Abusivismo edilizio: parte la campagna permanente Abbatti l’Abuso di Legambiente che ha l’obiettivo di liberare il Paese dalle case illegali, rendendo più rapido ed efficace l’istituto delle demolizioni degli immobili abusivi.
di Elena Cerilli
L’abusivismo edilizio in Italia rappresenta una piaga che secondo il Cresme (il Centro di ricerche di mercato e servizi per chi opera nel mondo delle costruzioni e dell’edilizia), tra costruzioni ex novo e ampliamenti significativi, produce più di 20mila case ogni anno.
È un fenomeno che devasta i luoghi più belli del nostro Paese, manufatti che spesso rimangono allo stato incompiuto di scheletri, villette e alberghi che privatizzano interi pezzi di spiaggia, che sorgono in mezzo ai letti dei fiumi o in aree a rischio idrogeologico.
All’abusivismo edilizio Legambiente ha dedicato ABBATTI L’ABUSO, una campagna permanente che ha l’obiettivo di liberare il Paese dalle case illegali.
In Italia gli abbattimenti sono un obbligo previsto dalla legge, ma a quanto pare nella realtà sono poco più di una facoltà per i Comuni. Così le demolizioni restano ferme al palo. L’indagine realizzata su 1804 comuni italiani con un’analisi del fenomeno dal 2004, anno successivo all’ultimo condono edilizio, dimostra infatti che su 71.450 immobili colpiti da ordinanze di demolizione, più dell’80% non è stata ancora eseguita e soltanto il 3,2% degli immobili risulta trascritto dai Comuni nei registri immobiliari. Occorre precisare, inoltre, che oltre 6mila comuni non hanno risposto all’indagine di Legambiente e 84 hanno, invece, negato le informazioni richieste.
In questo contesto di illegalità, il cemento non si ferma, anche se magari a ritmi meno evidenti rispetto al passato. Il nuovo abusivismo oggi è semplicemente più nascosto, lascia le coste (sinora tra le più colpite con una media di 247 ordini di abbattimenti) e si cela nell’entroterra, nei parchi e nelle aree agricole.
“È ora di chiudere questa pagina vergognosa della storia italiana che ha prodotto e alimentato illegalità e ha cambiato i connotati, devastandole, a intere aree del Paese – ha dichiarato Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – Sappiamo bene di essere di fronte a un fenomeno complesso, immerso in un pantano burocratico che si è allargato a dismisura con i tre condoni edilizi, che hanno puntualmente rilanciato nuove stagioni di abusivismo, con la complice inerzia dei Comuni e con lo stallo prodotto dai ricorsi amministrativi mai giunti a sentenza. Proprio per questo è indispensabile mettere mano a questa materia perché occorre riscattare interi territori e le loro comunità, riportando legalità, sicurezza, bellezza, economia sana e turismo. È questo il senso nella nostra proposta al Parlamento per accelerare il ripristino della legalità, per rendere più rapido ed efficace l’iter, affidando allo Stato e ai prefetti la competenza sulle demolizioni degli abusi edilizi, oggi in mano ai Comuni troppo spesso vittima del ricatto elettorale”.
Il dossier di Legambiente ABBATTI L’ABUSO, che è stato presentato il 22 settembre a Palermo contestualmente alle proposte normative al Parlamento, analizza il fenomeno a partire dalla distinzione tra la pesante eredità dei decenni passati e le forme attuali. Alla presentazione hanno partecipato Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente, Antonino Morabito, responsabile Osservatorio ambiente e legalità di Legambiente, Rossella Muroni, deputata della Commissione ambiente della Camera dei deputati e prima firmataria di un progetto di legge per snellire l’iter degli abbattimenti, Pino Virga, sindaco di Altavilla Milicia, insignito del premio Ambiente e Legalità 2018, Gianfranco Zanna, presidente di Legambiente Sicilia.
I dati regionali
In Italia secondo l’indagine dell’associazione ambientalista, risultano essere stati abbattuti solo 14.018 immobili rispetto ai 71.450 colpiti complessivamente da ordinanze di demolizione negli ultimi 15 anni: praticamente appena il 19,6% delle case dichiarate abusive. Valutando il rapporto tra ordini di demolizione e abbattimenti, la performance migliore è quella del Friuli Venezia Giulia, con il 65.1%; quella peggiore è della Campania, con il 3% di esecuzioni.
Se si considera il numero assoluto di ordinanze, allora la prospettiva si corregge: il Friuli Venezia Giulia ha un tasso di demolizioni alto a fronte di un numero basso di ordinanze (1,1% a livello nazionale), mentre la Campania detiene il record di ordinanze, oltre il 23% del totale nazionale. Risultano buoni i risultati della Lombardia, che con il 6,9% delle ordinanze nazionali ne ha eseguite il 37,3%, del Veneto (9,5% delle ordinanze nazionali di cui eseguite il 31,5%) e della Toscana (7,1% delle ordinanze nazionali di cui eseguite il 24,8%).
Se guardiamo alle regioni storicamente più esposte al fenomeno dell’abusivismo, la Sicilia ha il 9,3% del totale nazionale delle ordinanze emesse e di queste ne ha eseguite il 16,4%, la Puglia ha abbattuto il 16,3% degli immobili colpiti da ordinanza che sono il 3,2% del dato nazionale, la Calabria, sul 3,9% delle ordinanze nazionali ha solo il 6% delle esecuzioni.
Le proposte normative al Parlamento
Legambiente chiede al Parlamento di intervenire con una proposta legislativa che renda più rapido ed efficace l’istituto delle demolizioni degli immobili abusivi, avocando innanzitutto la responsabilità delle procedure di demolizione agli organi dello Stato, nella figura dei prefetti, esonerando da tale onere i responsabili degli uffici tecnici comunali e i sindaci. Contestualmente, è necessario intervenire su altri tre aspetti significativi che concorrono all’efficacia delle procedure di ripristino della legalità in materia di abusivismo: il controllo della Corte dei Conti sul danno erariale prodotto; il rapporto tra la prescrizione del reato di abusivismo e la demolizione; l’effetto dei ricorsi per via amministrativa sull’iter delle demolizioni. Infine, Legambiente propone di istituire un fondo di 100 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2019 al 2025 per chiudere la stagione dei condoni edilizi e completare l’esame di milioni di pratiche ancora inevase e sepolte negli uffici comunali (secondo uno studio di Sogeea nel 2016 risultano ancora inevase 5.392.716 pratiche di condono edilizio, alcune addirittura risalenti al primo, quello del 1985). Procedendo, infine, all’emersione degli immobili non accatastati, le cosiddette “case fantasma”.
Il dossier è scaricabile sul sito di Legambiente.