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Un approccio sistemico per affrontare le sfide globali

Il Rapporto OCSE-IIASA, che sembra aver anticipato le problematiche conseguenti l’epidemia del coronavirus, evidenzia la necessità che i decisori politici assumano un approccio sistemico per mitigare o controllare gli effetti a cascata delle sfide che il mondo attuale di rapidi mutamenti pone.

Secondo il RapportoSystemic thinking for policymaking: The Potential of Systems Analysis for Addressing Global Policy Challenges in the 21st Century”, redatto congiuntamente da OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) eIIASA (International Institute for Applied Systems Analysis), gli impatti del coronavirus o Covid-19 su salute e vita quotidiana delle persone, mercati azionari e imprese evidenziano la natura sempre più interconnessa delle sfide che i Governi di tutto il mondo devono affrontare e la conseguente necessità di assumere un approccio sistemico.

Il Rapporto, presentato in occasione delle riunione del 26 febbraio 2020 a Parigi della Task Force tra OCSE e IIASA per l’ulteriore rafforzamento della collaborazione tra i due organismi, è il risultato del lavoro di oltre 50 esperti e mira a indicare ai responsabili delle politiche che l’approccio sistemico può essere un valido strumento per comprendere le complesse questioni globali legate all’ambiente, all’economia e ai sistemi sociopolitici, che la società odierna deve affrontare, inclusi i punti di non ritorno, le interconnessioni e la resilienza.

L’approccio sistemico può promuovere la collaborazione intersettoriale e multidisciplinare nel processo di formulazione delle politiche, tenendo in debito conto i legami cruciali tra le questioni generalmente trattate separatamente nell’ambito di diverse specializzazioni e i “serbatoi scientifici e istituzionali” – ha dichiarato Gabriela Ramos, a Capo Staff dell’OCSE – L’approccio fornisce una metodologia per raggiungere una migliore comprensione del comportamento non lineare dei sistemi complessi e migliorare la valutazione sulle conseguenze degli interventi politici. L’obiettivo finale è di migliorare la capacità delle politiche a fornire vi migliori risultati per le persone”.

I responsabili politici generalmente si concentrano su come rafforzare le componenti di questi sistemi interessati da minacce specifiche, ma tali approcci spesso non affrontano gli effetti a cascata che derivano dalla minaccia che singoli guasti, incidenti o interruzioni presentano a un sistema attraverso il processo di contagio e che costituiscono una sfida particolare per i Governi a causa della loro natura stocastica e di frequenza relativamente bassa. 

Il saggista ed epistemologo Nassim Nicholas Taleb ha definito un tale evento, in un libro best-seller (Il cigno nero. Come l’improbabile governa la nostra vita” 2007), il “cigno nero”, con 3 caratteristiche principali:
– è imprevedibile;
– ha un enorme impatto;
– determina la ricerca giustificativa della sua comparsa.

Quando gli europei raggiunsero l’Australia osservarono con stupore dei cigni neri, dopo aver per tanto tempo creduto, sulla base di prove empiriche, che tutti i cigni fossero bianchi. Tuttavia, osserva Taleb, la maggior parte delle persone cerca di ignorare i “cigni neri”, perché fa più comodo vedere il mondo come qualcosa di strutturato, ordinato e comprensibile. Non è casuale che, a seguito degli effetti e comportamenti correlati alla diffusione del coronavirus, in questi giorni sia evocato il “cigno nero”.

Le conseguenze sistemiche o a cascata sono difficili da modellare e analizzare con strumenti tradizionali di analisi economica, e se non mitigati o controllati hanno la capacità di innescare un degrado sistematico o un collasso da cui è difficile o impossibile recuperare completamente. Quando emergono, le minacce sistemiche hanno il potenziale di interrompere completamente e irreversibilmente la configurazione originale di un dato sistema, sostituendolo con qualcosa di completamente nuovo, sebbene significativamente compromesso.

A meno che non adottiamo un approccio sistemico, a meno che non utilizziamo il pensiero sistemico, non riusciremo a capire il mondo in cui viviamo – ha affermato il Direttore generale IIASA, Albert van JaarsveldQuesto è un mondo fatto di sistemi complessi, sistemi di sistemi che interagiscono tra loro e che cambiano a vicenda tramite le interazioni e legami tra loro. Se vogliamo affrontare questi problemi, i Governi devono cambiare i modi in cui elaborano e attuano le politiche. L’accettazione della complessità sposta i Governi da una cultura dall’alto verso il basso verso una cultura che si basa sulle prove, sulla sperimentazione e la modellistica, e che aiuta a informare e sviluppare il coinvolgimento e consenso dei portatori di interesse”.

Il Rapporto evidenzia l’applicazione di una visione sistemica oltre i campi dell’analisi, della modellizzazione e della formulazione delle politiche, e che tale visione ha un’applicazione immediata nello sviluppo del capitale umano attraverso l’istruzione, la formazione e il team building. Le prospettive sono tratte da una serie di discipline e metodologie tra cui l’economia, le scienze sociali e politiche, ma anche dalle scienze fisiche e biologiche e dall’ingegneria. Gli autori mostrano come la collaborazione intersettoriale e multidisciplinare possa tener conto dei legami essenziali tra le questioni generalmente trattate nell’ambito di diverse specializzazioni e “serbatoi scientifici e istituzionali”.

Una più stretta cooperazione commerciale in combinazione con solide strategie di utilizzo del territorio potrebbe, ad esempio, aumentare la capacità di resilienza dei mercati alimentari globali agli impatti dei cambiamenti climatici, mentre un approccio integrato alla gestione delle risorse idriche, dell’energia e del suolo fornirebbe agli esperti e ai responsabili politici una migliore comprensione dei vantaggi e delle sfide derivanti dal soddisfare in modo sostenibile la domanda futura di risorse. Un altro esempio citato è il legame tra istruzione e cambiamento demografico, in cui gli autori sottolineano come le strategie di educazione permanente, a partire dalla prima infanzia, possano promuovere una vita lavorativa produttiva e un invecchiamento sano. 

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