Infrastrutture e mobilità

Batterie: l’UE rischia una dipendenza come per il gas

La relazione speciale della Corte dei conti europea (ECA) sulla politica industriale dell’UE in materia di batterie evidenzia che, nonostante la capacità di produzione di batterie dell’Unione si stia sviluppando rapidamente, l’obiettivo prefissato di “fare dell’Europa un leader mondiale nella produzione e nell’uso di batterie sostenibili” rischia di non essere raggiunto per effetto di fattori geopolitici ed economici.

L’UE rischia di restare indietro nella corsa per diventare una superpotenza mondiale delle batterie.

È questa la conclusione della Relazione speciale La politica industriale dell’UE in materia di batterie. Serve un nuovo slancio strategico”, pubblicata il 19 giugno 2023 dalla Corte dei Conti europea (ECA), secondo cui gli sforzi compiuti dall’UE per rafforzare la propria capacità di produzione di batterie potrebbero non bastare a soddisfare la domanda crescente, mettendo a rischio il raggiungimento dell’obiettivo di zero emissioni entro il 2035.

Quasi un’auto nuova su cinque immatricolata nell’UE nel 2021 era elettrica ricaricabile e la vendita di auto nuove a diesel e a benzina verrà vietata nel 2035, per cui le batterie diventeranno quindi un imperativo strategico per l’UE. L’industria europea delle batterie è però indietro rispetto ai concorrenti mondiali, in particolare la Cina, che rappresenta oltre il 76 % della capacità di produzione mondiale.

Per le batterie, l’UE non deve finire nella stessa posizione di dipendenza in cui si è trovata per il gas naturale; in gioco c’è la sua sovranità economica – ha dichiarato Annemie Turtelboom, il membro dell’ECA responsabile dell’audit – Programmando lo stop alla vendita di auto nuove a benzina e diesel per il 2035, l’UE sta puntando molto sulle batterie. Ma potrebbe partire svantaggiata in termini di accesso alle materie prime, interesse degli investitori e costi”.

Nel 2018, la Commissione UE, nell’ambito della Strategia a lungo termine “Europa in movimento”, ha pubblicato il Piano d’azione sulle batterie, con l’obiettivo generale di “fare dell’Europa un leader mondiale nella produzione e nell’uso di batterie sostenibili”, definendo obiettivi e strumenti per conseguirli.

Il Piano d’azione individua 6 obiettivi:
1) garantire un accesso sicuro alle materie prime;
2) sostenere la produzione europea su scala industriale di elementi di batteria; 3) sostenere la ricerca e l’innovazione dell’UE in materia di tecnologie avanzate e rivoluzionarie;
4) potenziare la forza lavoro e le competenze;
5) fornire sostegno all’industria per la produzione sostenibile di elementi di batteria dell’UE; 6) garantire la coerenza con il più ampio quadro normativo e di sostegno.

La Corte osserva che tale Piano offre un quadro pertinente per lo sviluppo della politica industriale europea in materia di batterie, affrontano simultaneamente una serie di problematiche (quali la competizione mondiale per le risorse scarse, le economie di scala e le forti interdipendenze lungo la catena del valore delle batterie), per le quali un approccio frammentato da parte dei vari portatori di interessi sarebbe inadeguato. Tuttavia, essendo stato elaborato nel 2018, il Piano d’azione non affronta direttamente i rischi associati al successivo aumento di circa il 60% nel primo semestre 2022 dei prezzi dell’energia di cui la produzione di batterie è forte consumatore.

Gli auditor della Corte hanno rilevato che tra il 2014 e il 2020, il settore delle batterie ha ricevuto almeno 1,7 miliardi di euro di sovvenzioni e garanzie sui prestiti UE, in aggiunta a quasi 6 miliardi di aiuti di Stato autorizzati tra il 2019 e il 2021, principalmente in Germania, Francia ed Italia, ma la Commissione UE non dispone di un quadro d’insieme di tutto il sostegno pubblico offerto al settore, il che ne limita la capacità di garantire un adeguato coordinamento e un sostegno mirato.

La capacità di produzione di batterie dell’UE si sta sviluppando rapidamente, con una potenzialità di crescita da 44 GWh nel 2020 a 1 200 GWh entro il 2030. Tuttavia, queste proiezioni non sono affatto una certezza e potrebbero essere messe a rischio da fattori geopolitici ed economici.

Innanzitutto, i fabbricanti di batterie potrebbero abbandonare l’UE e trasferirsi in altre regioni, non da ultimo gli USA che offrono loro massicci incentivi previsti dalla Legge Inflation Reduction Act (IRA), approvata dal Congresso la scorsa estate. A differenza dell’UE, gli USA sovvenzionano direttamente la produzione di minerali e batterie, nonché l’acquisto di veicoli elettrici fabbricati negli Stati Uniti, utilizzando componenti americane.

In secondo luogo, l’UE dipende fortemente dalle importazioni di materie prime, soprattutto da pochi Paesi con i quali non ha accordi commerciali: l’87 % delle importazioni di litio grezzo proviene dall’Australia, l’80 % delle importazioni di manganese dal Sud Africa e dal Gabon, il 68 % delle importazioni di cobalto grezzo dalla Repubblica democratica del Congo e il 40 % delle importazioni di grafite naturale grezza dalla China. Sebbene l’Europa disponga di diverse riserve minerarie, tra la scoperta e la produzione servono almeno 12-16 anni, per cui è impossibile rispondere rapidamente all’aumento della domanda. Invece, gli accordi contrattuali esistenti garantiscono in genere un approvvigionamento di materie prime per soli 2 o 3 anni di produzione futura. Per affrontare tale situazione, la Corte ricorda che nel marzo di quest’anno la Commissione UE ha proposto una normativa sulle materie prime critiche (Critical Raw Materials Act)

In terzo luogo, la competitività della produzione di batterie dell’UE potrebbe essere messa a rischio dall’aumento dei prezzi delle materie prime e dell’energia. Alla fine del 2020, il costo di un pacco batterie (200 euro per kWh) era più che raddoppiato rispetto all’importo programmato. Solo negli ultimi due anni, il prezzo del nichel è aumentato di oltre il 70 % e quello del litio dell’870 %.

Gli auditor criticano anche la carenza di valori-obiettivo quantificati e vincolati a scadenze precise. Entro il 2030, si prevede che sulle strade europee circoleranno circa 30 milioni di veicoli a emissioni zero e, potenzialmente, quasi tutti i nuovi veicoli immatricolati a partire dal 2035 dovrebbero essere alimentati da batterie. L’attuale Strategia dell’UE non valuta però se la sua industria delle batterie sia in grado di soddisfare tale domanda.

Complessivamente, gli auditor della Corte mettono in guardia contro 2 potenziali scenari peggiori nel caso la capacità di produzione dell’industria delle batterie dell’UE non dovesse crescere come previsto:
– nel primo, l’UE potrebbe essere costretta a posticipare lo stop ai veicoli con motori termici al di là del 2035, mancando così gli obiettivi relativi alla neutralità in termini di emissioni di carbonio;
– nel secondo scenario, l’UE potrebbe dover dipendere fortemente da batterie e veicoli elettrici non-UE, a scapito dell’industria automobilistica europea e della relativa manodopera, per riuscire a disporre di un parco veicoli a emissioni zero entro il 2035.

Sulla base di queste conclusioni, la Corte raccomanda alla Commissione UE di:
aggiornare il Piano d’azione strategico in materia di batterie, rivolgendo particolare attenzione a garantire l’accesso alle materie prime;
rafforzare il monitoraggio con dati periodici, aggiornati e completi;
migliorare il quadro d’insieme dei finanziamenti dell’UE destinati alla catena del valore delle batterie;
migliorare il coordinamento e rendere più mirati i finanziamenti dell’UE destinati alla catena del valore delle batterie;
far sì che tutti i partecipanti a importanti progetti di comune interesse europeo in materia di batterie godano di condizioni di parità nell’accesso al sostegno finanziario pubblico

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