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Acque reflue: terreno fertile per la resistenza agli antibiotici

Uno Studio di ricercatori dell’Università di Göteborg (Svezia) presenta prove che le acque reflue sono un ambiente più favorevole di quanto supposto all’evoluzione di nuovi geni di resistenza agli antibiotici che uno dopo l’altro acquisiscono la capacità di saltare da una specie all’altra, per poi trasformarsi in agenti patogeni.

Le acque reflue sono un ambiente più potente per l’evoluzione della resistenza agli antibiotici (AMR) rispetto a quanto precedentemente noto.

È quanto rivela lo StudioEvidence for wastewaters as environments where mobile antibiotic resistance genes emerge”, pubblicato il 25 marzo 2023 sulla rivista Communications Biology da ricercatori del Centro per la ricerca sulla resistenza agli antibiotici (CARe) di Göteborg (Svezia) che presentano prove di dove i geni potrebbero acquisire la capacità di muoversi.

I microrganismi hanno prodotto molecole antibiotiche molto prima che venissero utilizzati come medicinali, per cui la capacità di molti batteri ambientali di difendersi dagli antibiotici è antica e si è accresciuta con la diffusione degli antibiotici per curare e prevenire infezioni.

È noto che le acque reflue contengono residui di antibiotici che potrebbero favorire lo sviluppo di batteri resistenti agli antibiotici. Nuove prove mostrano che le acque reflue hanno anche caratteristiche che consentono ai geni di resistenza di iniziare il loro viaggio da batteri innocui a batteri che causano malattie.

I ricercatori hanno riconosciuto che non è sufficiente la diffusione di antibiotici a guidare il processo, poiché devono essere presenti anche le specie che portano nei loro cromosomi i geni di resistenza, così come specifiche sequenze di DNA che potrebbero fornire la capacità di mobilizzazione.

Studiando il DNA di migliaia di campioni provenienti da ambienti diversi, i ricercatori hanno potuto identificare dove si univano tutti i componenti chiave, scoprendo con sorpresa che non era nell’intestino di esseri umani o animali, bensì nelle acque reflue campionate di tutto il mondo.

Per combattere la resistenza agli antibiotici non possiamo concentrarci solo sulla prevenzione della diffusione di quei tipi di batteri resistenti che sono già in circolazione – ha affermato Fanny Berglund, ricercatrice presso l’Accademia Sahlgrenska dell’Università di Göteborg e autrice principale dello studio – dobbiamo anche prevenire o ritardare l’emergere di nuovi“.

Lo stesso gruppo di ricerca in precedenza ha pubblicato altri studi che dimostrano che l’ambiente ospita un’enorme varietà di diversi geni di resistenza, molti di più di quelli che vediamo oggi nei batteri che causano malattie.

Ciò rende l’ambiente una vasta fonte di nuovi geni di resistenza che uno dopo l’altro acquisiscono la capacità di saltare da una specie all’altra, per poi trasformarsi in agenti patogeni. Gli autori sottolineano come favorire questo sviluppo inquinando l’ambiente con antibiotici non è una buona idea.

C’è molta attenzione sulla riduzione dell’uso di antibiotici negli esseri umani e negli animali – ha concluso la Berglund – Questo è ovviamente importante, ma il nostro studio mostra che dobbiamo anche prestare attenzione ai nostri flussi di rifiuti, poiché questo sembra essere un luogo in cui nuove varianti di antibiotici potrebbero far emergere una resistenza“.

La corretta gestione delle acque reflue potrebbe ridurre i rischi per la trasmissione ambientale di diversi agenti patogeni e l’avvento di nuove minacce di resistenza, anche se sono necessarie misure di mitigazione più efficaci per ridurre considerevolmente il rilascio di batteri nell’ambiente.

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