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Aridità: una mappa globale delle aree più a rischio

Uno Studio, a cui ha concorso la Fondazione CMCC, ha messo a punto una banca dati unica che fornisce stime aggiornate e migliorate della evapotraspirazione potenziale e dell’indice di aridità dell’intera superficie terrestre, che consentirà di prendere decisioni informate per una migliore pianificazione territoriale.

Misurare le precipitazioni di una regione non è sufficiente a identificare adeguatamente gli stress idrici della vegetazione che la occupa. Il fabbisogno idrico delle piante o delle colture per mantenere i loro processi fisiologici (indicato dalla “evapotraspirazione”) dipende infatti da molte variabili meteorologiche e climatiche, tra cui la radiazione solare, la temperatura dell’aria, l’umidità relativa e la velocità del vento, oltre che dalle caratteristiche specifiche delle colture e dalle pratiche di coltivazione.

Per misurare l’adeguatezza delle precipitazioni nel soddisfare le esigenze idriche della vegetazione si utilizzano quindi indici di aridità, dati dal rapporto tra le precipitazioni annuali e l’evapotraspirazione della coltura di riferimento (o EvapoTraspirazione potenziale).

In un ambiente e in un clima globale in rapido cambiamento, queste metriche e i loro indici diventano una misura diretta e critica, uno strumento predittivo della tendenza e dell’entità dei cambiamenti climatici e del loro impatto sulla biosfera terrestre, che avrà implicazioni per la crescita delle piante, lo sviluppo sostenibile e la stessa civiltà umana.

Le stime più aggiornate dell’evapotraspirazione potenziale (ETp) e dell’indice di aridità (Ia) per tutto il mondo sono state recentemente pubblicate da un team internazionale di scienziati sulla rivista Nature Scientific Data, con contribuito della Fondazione CMCC (Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici),

Lo Studio “Version 3 of the Global Aridity Index and Potential Evapotranspiration Database” fornisce i valori degli indici per l’intero globo a una risoluzione spaziale molto elevata (circa 1 km2) per il periodo 1970-2000 e pone le basi per realizzare proiezioni dell’aridità futura.

Rispetto alle precedenti versioni, il nuovo dabase apporta numerosi miglioramenti rispetto alle precedenti, grazie a metodi più complessi che descrivono l’effetto delle diverse variabili climatiche sui processi di evapotraspirazione e che si basano su un set di dati meteorologici più ricco, che utilizza l’ultima versione del database WorldClim 2.0.

Non solo sono migliorati i dati, ma la pubblicazione del codice sorgente utilizzato per sviluppare questa analisi la rende disponibile per applicazioni specifiche che possono utilizzare dati climatici locali, migliorati o aggiornati – ha sottolineato Antonio Trabucco co-autore della Fondazione CMCC fin dalla sua prima versione del 2009 – In un clima che cambia, l’aridità tende ad aumentare, soprattutto nelle aree che già ne soffrono. Questo lavoro fornisce le basi per ulteriori studi che esploreranno le tendenze future dell’aridità e dell’evapotraspirazione potenziale”. 

Il database ha già dimostrato di essere un prezioso servizio pubblico a livello globale nelle sue versioni precedenti, che sono state scaricate quasi 50.000 volte e applicate a un’ampia gamma di discipline scientifiche, con quasi 1.500 citazioni. Gli argomenti dei lavori che citano il database spaziano da questioni ambientali globali come la siccità e gli incendi, alle migrazioni umane, alla pastorizia e alla desertificazione, all’ecologia e recupero della fauna selvatica, alla mortalità infantile e alla ricerca, anche epidemiologica, sulla salute umana e del bestiame, come gli effetti del controllo della malaria o del virus dell’Ebola in Africa.

Questi set di dati si sono rivelati utili per un’ampia gamma di applicazioni – ha dichiarato Robert Zomer, primo autore dello studio e Presidential Fellow della Chinese Academy of Sciences al Center for Mountain Futures in particolare per quanto riguarda la gestione dell’acqua e la produzione agricola, ma anche per applicazioni socio-ecologiche e socio-economiche che riguardano lo sviluppo sostenibile e il cambiamento climatico e possono essere particolarmente utili per l’adattamento locale al cambiamento globale“.

Global Aridity Index, basato sull’equazione FAO-56 di Penman Monteith per l’evapotraspirazione di riferimento (ET0). I valori più alti (verde/blu) rappresentano, condizioni più umide; valori più bassi (giallo/marrone/rosso) rappresentano una maggiore aridità.

L’alta risoluzione del Global Aridity Index fornisce un grande potenziale per mappare i rischi climatici e ambientali – ha ribadito Jianchu Xu del Kunming Institute of Botany, l’altro co-autore – L’alta risoluzione di questo lavoro consente infatti una descrizione più fine e mirata del fabbisogno idrico delle diverse regioni del mondo e della grande variabilità esistente all’interno delle stesse regioni, offrendo gli strumenti per  utilizzare al meglio le risorse e per una migliore pianificazione territoriale”.

In copertina: Un’area fortemente degradata e desertificata in condizioni climatiche semiaride e alto indice di aridità nell’isola di Lesbo in Grecia (foto di C. Kosmas)

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