Giunti alla VI edizione “I 10 key trend sul clima in Italia”, la pagella del Paese su clima ed energia di Italy for Climate, sulla base di alcuni indicatori chiave per il percorso di transizione energetica, evidenzia che per il 2024 sono promosse rinnovabili, decarbonizzazione del settore elettrico e industria, sebbene nel contesto di un quadro economico complicato, mentre sono negativi i risultati conseguiti da emissioni, consumi finali di energia e trasporti.
Crescono gli eventi climatici estremi, 3.631 (erano circa 3.400 nel 2023), la temperatura ha raggiunto un aumento di 1,5 °C rispetto alla media 1991-2020, contro una media mondiale di circa +0,65; si è registrato un taglio molto contenuto delle emissioni di gas serra, pari a circa -2,3% (era -6,5% nel 2023), mentre i consumi energetici tornano ad aumentare. Dopo un 2023 che aveva dato segnali positivi, grazie a un taglio delle emissioni di gas serra abbondantemente in linea con gli obiettivi nazionali di decarbonizzazione, i principali trend climatici ed energetici del 2024 non sono positivi.
È la fotografia scattata da Italy for Climate (I4C), l’iniziativa sul clima promossa dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile (FoSS) e da un gruppo di imprese (a2a, Burson, Chiesi, Davines Group, Dolomiti Energia, Edison, Elettricità Futura, Illy, Italian Exhibition Group, Montello) che in occasione della Giornata Mondiale della Terra ha pubblicato il Report “I 10 Key Trend sul clima in Italia. La pagella 2024 su Clima ed Energia”.
“Dopo il forte taglio delle emissioni di gas serra dello scorso anno, preoccupa molto la frenata dell’Italia nel 2024, con una riduzione stimata solo intorno al 2%, anche perché i settori che aumentano le emissioni (trasporti ed edifici) sono quelli affidati alle misure nazionali, fuori dalla regolazione europea ETS per i grandi impianti – ha dichiarato Edo Ronchi, Presidente della FoSS – Negli edifici, dopo il blocco per i costi insostenibili del superbonus del 110%, non è stata adottata alcuna una nuova misura, più ragionevole ed efficace, necessaria e possibile, per promuovere il risparmio delle bollette e delle emissioni. Nei trasporti si sentono solo richieste di rinvio delle misure di decarbonizzazione, continuando a puntare su una propaganda a favore delle auto a benzina e diesel e di freno delle auto elettriche, con pochi investimenti anche per la mobilità collettiva e ciclo-pedonale. Noto che sia l’edilizia, sia il settore auto sono anche quelli più colpiti dalla crisi. Non dovrebbe sorprendere perché rallentare la decarbonizzazione oggi significa anche frenare innovazione, investimenti e sviluppo“.
Dai dati del rapporto emerge un Paese che ancora non sta marciando con il passo giusto sulla via della transizione energetica e che, per di più, paga i costi sempre più salati degli impatti crescenti della crisi climatica. Tra emissioni che ancora non si riducono quanto dovrebbero, solo il 2,3% (che porta a un taglio complessivo del 28% rispetto all’anno base 1990, insufficiente a conseguire gli obiettivi europei e gli impegni dell’Accordo di Parigi al 2030) e consumi di energia di nuovo in crescita, in totale controtendenza rispetto agli impegni di raddoppiare al 2030 sull’efficienza energetica.
L’aumento dei consumi è stato trainato dai trasporti e dagli edifici, due ambiti su cui più si possono misurare le politiche nazionali di decarbonizzazione, da un lato, e le scelte dei cittadini, dall’altro. L’unico ambito della transizione energetica su cui si può promuovere – ma non a pieni voti – l’Italia nel 2024 resta quello delle rinnovabili, con eolico e solare che insieme hanno raggiunto +7,5 GW di nuovi impianti installati, un salto in avanti rispetto ai 5,7 GW del 2023 ma ancora lontano dagli oltre 10 GW all’anno che sarebbero necessari per conseguire i target 2030.
Proprio grazie alla crescita negli ultimi 3 anni delle rinnovabili che nel 2024 hanno rappresentato il 49% della produzione nazionale arrivando a un soffio dal sorpasso ai fossili, l’Italia ha tagliato in appena due anni 7 punti percentuali la dipendenza energetica dall’estero (passata dal 79% del 2022 al 72% nel 2024) riducendo così le importazioni dei costosi combustibili fossili.
“La pagella 2024 per l’Italia, purtroppo, presenta poche luci e tante ombre – ha aggiunto Andrea Barbabella, Responsabile scientifico di Italy for Climate – Tuttavia, una di queste luci ci restituisce anche un insegnamento importante: la crescita delle installazioni di impianti di generazione elettrica da fonti rinnovabili non è un dato positivo solo per il clima, ma anche per la nostra sicurezza e per la nostra economia. In un paio di anni appena abbiamo installato impianti eolici e fotovoltaici in grado di produrre, ogni anno da qui ai prossimi 15-20 anni, circa 16 miliardi di kWh. Per avere un’idea, è come se negli ultimi 24 mesi in Italia avessimo messo in funzione qualcosa come 8 Small Modular Reactors. Invece, grazie alle nuove rinnovabili, abbiamo già oggi ridotto in modo significativo e strutturale le importazioni di gas e carbone di uno dei Paesi europei più dipendenti dalle importazioni di fossili”.
I 10 Key Trend sul clima del 2024
1. Crisi climatica. Ancora record per gli eventi climatici estremi con 3.631 eventi, un valore triplicato rispetto al 2018, con ben 1.600 episodi di piogge intense. Nuovo record per la temperatura, +1,5 °C rispetto alla media 1991-2020, contro +0,65 °C alla scala globale.
2. Acqua. Sono di 7 miliardi di metri cubi di acqua equivalente le scorte idriche, con un deficit del 36% sulla media del periodo 2011-2022 e picchi di -86% nel bacino del Tevere e dell’Aterno.

3. Emissioni. Circa 2,3% il taglio delle emissioni, poco più di 10 milioni di tonnellate di gas serra, che attesta le emissioni nazionali a circa 375 milioni di tonnellate nel 2024, con un forte rallentamento rispetto al -6,5% del 2023.
4. Energia. I consumi finali di energia invece di ridursi tornano a crescere con un aumento di 1,6 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio (Mtep) pari a +1,5% sull’anno precedente.
5. Dipendenza energetica. Grazie alla crescita delle rinnovabili la dipendenza dall’import fossile scende al minimo storico: 72% contro il 79% del 2022. L’Algeria è il primo fornitore di combustibili fossili mentre rientra nella top ten anche la Russia, seppure con appena il 4%.
6. Produzione elettrica. Prosegue la decarbonizzazione del settore elettrico con un nuovo record storico, 1 kWh prodotto in Italia ha emesso appena 200 grammi di CO2, quasi il 65% in meno rispetto ai primi anni ’90. Questo, in particolare, grazie alle rinnovabili che hanno contribuito per il 49% alla produzione elettrica nazionale, record assoluto a un soffio dallo storico soprasso di carbone e gas.
7. Eolico e solare. +7,5 GW di nuovi impianti, un buon risultato, ma lontani da quanto necessario per conseguire i target del 2030 e da quanto installato in Germania (+21 GW). Un dato positivo la crescita delle Comunità energetiche rinnovabili (CER) che in un anno sono triplicate e hanno superato nel 2024 le 300 iniziative.
8. Industria. Ridotte del 40% le emissioni dal 1990 e nuovo record per l’intensità carbonica del valore aggiunto (la quantità di emissioni prodotte per unità di ricchezza prodotta), sceso a circa 340 milioni di tonnellate di gas serra per milione di euro prodotto, ma pesano due anni consecutivi di riduzione della produzione industriale.
9. Edifici. Crescono i consumi energetici (0,9 Mtep) e calano le vendite delle pompe di calore (scese a meno di 360 mila unità), bene il fotovoltaico residenziale con oltre 1,6 milioni di impianti installati sui tetti delle case degli italiani (oltre 9 GW di potenza installata, pari al 15% di tutti i consumi elettrici residenziali).

10. Trasporti. Si conferma il vero settore hard to abate d’Italia con le emissioni cresciute di oltre il 2% sul 2023, superando le 110 milioni di tonnellate di gas serra. L’Italia è il fanalino di coda in Europa per l’auto elettrica: solo il 4,2% delle nuove autovetture immatricolate (in diminuzione rispetto al 2023).