Acqua Risorse e consumi

Acqua: questione di sopravvivenza in un mondo di pandemie

In un mondo che si avvia ad un’era di pandemie e di nuove malattie infettive, fornire acqua e servizi igienico sanitari sicuri e garantire ecosistemi di acqua dolce sani non sono più solo questioni di bisogni fondamentali, diritti umani o dignità, bensì di sopravvivenza per tutti. Secondo uno Studio di ricercatori dell’Istituto per Acqua, Ambiente e Salute dell’Università delle Nazioni Unite entro il 2050 su 180 Paesi monitorati, 87 avranno risorse idriche rinnovabili annuali (ARWR) pro capite inferiori a 1700 m3/anno e il numero di Paesi con assoluta scarsità d’acqua (ARWR pro capite inferiore a 500 m3/anno) aumenterebbe da 25 nel 2015 a 45 entro il 2050.

La pandemia di Covid-19 ha innegabilmente amplificato le vulnerabilità esistenti di miliardi di persone in tutto il mondo ed ha approfondito le disuguaglianze economiche e sociali di vecchia data, emarginando le comunità nei Paesi in via di sviluppo, escluse da forme di protezione sanitaria e sostegno sociale.

Nonostante i pacchetti di stimolo economico di 10 trilioni di dollari messi in campo dai Governi, i progressi verso gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda ONU al 2030 saranno rallentati. Il Rapporto sullo sviluppo sostenibile 2021, predisposto dal team di esperti indipendenti della Sustainable Development Solutions Network (SDSN) dell’ONU e pubblicato lo scorso giugno, ha evidenziato gli impatti a breve termine della pandemia, con un rallentamento per la prima volta dal 2015 dell’Indice SDG, con il rischio che molti degli obiettivi siano letteralmente irraggiungibili. In particolare, l’Obiettivo 6. Garantire la disponibilità e la gestione sostenibile di acqua e servizi igienico-sanitari per tutti, già fuori traiettoria prima della pandemia, è tra quelli più a rischio.

In un mondo che si avvia ad un’era di pandemie e di nuove malattie infettive, anche a causa della continua distruzione incontrollata degli ecosistemi da parte dell’uomo, fornire acqua e servizi igienico sanitari sicuri e garantire ecosistemi di acqua dolce sani non sono più solo questioni di bisogni fondamentali, diritti umani o dignità, bensì questioni di sopravvivenza per tutti.

In occasione della Giornata Mondiale della Desertificazione e Siccità 2021, l’Agenzia delle Nazioni Unite per la riduzione del rischio da catastrofi (UNDRR) ha presentato il Rapporto speciale sulla siccità (GAR 2021), avvertendo che la siccità colpisce più persone di qualsiasi altro disastro a lenta insorgenza e determinerà il corso dello sviluppo umano nei prossimi anni man mano che l’emergenza climatica peggiorerà.

La siccità è sul punto di diventare la prossima pandemia e non esiste un vaccino per curarla – ha affermato Mami Mizutori, Rappresentante Speciale del Segretario Generale delle Nazioni Unite per la riduzione del rischio di catastrofi, presentando il Rapporto – La siccità ha colpito direttamente 1,5 miliardi di persone in questo scorso di secolo e questo numero crescerà drammaticamente a meno che il mondo non migliori nella gestione di questo rischio e ne comprenda le cause alla radice e agisca per fermarle. La maggior parte del mondo vivrà con lo stress idrico nei prossimi anni. La domanda supererà l’offerta in determinati periodi. La siccità si manifesta per mesi, anni, a volte decenni, e i risultati si fanno sentire altrettanto a lungo. La siccità mostra e aggrava le disuguaglianze sociali ed economiche che sono profondamente radicate nei nostri sistemi e colpisce più duramente i più vulnerabili“.

Secondo lo Studio Freshwater availability status across countries for human and ecosystem needs”, pubblicato su Science of the Total Environment da ricercatori dell’Università delle Nazioni Unite – Istituto per Acqua, Ambiente e Salute (UNU-INWEH)entro il 2050, 87 Paesi su 180 avranno risorse idriche rinnovabili annuali (ARWR) pro capite inferiori a 1700 m3/anno e il numero di Paesi con assoluta scarsità d’acqua ( ARWR pro capite inferiore a 500 m3/anno) dovrebbe aumentare da 25 nel 2015 a 45 entro il 2050.

Fonte: Science of the Total Environment, 2021

Stante una domanda di acqua che continuerà ad aumentare per sostenere la crescita della popolazione, in particolare nei Paesi e nelle Regioni che hanno già problemi idrici, mentre lo sviluppo economico spingerà verso l’alto il consumo di acqua, rendendo il divario di approvvigionamento idrico più complicato e difficile da affrontare, nello Studio, oltre a fare il punto sulle tendenze della disponibilità idrica pro capite tra i Paesi, viene proposto un  indicatore di scarsità d’acqua (water scarsity indicator) per quantificare la quantità di acqua disponibile per le attività agricole, domestiche e industriali dopo che siano idealmente soddisfatte le esigenze degli ecosistemi di acqua dolce (requisiti di flusso ambientale, EFR).

Dopo la regione del Medio Oriente e del Nord Africa, il prossimo hotspot per scarsità d’acqua dovrebbe diventare l’Africa subsahariana, insieme a diversi Paesi dell’Asia. In risposta, i Paesi con scarsità d’acqua devono:
–  promuovere la conservazione dell’acqua, il riciclaggio e il riutilizzo dell’acqua
garantire un aumento sostenibile delle risorse idriche sfruttando il potenziale delle risorse idriche non convenzionali
sostenere il miglioramento della produttività dei terreni e delle risorse idriche poco performanti;
affrontare le sfide al di là delle soluzioni tecniche.

Man mano che i Paesi implementano le opzioni più adatte a loro, una si distingue come universalmente applicabile: aumentare l’approvvigionamento idrico – scrivono in un post gli autori Guillaume Baggio, ricercatore associato, Manzoor Qadir, Vicedirettore e Vladimir Smakhtin, Direttore dell’Istituto per l’acqua, l’ambiente e la salute dell’Università delle Nazioni Unite, sostenuto dal Governo del Canada e ospitato presso la McMaster University di Hamilton (Ontario) Che si tratti di sviluppare più infrastrutture per lo stoccaggio dell’acqua (ove possibile), o il riciclaggio e il riutilizzo dell’acqua municipale, o il miglioramento delle pratiche di gestione dell’acqua per usi agricoli, tutte le opzioni dovrebbero essere sul tavolo. E molte si sono già dimostrate efficaci in tutto il mondo”.

Inoltre, “ i Paesi possono trarre vantaggio e dovrebbero prendere in considerazione una varietà di risorse “non convenzionali – e quindi ancora per lo più non sfruttate    ai mari della Terra alla sua atmosfera. Opzioni e fonti come la raccolta dell’acqua dall’aria, lo stoccaggio dell’acqua piovana delle inondazioni in falde acquifere su vasta scala di bacini dove la geologia lo consente, l’implementazione massiccia della desalinizzazione dell’acqua del mare, indipendente dal clima (una risorsa virtualmente illimitata) nelle aree costiere dove vive la maggior parte della popolazione mondiale – Tutte hanno già dimostrato il potenziale per affrontare la crescente carenza d’acqua locale. L’elevato costo percepite di alcune di queste tecnologie sta gradualmente diminuendo, diventando più convenienti con il tempo. E il costo dell’inazione sarà sicuramente più alto. In ogni caso, la scarsità d’acqua non dovrebbe essere vista come un mito o un costrutto scientifico. È una sfida globale che si manifesta a livello locale in una varietà di modi. Le esperienze di scarsità d’acqua in molti Paesi suggeriscono chiaramente che è necessario un cambiamento di paradigma. Se non agiamo ora, non stupiamoci quando i rubinetti smetteranno di funzionare un giorno prima di quanto ci si potrebbe aspettare.

In copertina: Claudine e suo figlio tornano a casa a Mantara, in Madagascar, dopo aver camminato per 14 km per trovare l’acqua (Fonte: UNICEF/UN0406867/Andrianantenaina/2021)

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