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Azoto: anello mancante del puzzle per risolvere i cambiamenti climatici

Un Rapporto della Ong britannica Soil Association avverte che per frenare la concentrazione in atmosfera dei gas dannosi per il clima c’è un’urgente necessità di eliminare gradualmente l’uso dell’azoto di sintesi in agricoltura e della carne da allevamenti intensivi dalla dieta alimentare.

A livello internazionale le emissioni di protossido di azoto richiedono un’attenzione molto maggiore nella contabilità globale dei gas a effetto serra. Le emissioni di metano devono essere ridotte, ma hanno ricevuto un’attenzione sproporzionata, mentre il protossido di azoto è stato trascurato. Ciò è dovuto in parte ad una storicasottovalutazione del suo vero contributo al riscaldamento globale”.

È quanto si legge nel Rapporto Fixing Nitrogen. The challenge for climate, nature and health”, appena pubblicato da Soil Association, la principale organizzazione benefica in agricoltura della Gran Bretagna, che svolge attività su questioni quali l’opposizione all’agricoltura intensiva, il sostegno all’acquisto di prodotti locali, l’educazione ad una sana alimentazione e la certificazione delle produzioni biologiche: i prodotti contraddistinti con il suo logo sono ben conosciuti nel mercato britannico ed apprezzati dai consumatori per l’elevato livello di garanzia offerto.

Secondo l’Associazione, l’azoto gioca un ruolo fondamentale nella crescita delle piante e l’uso dell’azoto sintetico consente agli agricoltori di aumentare notevolmente i raccolti producendo le stesse varietà di anno in anno. Tuttavia l’uso dell’azoto ha anche effetti collaterali dannosi, poiché l’uso di fertilizzanti azotati emette il protossido di azoto (N2O), un potente gas serra che persiste a lungo in atmosfera, le cui emissioni devono essere via via eliminate se si vuole raggiungere l’obiettivo net-zero e salvaguardare il clima. Inoltre, la produzione di azoto sintetico è ad alta intensità energetica ed è attualmente dipendente dai combustibili fossili.

Il Rapporto sottolinea che l’uso intensivo dell’azoto in agricoltura porta anche al suo accumulo negli ecosistemi, provocando squilibri ecologici sulla terra e creando “zone morte” (dead zones) in mare, come nel Golfo del Messico, dove l’eccesso di azoto ha creato aree prive di ossigeno e vita.

Perciò la Soil Association ritiene urgente una revisione del modo in cui l’azoto viene utilizzato in agricoltura al fine di evitare ulteriori danni ambientali e climatici.
Il problema urgente di fondo – si afferma nel Rapporto – rimane la necessità di ridurre drasticamente la quantità di azoto reattivo rilasciato nell’ambiente attraverso la creazione di fertilizzanti sintetici“.

L’UE ha intrapreso alcune iniziative per affrontare il problema, come l’adozione del Regolamento 2019/1009 ce stabilisce nuove norme relative alla messa a disposizione sul mercato di prodotti fertilizzanti e il nuovo Piano di azione per l’economia circolare, adottato dalla Commissione UE lo scorso marzo, che incentiva sia il passaggio ai nutrienti riciclati sia una riduzione della dipendenza dalle importazioni.

Ma Soil Association sostiene che è necessaria un’azione più profonda. Invece di utilizzare i fertilizzanti sintetici, raccomanda di passare a sistemi di agricoltura mista, in cui suoli più sani generano più azoto attraverso il lavoro di colture leguminose come fagioli, piselli e fave, contribuendo così a fissare l’azoto nel terreno.

Anche il letame è ricco di azoto, si sottolinea nel Rapporto, ma i modelli di agricoltura intensiva che separano gli allevamenti dalle colture- ad esempio, la dipendenza dalla soia del Sud America come alimento per il bestiame in Europa – rendono poco pratico l’uso del letame naturale come fonte primaria di azoto, determinando così una maggiore dipendenza dai prodotti sintetici.

Di conseguenza, affrontare il problema richiede una riduzione nella dieta alimentare di carne e latticini da allevamenti intensivi che consumano enormi quantità di colture di cereali a basso costo, proprio quelle che attualmente fanno affidamento sull’azoto sintetico per sostenere le necessarie elevate rese.

Ridurre l’uso dei fertilizzanti sintetici e passare a cicli colturali che possano far mantenere i nutrienti all’interno dell’azienda potrebbe essere una delle risposte al problema, tant’è che tale approccio “agroecologico” non viene eluso dalla nuova StrategiaFarm to Fork” della Commissione UE, anche se non tutti concordano che possa essere la soluzione per soddisfare la domanda di cibo in continua crescita.

Resta il fatto, comunque che gli attuali livelli di emissioni di azoto sono insostenibili e la questione sta diventando sempre più importante man mano che i dibattiti sulla politica climatica e sulla sostenibilità alimentare si faranno sempre più pressanti. Durante la quarta sessione dell’Assemblea delle Nazioni Unite per l’Ambiente (UNEA4) , i delegati hanno approvato il 15 marzo 2019, tra l’altro, una risoluzione sulla Gestione sostenibile dell’azoto, a seguito della quale a Colombo (Sri Lanka) è stata firmata il 24 ottobre 2019 dai Paesi membri dell’UNEP una Dichiarazione che fissa l’obiettivo dimezzare i rifiuti di azoto entro il 2030 ed è stata lanciata la Campagna “Nitrogen for Life“.

L’azoto è dappertutto, ma attualmente è invisibile negli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (OSS) dell’Agenda ONU al 2030. L’immagine illustra i molteplici modi in cui la gestione sostenibile dell’azoto può contribuire al raggiungimento degli OSS, evidenziando le potenzialità di un’ambiziosa aspirazione a dimezzare i rifiuti di azoto a livello globale da tutte le relative fonti di inquinamento. (fonte: “Nitrogen.Grasping the chalenge, 2019)

Lo scorso giugno (8-9) si è svolto in una riunione virtuale dei focal point nazionali per concordare e discutere i passi su come procedere nell’attuazione della risoluzione sulla gestione sostenibile dell’azoto. Nell’occasione è stato diffuso il brano “Nitrogen Song“ del compositore e produttore musicale di origine indiana Ricky Key, vincitore nel 2015 di un Grammy Awards, dove l’azoto  viene indicato come “… un pezzo dimenticato del puzzle per risolvere i cambiamenti climatici“.

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