principali entro il 2035 o prima, supportati da una strategia aziendale in linea con il raggiungimento di questa ambizione, contribuendo a costruire la domanda dei clienti.

–  I proprietari e gli operatori di flotte aziendali o piattaforme di mobilità condivisa, garantiranno che il 100% delle loro flotte di auto e furgoni sia costituito da veicoli a emissioni zero entro il 2030 o prima, ove i mercati lo consentano.

– Gli investitori con partecipazioni significative nelle case automobilistiche, sosterranno una transizione accelerata verso veicoli a emissioni zero in linea con il raggiungimento del 100% di nuove vendite di auto e furgoni a emissioni zero nei mercati principali entro il 2035, fornendo un impegno proattivo e aumento di consapevolezza di questi problemi con tutte le partecipate per incoraggiarle a decarbonizzare le flotte in linea con gli obiettivi basati sulla scienza.

– Le istituzioni finanziarie confermano il sostegno ad una transizione accelerata verso veicoli a zero emissioni in linea con il raggiungimento del 100% di nuove vendite di auto e furgoni a zero emissioni nei principali mercati entro il 2035, con il supporto di capitali e prodotti finanziari per consentire la transizione da parte dei consumatori, aziende, infrastrutture di ricarica e produttori.

– Altri firmatari sostengono una transizione accelerata verso veicoli a emissioni zero in linea con il raggiungimento del 100% delle vendite di auto e furgoni nuove a emissioni zero nei principali mercati entro il 2035.

Come si accennava è un segnale importante, anche se vi hanno aderito al momento solo 24 Paesi (per lo più quelli che non hanno case automobilistiche, ad eccezione di Svezia e Gran Bretagna), 6 costruttori di auto (Volvo, Ford, General Motors, Mercedes, BYD e Jaguar Land Rover) e 39 città, tra cui Bologna, Firenze e Roma. Più numerosi sono i firmatari tra i proprietari e operatori di flotte o piattaforme di mobilità condivisa, tra cui Uber, e investitori come Aviva.

Le case automobilistiche sono perplesse, non particolarmente sull’obiettivo finale, ma sui tempi. Tra chi sottolinea le differenti esigenze tra vari mercati e regioni, altri hanno messo il punto sulle difficoltà di alcuni continenti a sviluppare l’elettrico, così come sulla necessità di una maggiore gradualità sui tempi previsti.

Riteniamo che un passaggio accelerato alla mobilità elettrica debba andare in linea con una transizione energetica verso il 100% di fonti rinnovabili – tra le altre ha dichiarato in una nota Volkswagen – Il Gruppo VW che rappresenta le attività commerciali in tutti i principali mercati del mondo, ha deciso di non firmare la dichiarazione in questo momento“.

Bisogna ricordare, comunque, che i Paesi membri dell’UE, secondo il Piano di azione,  adottato lo scorso dicembre dalla Commissione UE nell’ambito della Strategia per una mobilità intelligente e sostenibile, sono legalmente obbligati a ridurre le emissioni dei trasporti del 90% entro il 2050 e, che al 2030 dovranno circolare sulle strade europee almeno 30 milioni di automobili a emissioni zero e 100 città europee saranno a impatto climatico zero.

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