Con una lettera aperta sul Financial Times, 43 Amministratori delegati di grandi imprese mondiali che si stanno già impegnando per la riduzione delle proprie emissioni di gas serra e di risparmio energetico, ammoniscono Governi e Istituzioni finanziarie ad azioni più ambiziose per fornire un quadro politico per la transizione a modelli di business più sostenibili, perché “il dibattito scientifico si è concluso: i cambiamenti climatici sono reali e controllabili”.
“Facciamo appello ai Governi di intraprendere azioni ambiziose alla Conferenza sul Clima di Parigi (COP21) nel dicembre 2015 per assicurare un mondo più prosperoso per tutti noi. Stiamo già intraprendendo adeguate azioni e siamo pronti a collaborare con la comunità internazionale per contribuire ad approntare soluzioni concrete per il clima”.
È questo l’assunto della Lettera aperta sottoscritta da 43 Amministratori delegati di aziende leader a livello mondiale di 20 diversi settori economici, pubblicata sul Financial Times in occasione della giornata di apertura degli Spring Meetings di Washington.
Il fatto che la pubblicazione sia avvenuta in concomitanza delle riunioni della Banca Mondiale e del Fondo Monetario con i ministri delle finanze e dello sviluppo di tutto il mondo per discutere dei piani di azione che dovrebbero servire a raggiungere gli obiettivi dichiarati di eradicare la povertà estrema entro 2030 e favorire una prosperità condivisa, costituisce un ulteriore monito per gli Organismi finanziari internazionali e per i Governi a fornire un quadro politico per la transizione a modelli di business più sostenibili.
Le aziende sottoscrittrici, aderenti al World Economic Forum, che hanno nell’insieme fatturato 1.200 miliardi di dollari nel 2014, sottolineano che il settore privato ha la responsabilità di impegnarsi attivamente negli sforzi globali per la riduzione dei gas ad effetto serra e per sostenere la transizione verso un’economia a basso tenore di carbonio e resiliente al clima.
“Le imprese che rappresentiamo – si legge nel documento – stanno assumendo iniziative volontarie per ridurre l’impatto del carbonio sull’ambiente, fissando obiettivi di riduzione delle nostre emissioni e di consumi energetici e collaborando anche con le nostre catene settoriali di rifornimento. Agiremo come ambasciatori per l’azione climatica, concentrandoci su soluzioni e opportunità economiche e ripetendo che ‘il dibattito scientifico si è concluso: i cambiamenti climatici sono reali e controllabili’, come filo conduttore per sensibilizzare l’opinione pubblica”.
A fronte di questi loro impegni, chiedono ai policy maker obiettivi ambiziosi di riduzione delle emissioni da parte di ogni Paese, la fissazione di un prezzo del carbonio, un maggior impegno per la ricerca sulle energie rinnovabili e, tra l’altro, la fine della deforestazione.
Non c’è dubbio che questa assunzione di responsabilità delle grandi imprese potrebbe costituire un’importante sollecitazione a conseguire in dicembre a Parigi un Accordo sul clima adeguato ai rischi incombenti, specie dopo che alla scadenza del 31 marzo, solo pochi Paesi avevano ottemperato, come era stato stabilito alla Conferenza sul Clima di Lima dello scorso dicembre, ad inviare alla Segreteria dell’UNFCCC i propri impegni nazionali (Intended Nationally Determineted Contributions), in vista della Conferenza di Parigi.
Ma anche quelli finora prevenuti o annunciati non sono adeguati a conseguire l’obiettivo di mantenere l’aumento della temperatura globale entro i 2 °C alla fine del secolo, come recentemente indicato dallo Studio di Climate Action Tracker.
Il Segretario dell’ONU Ban Ki-moon si è dichiarato felice di aver letto sul Financial Times dell’iniziativa pubblica delle grandi imprese per affrontare la sfida climatica: “Sanno che l’assunzione di un’azione coraggiosa per il clima è operazione sensata anche per il mondo delle imprese e che un accordo ambizioso è per loro di vitale importanza. Esorto gli amministratori delegati di tutto il mondo a dare l’esempio e di assumere buoni impegni”.